L'impianto di Castelforte della "Csa" (da 'latinacorriere.it)

L’impianto di Castelforte della “Csa” (da ‘latinacorriere.it)

APPOSTI I sigilli a 13 impianti di rifiuti e a due discariche nella regione, sequestrati 26 milioni di euro che la Procura della Repubblica di Roma ritiene profitto di attività illecite. 31 gli indagati. I provvedimenti a conclusione delle indagini svolte dalla Dda capitolina (la Direzione distrettuale antimafia). Le contestazioni: per più titoli di reato, gli indagati sono accusati di aver svolto attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e violazione delle prescrizioni Aia (Autorizzazione integrata ambientale). E’ la sintesi dell’operazione di polizia giudiziaria guidata dall’aggiunto procuratore Michele Prestipino, parzialmente conclusa questa mattina e che ha interessato le province di Latina e Frosinone.

I filoni d’indagine. Dieci aziende che gestivano gli impianti di trattamento conferivano i rifiuti a una discarica sequestrata declassificandoli da pericolosi a non pericolosi. Si tratta di un’area, a destinazione agricola, nella quale, oltre allo sversamento e all’interramento di rifiuti di ogni genere, sono stati rinvenute  tracce di amianto derivanti dalla frantumazione di eternit. Sistema che ha consentito agli autori di ottenere elevati profitti derivanti dalla differenza dei costi di smaltimento.

Esecutori dei provvedimenti a Latina, gli uomini del Gruppo carabinieri forestali, che a Cisterna hanno perquisito la sede della “Refcta srl”, mentre a Castelforte, quella della “Csa srl”, il Centro servizi ambientali srl. Contestuale la nomina di amministratori giudiziali.

La “Csa srl” è società nota a Guidonia Montecelio. Si tratta dell’azienda delegata alla gestione dei rifiuti indifferenziati della città. Il problema si pose all’indomani della chiusura della discarica dell’Inviolata, il 12 febbraio 2014. Provvide alla bisogna l’impianto di Castelforte, in provincia di Latina.

Successivamente, la srl minacciò di interrompere il servizio (motivo: non rientrava nei costi) se la Regione Lazio non avesse deliberato l’importo della tariffa definitiva. Cosa che avvenne il 1° settembre 2016, con la determinazione n. G09695, la presidenza della giunta decise che il compenso per la gestione dei rifiuti indifferenziati sarebbe aumentato del 25 per cento, dai precedenti 99,47 euro a tonnellata si passava a 124,74. Soggetti a “rivalutazione monetaria annuale secondo l’indice Istat con efficacia dalla data di emissione del presente atto”. Decorrenza dell’aumento, stessa data del 2015. Un anno di arretrati a carico dei “clienti”, un esborso extra di 300mila euro l’anno a famiglia. Un “ritocco” evidentemente non adeguato alle aspettative.

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