Il recinto occupa due ettari di superficie, il contenuto capannoni max altezza 15 metri per 12 mila mq di ingombro. Titolare del progetto è l’AVR Spa, una società che si occupa di rifiuti, e che gestisce l’immondizia di Firenze, città e provincia, oltre che – si legge sul sito aziendale – “Comune di Pisa e Pisamo, Provincia di Reggio Calabria e Comune di Reggio Calabria, oltre 25 Comuni in Lombardia, Lazio e Calabria, con Anas S.p.A. e con la GDDKiA (ente polacco equivalente di Anas e Autostrade). AVR opera in Lazio, Toscana, Lombardia, Calabria e in Polonia, nelle regioni di Slesia, Piccola Polonia, Carpazi e Regione di Lublino, dove dispone di sedi operative ed organizzazioni autonome in grado di eseguire in modo tempestivo e professionale l’attività d’impresa”. Se non erra l’interpretazione, è la prima volta che si interviene in un settore non nella tradizione. Anche se ‘cugino’.

Sindaco e giunta subordinati alla logica della ‘città delle discariche’
Infatti, aldilà di quel ‘Piattaforma polifunzionale per il trattamento e il recupero dei residui di pulizia stradale e altri rifiuti non pericolosi” come un tantino ampollosamente la definisce il documento illustrativo, quella che ha ricevuto il benestare di Regione Lazio, Provincia di Roma e Comune di Guidonia Montecelio è una ‘versione’ di discarica, non dissimile dall’Inviolata, parente del Tmb, che si occupa di altra tipologia di rifiuti – plastica, sabbia, scarti, edilizia, fogne –, che sottopone a un generico trattamento preliminare e destina al riciclo. Salvo una porzione (residuale, si legge nello studio) che deve finire in un invaso. Tradotto: la prossimità con l’Inviolata avrà suggerito la collocazione della ‘piattaforma’ di Guidonia.
Ma è proprio la dislocazione a introdurre le obiezioni sull’investimento della AVR. Almeno tre. Perché le autorità locali, il sindaco, la giunta, si mostrano subordinati, ostaggi di quella che ormai è una constatazione: Guidonia dev’essere sede regionale di discariche (il Comune ha pure escluso che servisse una valutazione d’impatto ambientale che la società aveva richiesto il 9 gennaio scorso alla Regione).

Si può accettare che una discarica sia vicina all’ospedale?
A seguire: si può accettare che il Tmb-cugino sorga: 1) nel centro della città; 2) alle spalle dell’Italian Hospital Group, l’ex psichiatrico di Martellona ora attivo in quanto centro specializzato per il trattamento dell’Alzheimer. Un ospedale con tanto di lungodegenti, che oltretutto affitta la sede del distretto della RmG, uffici amministrativi e ambulatori medici. Non interessa qui l’ossequio all’urbanistica quanto la compatibilità tra l’una e l’altra attività, il rispetto per gli infermi, delle loro condizioni (spesso ultime) di vita? Come saluteranno l’avvio dei lavori, con un brindisi alla salute?
Ora può entrare l’urbanistica. Che a Guidonia Montecelio poco ha a che fare con la nobiltà della disciplina. Perché l’idea dei governanti di cui sopra è quella di un’ammucchiata spuria, indistinta, di funzioni, dall’espansione edilizia alla promozione di esercizi di nessuna eccellenza. A loro va bene così. “e er popolo?”… con quel che segue.
A meno che non riscuota favore quanto si appresta a fare il ‘solito’ Movimento5Stelle. Dice Serenella di Vittorio, neo eletta consigliera comunale, componente della Commissione ambiente: “Chiederemo una rapida convocazione della Commissione per valutare la grave situazione e contestualmente stiamo presentando un’interrogazione per comprendere il ruolo dell’amministrazione in questa vicenda. Il provvedimento finale non è ancora stato firmato dalla direzione ambiente della Regione, forse siamo in tempo a far valere il diritto degli esasperati cittadini di Guidonia Montecelio”.

Annuntio vobis gaudium magnum, habemus discaricabis
E’ una consuetudine, pluridecennale, il ricorso alla denominazione ‘Guidonia M.’ per individuare la città. Poi, quell’aggiunta, la ‘M.’, spesso ignorata del tutto, per far sì che resti solo ‘Guidonia’. La giustificazione ‘ufficiale’ è la lunghezza del titolo incompatibile con il tempo degli inglesismi e del linguaggio cinguettante dei telefonini.
Poi, però, ce n’è una seconda di motivazione. Nascosta. Accuratamente nascosta. Derivante da una mutazione genetica. I padri fondatori (occorre risalire al 1937) la vollero Guidonia Montecelio, ‘città del volo’. I figli, decisi a liberarsi del giogo storico, mentre la promuovono ‘città dei parchi’, ‘città del travertino’, mantengono comunque quel Guidonia M., una elisione che, se resa esplicita, cancellerebbe d’un colpo tutta la propaganda. Non possono dire di vivere a Guidonia Mondezzaio. Meno che mai di governarla. Di qui Guidonia M. Meglio l’equivoco. Appunto.
Così, seguaci del consueto ‘vizi privati pubbliche virtù” – al bar sotto casa: “no, è che fanno il doppio gioco politico” –, non dicono in pubblico ma agiscono in privato. Con linearità.
Immaginarsi il sindaco Rubeis, il presidente del Consiglio Bertucci annunciare: “Cittadini!arriva una nuova discarica!”. E immaginarsi la conseguenza…