La sensazione che si prova riavvolgendo il nastro è che tutto sia immutato, con una quinta identica a quella di decenni fa, e un copione aggiornato solo per favorire antichi protagonisti (sempre gli stessi, riciclati o figli di). Con intervenute, significative, aggravanti. L’elenco dei ‘peggioramenti’ è lungo, se ne tratterà nel tempo e con debito spazio. A precedere, gramscianamente, viene la ‘struttura’.Che oggi – ancor più di allora –, si identifica con il sistema di relazioni tra la Capitale e i Comuni della prima cintura, in particolare del nordest. Pessimo e causa prima – assieme alla “qualità” della politica locale – dello stato di profondo, spesso estremo, disagio di chi vive qui.

Il Piano regolatore di Roma

Valter Veltroni, si dimise da sindaco del Campidoglio il 13 febbraio del 2008. Il giorno prima aveva licenziato il Piano regolatore di Roma. Che a est decideva di disseminare 110mila nuovi abitanti sulle ‘terre di mezzo’ tra capitale e provincia, sul confine tra Lunghezza e Bufalotta (che andarono oltretutto a sommarsi con quelli di Caltagirone a Ponte di Nona). Nemmeno un cenno al sistema delle infrastrutture e dei servizi. Trasporti, sanità, istruzione, lavoro argomenti sconosciuti. Benché nella premessa dell’atto urbanistico, Roberto Morassut, l’assessore al Piano, scriveva che le ‘scelte verranno compiute coinvolgendo le comunità locali’. Mai avvenuto. (Su questo come su altri argomenti meglio stendere un pietoso velo sulla gestione del successore Gianni Alemanno). In soccorso venne però, per la parte che le competeva, la Provincia di Roma. Che partorì i “corridoi della mobilità”: strade a sei corsie con le due centrali riservate ai mezzi pubblici. Una buona cosa, si disse, almeno per i pendolari (si vive nell’unico luogo, al mondo forse, dove si paga per fare la fila su un’autostrada). Da queste parti, Palazzo Valentini ne individuò due: il ‘corridoio’ della Tiburtina, da Roma a Tivoli Terme, il ‘corridoio’ Monterotondo-Mentana-Fonte Nuova-Gra. Sui quali addirittura si ipotizzava il trasporto su tram. Altra chimera.

Un pellegrino potrebbe chiedere: “A decisioni tanto penalizzanti della vita quotidiana di qualche centinaio di migliaia di persone, avrà fatto da contrappeso un ruolo protagonista delle città interessate, gli amministratori avranno sollevato una pur composta protesta?”. Quando mai. Si potrebbe citarne l’efficienza rimanendo sul Prg: Tivoli e Guidonia Montecelio si rifanno a due Piani regolatori entrambi datati 1969.

Né vale pensare o dire che i politici locali nutrono perplessità o contrarietà sull’adeguatezza dello strumento (tema da qualche anno giustamente dibattuto tra gli urbanisti). E’ solo una condizione che fa comodo, agli stessi e ai loro amici. Superfluo ri-ri-ri-chiedersi il perché.

La città metropolitana

Con la formazione della ‘città metropolitana’ – deliberata con due decreti di mediocre fattura del governo Monti bocciati dalla Corte costituzionale e riproposti in un ddl a fine luglio 2013 dal governo Letta –, l’indifferenza della politica indigena per lo stato dei luoghi e delle persone potrebbe giocare un pessimo scherzo, spossessandoli, nei fatti, di ogni competenza. Perché, se non interverranno modifiche (che per la parte ‘strutturale’ non sembrano proporsi), l’effetto conseguente – e non in via ipotetica – è che sarà il Campidoglio a decidere le sorti e il destino delle nostre comunità. Viste le premesse, un pericolo da scongiurare. Assolutamente.

Si vota il 25 maggio. I programmi…

Tivoli e  Guidonia Montecelio andranno alle urne il 25 maggio. Sulle modalità di approccio al voto se ne riparlerà. Per ora, oltre alle liti tra le consorterie, quel che è evidente è l’assenza di qualunque enunciazione programmatica, tanto meno sulle questioni di fondo. Ecco, una fase come quella della costituzione della città metropolitana è occasione perché partiti e candidati si esprimano sul ‘modello’ che hanno in mente. Oltremodo necessario altresì un confronto tra le due città – il ddl prevede la formazione di ‘unioni dei Municipi’ –, per la quantità di problemi in comune a entrambe. (A meno che… sai… elaborare una strategia richiede conoscenza, studi, fatica, impegno. Mattoni e calcestruzzo non).