di TOMMASO VERGA

LA ZONA DEGLI “AFFITTI” NELL'AREA DEL LAGO DEI TARTARI. Oltre a varie attività di diversa natura (compreso il rumorosissimo “sfascio” di metalli di risulta limitrofo all'istituto tecnico “Pisano”), la superficie più nota – soprattutto per le polemiche sollevate all'interno della 'tangentopoli guidoniana” (e mentanese) – è senza dubbio quella assegnata il 10 novembre 1987 dalla giunta Psi-Dc Lombardozzi-Valeri, alla ditta “Vezio Gino Rocchi”, che ne aveva fatto richiesta per l'ampliamento della concessionaria Lancia. 8.000 mq in 'diritto di superficie' per 99 anni, direttamente concessi dal previdente esecutivo cittadino, senza alcuna gara pur trattandosi di un bene pubblico, “al fine di aumentare i livelli occupazionali del nostro Comune”. A febbraio 1989 Rocchi torna alla carica: la giunta Psi-Pci Lombardozzi-De Vincenzi, accoglie la nuova richiesta di trasformare il diritto di superficie in 'diritto di proprietà' aumentando l'estensione di ulteriori 7.000 mq che vanno ad occupare un'area destinata dal Prg a verde pubblico. I prezzi di vendita: 20mila lire al mq per la parte edificabile; 10mila per quella destinata al parcheggio della concessionaria. E dire che il Consiglio comunale aveva deliberato che il prezzo dei beni da alienare era di 44.944 lire al mq. Oltretutto il Prg prevede(va) la costruzione dell'arteria via Tiburtina-Collefiorito – in sostituzione di via Roma – proprio lì. Cose antiche. Superate dagli eventi. A cominciare dalla Lancia spuntata ben prima della crisi dell'auto e dei marchi della casa-madre torinese in particolare. Oggi, quel complesso ospita una (1) vetrina multimarche oltre l'insegna della “Rocchi” sul tetto, con numerose porte di attività commerciali di diversa tipologia. Sulle quali riscuote l'affitto il proprietario dell'immobile. Lui sì previdente...

La soluzione è acquisita, ad Albuccione si possono cedere i terreni del disciolto “Pio istituto Santo Spirito e Ospedali riuniti di Roma”. Ma chi può acquistare? Come? Quando? A quale prezzo? Altri interrogativi: le superfici libere e i lotti affittati rientrano nella normativa oppure c’è un vuoto legislativo?

Nessun rompicapo o machiavello enigmistico, ma quesiti – semplici all’apparenza – che trovano origine nella legge approvata il 4 luglio scorso dal Consiglio regionale del Lazio. La regolamentazione è giunta al termine di una storia antica sempre impantanatasi tra le spire della burocrazia e dei favori politici, ma finalmente si sana l’occupazione avvenuta una settantina d’anni fa dei terreni di Albuccione. 258 ettari che lambiscono il confine est della Capitale, divisi tra i Comuni di Tivoli e di Guidonia Montecelio. Adesso c’è necessità di uno strumento attuativo. Tenuto conto che c’è grande attesa per l’evoluzione della vicenda. Con una differenza. Sostanziale. Calmi e consapevoli gli associati alle cooperative, in gran movimento altri.

La tariffa dell’avvocato senza nome: 500 euro subito e il 12 per cento della perizia

‘Altri’. Che, par di capire (c’è grande confusione in proposito), sono i locatari dei terreni, aziende soprattutto, che nei decenni trascorsi sono stati affittati dai Comuni di Tivoli o di Guidonia – per quest’ultima poco più di 50 ettari nella zona “Lago dei Tartari”; la metà poi ‘girata’ alla Provincia di Roma che vi ha costruito l’istituto tecnico “Pisano”. Costoro, al grido di battaglia “prendiamoci la nostra proprietà”, hanno gettato le premesse di una vertenza vera e propria. Certamente a ragione. Se la legge non contempla i loro diritti occorre sanare il vulnus. Intanto individuando la controparte, il proprietario. Chi deve cedervi i lotti ora in affitto? “E’ la Asl che deve vendere” ha detto l’avvocato. Una interpretazione quantomeno controversa. A rigore, la Asl non c’entra, i terreni sono della Regione. Chiediamolo all’avvocato. “Niente nomi, non si può esporre per via dei suoi incarichi pubblici”. Singolare. Però, intanto, ha già definito il tariffario: 500 euro per l’istruttoria più il 12 per cento del valore stabilito da una perizia. “In alternativa otterremo l’usucapione”. Usucapione in costanza di validi contratti d’affitto? “Non preoccupatevi, con il direttore generale siamo così”: pollice e indice si toccano… Le perplessità svaniscono? Mica tanto. Perché la chiamata alle armi è estesa ai soci delle cooperative, ovvero a quelli che il loro diritto lo trovano già sancito nella legge regionale.

Prezzo dei terreni e criteri di vendita sono stabiliti dalla Regione dice la legge

Illustrati gli antefatti, la questione del prezzo dei terreni e di chi è titolato a vendere, ad esser buoni conduce al guazzabuglio. In alternativa alla Procura della Repubblica. A rigore corrisponde tutto alla Regione Lazio, ma non manca chi sostiene – lo dice l’avvocato… – la competenza della Asl. La quale, dal 2012, è delegata dalla stessa Pisana ad amministrare la proprietà, a riscuotere i fitti, eccetera. Al punto che la RmG, sotto la direzione di Nazareno Brizioli, s’è fornita di un consulente apposito, l’avvocato Michele Pagano, presidente provinciale dell’Udc. Con il cambio della guardia al vertice, il dg Giuseppe Caroli, si immagina anche in ragione delle novità provenienti dalla Pisana, ha affidato il fascicolo a uno studio notarile tiburtino. Quindi tutto chiaro. Ma allora perché i personaggi affaccendati, per illustrare ai “clienti” in buona fede o meno il sicuro buon esito della vertenza, vantano legami con i vertici della Asl? Qui, alla direzione generale si impone di fare chiarezza. Non sarebbe superfluo né inutile. Per smentire chi usa a fini impropri il nome dell’ente. Oppure per confermare le descritte relazioni. Deve fornire certezze ai cittadini.

Quattro cooperative, ma solo due di (ex) contadini

Il rumoroso "sfasciametalli" limitrofo all'istituto tecnico "Pisano"

Un breve riepilogo. Nell’immediato dopoguerra, i terreni vennero presi ‘illegalmente’ in possesso da contadini poi organizzatisi in due cooperative, l”Unitaria” e la “Menghi” (una rossa, una bianca). Anni dopo, molti, se ne aggiunse una terza, la “Ieranense”, e infine l’ultima, la “2000” (entrambe nel Comune di Tivoli – col di più che un consigliere comunale di Forza Italia vi ha costruito la sua villa –, a smentire che sia sempre e solo Guidonia sede di ‘certi’ accadimenti). Il ‘profilo’ delle ultime due coop è nettamente distinto dalle prime, aderente com’è esclusivamente al tratto dell’abusivismo. Una distinzione che trova riscontro nella legge regionale, la quale prevede condizioni di vendita articolate. Un prezzo per i terreni della Unitaria e della Menghi, un altro per Ieranense e 2000. Infine, regime ad hoc per le costruzioni erette nell’area di esondazione dell’Aniene, con i terreni che verranno sì ceduti ma gli edifici non sanati. Una bizzarria, discutibile probabilmente anche sotto l’aspetto giuridico. La legge tra l’altro dimentica che il Servizio geologico della Pisana, dopo l’ultimo straripamento del fiume, dichiarò fosse necessario abbattere i fabbricati. Si è scelta la soluzione delle vasche di decantazione. Con il tempo che corre, si spera costruite prima che si consumi qualche (sarebbe l’ennesimo) disastro.

Altro problema: che fine faranno le decine di ettari di terreno non compromesso?

Infine, come detto, l’altro problema, le superfici del tutto libere. Un dato: al km 20 della via Tiburtina risultano intonsi 22 ettari. Ma non sono gli unici. Sulle quali si concentrano appetitose attenzioni. Sarebbe poco simpatico se dovessero anch’esse risalire al “io e il direttore generale”. Però, ovviamente qui la “concorrenza” non sarebbe costituita da semplici affittuari.

Quindi, a fronte di questo ‘panorama’, si impongono urgentemente chiarimenti e decisioni. Della Asl s’è detto. Manca la Regione Lazio. La quale, deliberata la legge, deve chiudere la procedura. Rapidamente. Definire i prezzi del terreno e modalità di compravendita. Ma non sarà sbagliato né inutile un piano d’assetto triangolato con i due Comuni. Uno strumento urbanistico che rispetti i criteri informatori della norma ma eviti forme di speculazione. Fondiaria, edilizia, politica, partitica. A buon intenditor…