La ‘scoperta’ ad opera di tre giovani. A settembre, la conferma del professor La Rocca

La risposta al punto interrogativo apposto da sempre – se lo domandava già don Celestino Piccolini, il più illustre studioso della storia della città, benché convinto della bontà della qualifica – arriverà a settembre: la ‘chiesa rupestre’ è un mitreo. Lo attesterà ‘la Sapienza’, con un ‘certificato’ fir10566612_10203681223423590_519962719_nmato da Eugenio La Rocca, ordinario di Archeologia e Storia dell’arte presso l’università romana. Il punto interrogativo lo pongono anche i non-speleologi di ‘Egeria Speleological blog’ in un ampio e ben curato servizio dedicato a fine 2012 proprio alla ‘chiesa rupestre’, denominata ‘grotta di San Nicola’ dell’Inviolata.

Gli antefatti. Nella zona del parco dell’Inviolata l’edificio era noto solo a quanti avevano avuto il coraggio di calarsi nello stretto buco ricavato nel terreno. E quel ‘chiesa rupestre’, venne cambiato in Chiesa di San Nicola, dopo indagini della soprintendenza.

L”oggi’ inizia quando un giovane del luogo ne parla con due amici, studenti di archeologia (tutti vogliono rimanere anonimi fino alle autorizzazioni della soprintendenza). Muniti di corde e lampade, i tre iniziano l’esplorazione. Sin dai primi rilievi si accorgono che la morfologia del sito, consistente in due camere separate, ricorda i mitrei, antichi templi dedicati al dio Mitra (l’antico culto romano – le origini del quale risalgono addirittura all’epoca babilonese – considerava il Dio Mitra difensore del bene e protettore dell’Impero e lo venerava con particolari cerimonie sacrificali in templi sotterranei chiamati appunto mitrei. I cristiani, nel secondo e terzo secolo, cominciarono a distruggere questi luoghi di culto ‘rivali’, oppure a riconvertirli in chiese normali).

La pianta della struttura

 

Mille anni di differenza. Della loro interpretazione – che porterebbe a datare la chiesa mille anni prima di quanto si pensava, dal XII-XIII sec. al II-III – i giovani ne parlano con Sebastiano Cubeddu, 5stelle, membro della Commissione cultura del Comune di Guidonia Montecelio. Il quale, vista l’importanza della cosa, sceglie di sottoporre la faccenda all’attenzione dell’ente locale per consentire la maggiore tutela possibile. E la Commissione, dopo aver ascoltato i giovani protagonisti, si attiva: intanto, la notizia deve rimanere segreta, la ‘scoperta’ è a rischio danneggiamenti (ulteriori; i ‘ tombaroli’, per decenni, hanno svolto puntigliosamente il loro ‘mestiere’), comunque decide, contemporaneamente, di stanziare quanto possibile per custodire l’area. Da parte sua, la soprintendenza sta studiando le carte, ma non ha ancora autorizzato la messa in sicurezza del luogo. Probabilmente a settembre avvierà un piano di salvaguardia per evitare crolli.

Cautele? Segreto? Sicurezza? Silenzio? Figurarsi. Marco Bertucci, Fi, posta la scoperta su un social network. Ed è il presidente del Consiglio comunale…

Anche un omaggio a don Piccolini. I tre, diligentemente, sottopongono foto e documenti al professor Eugenio La Rocca, che mostra grande interesse: il ‘nuovo’ mitreo sarebbe il secondo al mondo, dopo quello di Sutri. Così come un omaggio alla memoria andrebbe proprio a don Celestino Piccolini per il fatto che in un bassorilievo, disperso, fotografato e censito dalla soprintendenza nella sua abitazione a Montecelio, si distinguono chiaramente i simboli di un mitreo (la tauromachia, un giovane che uccide il toro, ecc.), con il sacerdote che dichiara di averlo rinvenuto proprio nella zona esatta dove si trova la chiesa ipogea.