Dopo la Margherita le Bougainville: i fiori non gradiscono il Parco

Se il sindaco di Guidonia Montecelio Eligio Rubeis compra l’Inviolata, dalle casse cittadine usciranno 20 milioni di euro; se i 350 ettari verranno espropriati l’importo si ridurrà a 14. Una enormità comunque per le casse comunali. Ma se un cittadino volesse acquistare un ettaro? Non potrebbe, tutta l’area è vincolata dalla legge regionale n. 22 del 1996 che la destina a parco.

Però ci sono le elezioni, Rubeis vuole la riconferma, la realizzazione del Parco dell’Inviolata, virtuale dalla nascita, ben si presta alla propaganda. Qualcuno, malizioso, penserà che le spara grosse: dove li prende i soldi? Qui però la malizia rischia di fare cilecca. Perché il trasferimento di una porzione dei 350 ettari è effettivamente oggetto di un atto di compravendita, ma tra le eredi Todini e un ‘cittadino’. Data: 4 ottobre 2013. Sede: Tivoli. Notaio: Francesco Gasbarri. A cifre enormemente inferiori, stando alle stime del Comune.

IL CERTIFICATO DEL GIORNO DOPO. Tutto ha inizio il 21 giugno del 2013 allorché dagli uffici del Comune, anzi, da quello più ‘importante’, spunta fuori un ‘certificato di destinazione urbanistica’ firmato dal dirigente Umberto Ferrucci, che conferma scaduti i vincoli di Prg sull’Inviolata, sulla quale insiste soltanto la legge regionale sul Parco. La firma di Umberto Ferrucci è indirizzata a Paolo Sgabello (anzi, Sgabello Paolo, come si legge), un architetto che ne ha fatto richiesta il giorno prima.

Il 4 ottobre si incontrano dal notaio Gasbarri, Carlotta e Alessandra Todini, eredi di Carlo Filippo – assistite dall’architetto Sgabello –, con Domenico Mastrantoni, amministratore unico della “Bougainville Residence srl”, sede in Roma, via Palmiro Togliatti (lo studio di Bartolomeo Terranova, patron della Fincres).

200 MILA EURO. A RATE. Saltando alcune pagine di “premesso che”, si giunge all’articolo 6 del carteggio: “Il prezzo della vendita che, con il presente contratto le parti si sono obbligate a stipulare, è stato convenuto, a corpo e non a misura, in complessivi euro 200.000,00”. 30 mila seduta stante a caparra, 150 in 10 rate mensili, gli ultimi 20 mila euro entro il prossimo dicembre.

Stando all’atto, la compravendita è divenuta definitiva il 20 gennaio scorso. Quindi Domenico Mastrantoni è il nuovo padrone. Per farci cosa?

Torna il ‘pensatore malizioso’. Due gli aspetti che risultano controversi:

1)    il più serio e grave: sui 350 ettari c’è il vincolo della legge regionale, compreso il ‘diritto di prelazione’ che la Regione Lazio può esercitare in caso di compravendita;

2)    se l’area vale 20 milioni (oppure 14) la transazione è enormemente inferiore al prezzo di mercato.

Sul primo punto, non è superfluo chiedere se della vendita sia stata portata a conoscenza la Pisana; se non, Nicola Zingaretti, oppure Marco Vincenzi, dicano cosa intendono fare.

Sul secondo, vanno precisate alcune questioni. Il Parco dell’Inviolata è composto da due aree distinte tra loro. Una, circa 200 ettari, sembra rivestire scarso interesse per gli archeologi, le cui attenzioni si sono invece indirizzate sulla rimanente porzione di territorio.

IL CAMPUS UNIVERSITARIO. Carlo Filippo Todini, tre lustri fa, immaginava di regalare al Comune il campus dell’Inviolata presieduto da una Fondazione intitolata alla sua famiglia – della quale lui, dopo aver ristrutturato i casali a foresteria, ecc. comunque non avrebbe fatto parte –, in cambio dell’area meno ‘nobile’ che doveva rimanere nella propria disponibilità.

Due righe di spiegazione: Todini pensava a una Fondazione titolare di un campus universitario dove gli studenti di archeologia di tutto il mondo sarebbero stati ospitati per dare loro modo di approfondire la conoscenza della materia sul campo. Chi scrive venne interpellato da Todini perché, testuale, “lei ha sempre difeso la natura del Parco”. (Naturalmente, i partiti a Guidonia bocciarono la proposta. E il Parco è com’era al momento della nascita).

Tornando alla compravendita, ci si domanda cosa abbia spinto un uomo d’affari come Mastrantoni, vicepresidente della “Fincres spa”, a comperare una porzione di un terreno a destinazione agricola. Come nel poker, le mosse sono obbligate – una puntata al buio – ma una la conclusione: lo scambio tra zona archeologica e nuova destinazione d’uso: “Io do il Parco al Comune di Guidonia se una ‘variante’ al Prg trasforma i 200 ettari da agricoli a edificabili”. Un ‘piatto’ di 200 mila euro che può moltiplicarli per 30, 40, 50. Una scommessa che non trova ostacoli in città, salvo che la Regione…

Qualche sospetto in più viene offerto dal comportamento del personale, politico e amministrativo, del Comune. A fine febbraio, Rubeis dichiarava alla stampa “ho chiuso la discarica ora compro il Parco”, già venduto almeno un mese prima a Mastrantoni. Quindi non si capisce come possa essere stata depositata e da chi, presso la segreteria del presidente del Consiglio comunale, Stefano Sassano, la bozza di delibera per l’esproprio dell’area. Si aspettava che il vice di Terranova concludesse l’affare per notificargli la decisione? Ancora: possibile che Umberto Ferrucci, il dirigente, non abbia avvertito il suo sindaco che qualcuno – l’architetto Sgabello – era interessato alla destinazione urbanistica dell’Inviolata? Domande al momento senza risposta, che lasciano però un retrogusto fastidioso, con il sospetto di manovre sottostanti comunque infauste per la città e i suoi abitanti. Una precisazione, puntuale però, sarebbe gradita. La smentita non può venire, fa fede il notaio.