Rosa Mariani, segretaria del Comune di Guidonia Montecelio

Rosa Mariani, segretaria del Comune di Guidonia Montecelio

DOPO DIECI anni ininterrotti alla guida della macchina burocratica dell’ente Rosa Mariani lascia. La ‘zarina’, così appellata dai dipendenti per certe sue attitudini spicce a risolvere le controversie assai frequenti negli uffici comunali, il segretario generale al contrario più amato di sempre da politici e imprenditori se ne va. Per “corrispondenza”. Missive scambiate tra la dirigente e il commissario straordinario, con il quale i rapporti si narra non fossero propriamente idilliaci. Così, tra una domanda e una risposta sempre meno burocratiche, Giuseppe Marani ha tirato le conclusioni, esattamente come aveva fatto qualche settimana fa con l’altro pezzo da novanta tra i potenti burocrati di palazzo: Umberto Ferrucci.

In molti diranno “è finita un’era”. Non a torto. Un binomio indissolubile quello composto da Ferrucci e Mariani. Entrambi chiamati al timone del Comune dal sindaco democrat Filippo Lippiello (lei nel 2007, lui un anno dopo), confermati senza tentennamenti dal successore forzista Eligio Rubeis. Stimati e di fiducia oltre ogni ragionevole dubbio, l’ex primo cittadino, da un anno e mezzo quasi agli arresti domiciliari, ne aveva fatto i due prediletti, memorabili i pranzi in giro per i ristoranti della città dove si tracciavano strategie e si decidevano spostamenti di dipendenti e funzionari a seconda delle convenienze, qualche volta alla presenza di Angelo De Paolis, l’altro dirigente amato dal sindaco.

Del resto non era un segreto per nessuno che su tante faccende la ‘zarina’ si trasformasse in sindachessa, o presidentessa, sempre forte del potere che sovente esercitava dalla sua ‘stanza di compensazione’, l’ufficio al secondo piano di palazzo Guidoni dove riceveva quotidianamente gli imprenditori legati a doppia mandata alle questioni amministrative più annose, Bartolomeo Terranova su tutti, ma anche Bernardini, Scrocca, Morasca. Tutti hanno solcato la porta di Rosa Mariani, sempre così capace a trovare punti di raccordo tra le esigenze della imprenditoria locale e la politica alla quale era poi abituata a riferire, senza distinzioni di colore o di ruolo, tra maggioranza e opposizione.

Dal sindaco Filippo Lippiello...

Dieci anni: dal sindaco Filippo Lippiello…

Certo non sempre le procedure individuate filavano lisce, come quando non fece notare al sindaco-architetto l’inopportunità-divieto di votare in giunta l’allaccio fognario della lottizzazione Colline del Sole, il provvedimento che finì per avvantaggiare Terranova ai danni del collega Paolo Morelli. Una ‘svista’ che cagionò all’ente una miriade di strascichi giudiziari, nonché la condanna di Rubeis presso tutte le sedi della giustizia amministrativa e contabile. Vietato perché egli avrebbe dovuto astenersi dall’approvare l’atto visto che, un tempo, prima di diventare sindaco, aveva svolto attività professionale per il Terranova, oltretutto intervenendo proprio per quella lottizzazione.

E anche nella gestione del ‘caso’ Ferrucci sono in molti a ritenere che Mariani predilesse la tutela dell’amico ingegnere (e dei potentati che egli rappresentava in città) a scapito della corretta applicazione delle norme e delle procedure amministrative. Il risultato fu che Umbertone rimase al suo posto ancora qualche mese invece di essere sospeso immediatamente come la legge intimava, dopo la condanna penale ricevuta in primo grado per reati commessi contro l’amministrazione pubblica.

Amata e temuta ha condotto le redini dell’ente con piglio e determinazione dal primo giorno, quando Lippiello pur di averla al suo fianco le riconobbe (anche) la indennità di direttore generale (cinquantamila euro in più l’anno in busta paga) nonostante la legge prevedesse tale figura solo per i Comuni con una popolazione superiore alle 100mila unità (non è il caso di Guidonia). Circostanza confermata da Rubeis nel 2009. Forte del ruolo iniziò a coordinare il lavoro dei dirigenti anche se non si accorse che proprio in quegli anni più di qualcosa non funzionava negli uffici, nei settori della pubblica amministrazione, dove – almeno per l’accusa che ne ha ottenuto il processo – vertici burocratici assai distratti non vedevano le ruberie che la magistratura avrebbe poi così bene individuato.

... al successore Eligio Rubeis

… al successore Eligio Rubeis

Di chicche, infine, del Rosa Mariani pensiero, o operato, ce ne sarebbero tante, una su tutte: la fissazione per la ‘privacy’s’ (così pronunciava). Dagli omissis sugli atti amministrativi che le costarono una dura reprimenda del prefetto di Roma (nel 2008), oppure l’invocazione del diritto all’oblio per i medesimi (nel 2014) dopo il tempo regolamentare di pubblicazione sull’albo pretorio. Infine, quando il responsabile del personale ad interim intentò vertenza al Comune per rivendicare l’indennità di galleggiamento e il direttore generale l’approvò: l’uno e l’altro? Rosa Mariani, in entrambi i ruoli. Chicche appunto, ma su cose serie, tali da mettere a rischio il principio di trasparenza e quindi di buon andamento della pubblica amministrazione.

Con Rosa Mariani termina un’era, appunto. Chissà se d’ora in avanti le vicende politico amministrative nella terza città del Lazio andranno meglio, perché se è vero che lei va – la ‘zarina’ più amata o odiata dipende dai punti di vista –, la classe dirigente che per dieci anni l’ha tenuta come una ‘rosa’ rimane (a meno che il prefetto Marani, messi olfatto e mani nell’umidiccio apparato cittadino, non dia seguito a provvedimenti “commissariali”. A carico di altri).