chiuso per fallimentodi TOMMASO VERGA

MENTRE APPARIVA su hinterlandweb la prima parte dell’inchiesta sul “Plus” (i fondi strutturali europei; domani la seconda), nello stesso giorno, Giuseppe Marani, commissario straordinario del Comune di Guidonia Montecelio, pubblicava la “sua” di inchiesta. Sulle finanze dell’ente. Indagine lunga e tortuosa, al punto da occupare sei mesi (nonostante permangano angoli bui non ancora del tutto messi in luce). Le conclusioni rappresentano una “mazzata” per i guidoniani: il municipio che li ospita è “fallito”. Per 43,5 milioni di euro. Che vanno aggiunti alle rate di rimborso dei mutui ventennali accesi con la Cassa depositi e prestiti ancora meno di un anno fa. Non solo numeri, per quanto stratosferici. Che negli allegati, costituiti da grafici e tabelle sulle motivazioni della dichiarazione di default, si traducono in aumento dei tributi che i cittadini debbono corrispondere. Nell’arco di dieci anni (venti per i mutui). Imu, Tasi, costo dei servizi a domanda individuale (immondizia, acqua, mense scolastiche, scuolabus), tutto schizzerà ai livelli massimi previsti dalla legge.

Il 20 per cento (8.547.833,87 euro) del totale nel triennio 2013-2015 è rappresentato dalle “anticipazioni di cassa” (hinterlandweb, 22 novembre), che, sottolinea lo stesso commissario, nell’”ultimo periodo hanno assunto caratteristiche strutturali”. Acquisti e appalti compensati senza tener conto della sufficiente o meno dotazione e/o della tempestività delle entrate. Due conseguenze: quella fondamentale, in tempi per nulla favorevoli, riguarda lo “sconvolgimento del sistema tributi” famiglia per famiglia; l’altra riporta alla “caratura” del personale politico, i “soliti noti” autori del “buco” di 43,5 milioni – e non sarebbero neppure definitivi – che per mesi hanno danzato sui 17 inscritti nel bilancio che a giugno Andrea Di Palma, l’uomo che voleva farsi sindaco, intendeva far approvare dalla sua maggioranza.

defaultCosa fare risulta “pacifico”, si deve pagare. Ma perché “devono” i cittadini? E’ colpa loro l’ammontare del deficit? Almeno in parte “sì” secondo il commissario prefettizio. A Guidonia l’evasione tributaria è ragguardevole, circa 1,5 milioni di euro. Che costituiscono una frazione significativa però non paragonabile con l’importo del debito. Poiché, scrive ancora Marani: “Le situazioni debitorie fuori bilancio, riconducibili a procedure esecutive e a sentenze giudiziarie, ma anche ad acquisizione di beni e servizi in violazione della procedura di cui all’art. 191. cod. 1,2,3, del d.lgs. 267/2000 e s.m.i., oltre a dimostrare, in alcune fattispecie, una scarsa attenzione dei diversi settori alla efficacia ed efficienza della spesa, delineano una significativa esposizione debitoria dell’Ente, quantificabile, attualmente e complessivamente, in circa 4,8 milioni di euro”.

UNA CLASS ACTION? SI PUO’. Dunque si indicano responsabilità precise, ufficio per ufficio, dirigente per dirigente. Contro i quali è possibile intentare una class action, ovvero “un’azione collettiva, un’azione legale condotta da uno o più soggetti che, membri di una determinata categoria di soggetti, chiedono che la soluzione di una questione comune di fatto o di diritto avvenga con effetti ultra partes per tutti i componenti presenti e futuri della categoria” (Wikipedia). In sostanza, i cittadini – la categoria di soggetti – si costituiscono “parte civile” (per analogia con i procedimenti penali) nel processo amministrativo davanti alla Corte dei conti. Già interpellati qualificati amministrativisti: si può fare. Si faccia.