Il logo del creditore

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(t. ve.) IL NOVE E il 12 febbraio 2015, in due titoli successivi, hinterlandweb raccontava una vicenda da romanzo “giallo”. Non nel canovaccio, le modalità della narrazione sono del tutto conosciute. Tanto che a Guidonia Montecelio sono andate in scena per anni – nella circostanza almeno 8 –. Recitate però da a tutt’oggi ignoti protagonisti. Ed oltretutto prive del finale. Un copione la cui unica verità rivelata è la risposta al seguente quesito: “come far uscire soldi dalle casse comunali senza controlli di merito in modo che nessuno obietti alcunché?”. Avviene? Accipicchia se avviene. Tanto da essere una delle “piste” maggiormente seguite dalla Fiamme gialle. Basta ricorrere al “possa” in luogo del “voglia”. L’adagio alfieriano sottometteva il “potere” all’ambizione del volere. A Guidonia potere e “potere” sono coincidenti.

IL COMUNE MAI PRESENTE IN TRIBUNALE. Riepilogo. Un decreto ingiuntivo del 14 ottobre 2013 contro il Comune a favore del gruppo “Wolters Kluwer” – meglio noto come “Ipsoa”, almeno in Italia – per il mancato pagamento dei corrispondenti importi di contratti sottoscritti sin dal 2006 per la fornitura di libri, riviste, corsi di formazione on line (ma anche di un ‘codice per il condominio’ ordinato il 28 dicembre 2008). Importo totale: “62.569,43 euro oltre agli interessi moratori, alle spese della procedura, liquidate in € 1.630,00 per compensi ed € 338,00 per spese oltre ad IVA e CPA”. Alla sentenza di condanna in municipio nessuno dà retta, così come al successivo atto di precetto del 16 aprile 2014. La società ricorre al Tar (Tribunale amministrativo regionale) della Lombardia che nomina un commissario ad acta. Primo “mistero”: perché si è aspettato il provvedimento esecutivo facendo lievitare interessi e spese? Infatti, la giostra si arresta con un assegno di 68.405,15 euro pagati all’Ipsoa per il tramite della dottoressa Daniela Caruso, il commissario appunto, nominato dal Prefetto di Roma. Siamo nel 2015.

Negli articoli di hinterlandweb si scriveva che – esclusa ovviamente la società ricorrente –, tutti ignoravano solleciti di pagamento, contenzioso, giudizi, condanne. Niente al punto che né davanti al giudice civile né al Tar il Comune s’è mai presentato. Altro “mistero” quindi. Al quale il copione non fornisce risposta. Ovviamente, crescendo la curiosità, la lettura delle carte prosegue, alla ricerca del finale. Perché è nella natura dei “gialli” l’obbligo di fornire la soluzione.

CHI HA COMPRATO UN ‘CODICE DEL CONDOMINIO’? I contratti, allora. Chi li ha firmati? Non si sa. In fondo a non pochi ordinativi si leggono (si tenta di decrittare) scarabocchi, recapiti privati, email non risalenti al Comune, sgorbi di “misteriosi” impiegati, maggiordomi insomma (tra tutti costoro c’è chi ha ordinato all’Ipsoa il ‘codice del condominio’, parte stravagante di tutta la storia salvo che – per quanto appaia difficile solo immaginarlo – il sindaco non sia stato partecipe dell’assemblea dei Comuni italiani, laziali, romani, convocata per discutere su chi deve sostituire la lampadina fulminata sulle scale). Ovvio chiedere se l’ente soccombente (ovvero: i rappresentanti dei cittadini di Guidonia Montecelio) ha disposto una qualche indagine per verificare le firme e la corrispondenza tra ordinativi e congruità formale e sostanziale del materiale fornito dall’Ipsoa.

Viene poi il “mistero” della difesa. Che s’è trascinato anche dopo che hinterlandweb ha raccontato quanto accaduto. Il 12 febbraio d’un anno fa si scriveva che Antonella Auciello, a capo dell’Avvocatura cittadina, il 31 ottobre 2014 in una nota inviata al sindaco Eligio Rubeis e ai dirigenti Gilberto Pucci, Angelo De Paolis, Paola Piseddu, Marco Alia, Giovanna Recchia, Gerardo Argentino, Umberto Ferrucci, scriveva: “Voglio la documentazione (…) entro il 7 novembre”, affermando “che il sotteso decreto ingiuntivo (…) non è stato mai trasmesso a questa Avvocatura ai fini dell’eventuale opposizione“. La conclusione: “Si evidenzia che la mancata o tardiva trasmissione a quest’Ufficio di quanto sopra richiesto pregiudicherà inevitabilmente e irrimediabilmente l’attività difensiva dell’Ente, derivandone che gli eventuali danni conseguenti dovranno ritenersi imputabili al responsabile di tale inadempimento“.

EVITATA LA POSTA ‘DEBITI FUORI BILANCIO’. Tutto a posto si direbbe. Pleonastico allora chiedere se qualcuno ha risposto. Scovato chi ha “dimenticato” in qualche cassetto il “fascicolo Ipsoa”? Ne subirà conseguenze? Sono stati presi provvedimenti? Pleonastico… Ma soltanto perché nulla risulta. Siccome però il “giallo” non può concludersi senza il nome del/dei colpevole/i, né è d’aiuto il Consiglio comunale che ha potuto leggere la trama solo sulla stampa, senza poterne discutere in quanto il collegio dei revisori ha giudicato inammissibile postare la somma tra i debiti fuori bilancio, non rimane che attendere l’esito della denuncia alla Corte dei conti. Sarà la magistratura contabile a svelare il finale.

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