All’Inviolata la falda inquina anche la ‘conferenza dei servizi’

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Nessuna conclusione il 26 marzo. Ci si rivedrà fra tre mesi. Ennesima data per l’ennesima ‘conferenza dei servizi’ sull’Inviolata. Un appuntamento virtuale, causa elezioni, trattative conseguenti e inizio ferie se ne riparlerà in altri tempi. Quando (e se) si farà, l’incontro risulterà inutile perché l’impianto per il trattamento dei rifiuti (Tmb) da operativo sarà operante. L’immondizia da trattare arrivata da un pezzo, ragioni di ordine pubblico e – paradosso estremo –, sanitario, impediranno ogni azione contraria, nessuno si azzarderà a fermarlo. Così l’inquinamento delle acque sottostanti la discarica dell’Inviolata resterà sancito nelle analisi e nei certificati dell’Arpa (è stata proprio l’Agenzia regionale per la protezione ambientale ad aver verificato la fondatezza delle denunce). E chi vorrà continuare la protesta dovrà rivolgersi a un tribunale. Da memoria a ‘futura memoria’. Tutto torna.
Il ‘gruppo Amici di Beppe Grillo Uniti di Guidonia Montecelio’ chiede a Eligio Rubeis, il sindaco, di fermare subito i lavori per la costruzione dell’impianto (“Le analisi delle acque parlano chiaro, e questa ulteriore proroga di tre mesi non fa altro che esporre i cittadini agli agenti inquinanti ancora per un lungo periodo”, scrivono in un comunicato). E di aspettare la prossima ‘conferenza dei servizi’ per decidere il successivo da farsi; nel frattempo, l’Eco Italia di Manlio Cerroni, dovrà provvedere a ulteriori studi e analisi di falde acquifere e pozzi artesiani.
Sostanzialmente, si chiede di salvaguardare la salute di chi vive non solo nell’area prossima alla discarica (gli orti e le relative colture vengono alimentati da acque che potrebbero essere inquinate) e il rispetto delle procedure previste dalla legge. Una richiesta semplice, per nulla sconvolgente o sconveniente. Il sindaco dovrebbe convenire senza tentennamenti, ne ha i poteri, compreso il titolo il primo tutore della salute dei suoi cittadini. Invece nessuna risposta, meno che mai la condivisione del punto di vista.
Perché il buonsenso quando deve fare i conti con la politica generalmente esce sconfitto. E questo è un caso da manuale. Non conta la richiesta, argomentata, ma chi la sostiene. Che, per principio ovviamente, non può aver ragione. E poi, come dirlo a Cerroni? Che di questi tempi ha una coda di paja(ta) lunga chissà. Magari si arrabbia pure.