(gi.gi.) “SEGNALAI a Sandro Coltellacci i siti di Marcellina e ‘Colle Cesarano’ a Tivoli, come idonei per i rifugiati”: così Mario Schina, collaboratore di Luca Odevaine, mercoledì 8 febbraio nell’aula bunker di Rebibbia. Dichiarazione spontanee, rese alla giudice Rosanna Ianniello alla presenza del pm Luca Tescaroli.

Mario Schina

Mario Schina

Schina è accusato di corruzione aggravata ed è stato arrestato nel corso della prima tranche “Mondo di mezzo” nel dicembre 2014. Nel corso dell’interrogatorio, l’imputato ha detto che “la convenzione per i centri rifugiati fu fatta con la Regione Lazio che poi ha svolto i controlli nella clinica di Colle Cesarano”.

Eravamo nel 2011 quando ci si accordò con la “Geress srl” che amministra la clinica e il “centro Agorà”, gestito dalla cooperativa “Eriches 29 Giugno” di Salvatore Buzzi. Un rendiconto che chiarisce almeno in parte come si è arrivati alla nascita del centro rifugiati. Ad oggi sappiamo che i richiedenti asilo sono circa 160, divisi a metà tra l’Agorà e l’ex centro congressi. Nel corso di questi mesi, nessuna risposta alle interrogazioni parlamentari e regionali, promosse dal movimento 5stelle, che chiedevano la natura degli accordi stipulati dalle istituzioni con la clinica.

L’impiego “decoroso”: dal Pds di Tivoli fino al Campidoglio

Le ispezioni dei controllori regionali che trovano chiusi i portoni

 

di TOMMASO VERGA

LA FEDERAZIONE del Pds di Tivoli guidata da Angelo Fredda, poi approdato in Sinistra ecologia e libertà (Sel), il partito di Nicki Vendola. Insieme con lui, componente della stessa segreteria, Mario Schina, che successivamente sceglie il Partito democratico. Una storia in ascesa la sua, fino a presiedere una sorta di vertice istituzionale nel Campidoglio: “Responsabile del decoro urbano del Comune” dal 2005 al 2007, durante la giunta Veltroni. Con Luca Odevaine vicecapo di gabinetto del sindaco.

Con la prima “retata” di Mafia capitale entrambi finiscono in carcere. Schina perché accusato di essere l’«intermediario» con l’organizzazione Buzzi-Carminati. Ruolo per il quale avrebbe percepito 1.500 euro al mese. Odevaine – “ideatore” dell’ufficio decoro urbano assurto poi a membro del coordinamento nazionale sull’accoglienza profughi – in quanto considerato il «moltiplicatore di rifugiati da destinare al centro di Buzzi». Nel suo caso (le gerarchie…) il beneficio mensile ammontava a 5.000 euro.

Luca Odevaine

Luca Odevaine

Nell’interrogatorio, mercoledì scorso nell’aula-bunker di Rebibbia, Mario Schina ha ammesso di aver indicato lui a Sandro Coltellacci le sedi di Tivoli e di Marcellina, ovvero, rispettivamente, la clinica di “Colle Cesarano” e un edificio sino ad allora inattivo nel paese confinante con Guidonia Montecelio. Entrambi successivamente utilizzati per l’accoglienza dei richiedenti asilo.

LA CONVIVENZA CONTEMPORANEA TRA DEGENTI E RIFUGIATI. Sull’“l’albergo incompiuto” sabino, originaria destinazione d’uso, si possono annotare polemiche di tipo consueto tra ospiti e residenti – specializzazione di Quinta colonna sulle tv di Mediaset –, mentre l’ospedale alla periferia sud di Tivoli si presta a più approfondite analisi e interpretazioni. A cominciare dalla contiguità tra richiedenti asilo (180) e degenti ospitati nella casa di cura (170 pazienti psichiatrici). Contemporaneamente. Caso forse unico. Ma quel che interessa principalmente è la domanda, d’obbligo: con quali modalità è stato rilasciato il placet per l’accoglienza?

Intanto, i rifugiati e gli ammalati: ovvero spazio, servizi, attività. Si parte da qui. Le dichiarazioni spontanee rilasciate in aula al presidente del collegio giudicante, permettono di ricondurre a Mario Schina l’input della procedura (siamo nel 2011). Lui, residente in Etruria, conosceva il territorio a nordest della capitale grazie all’incarico politico precedente. Non aveva necessità di “suggerimenti”. Si presume – per proprietà transitiva: entrambi, va ribadito, nel libro-paga di Buzzi-Carminati – nemmeno ipotizzabili domande o richieste di chiarimenti avanzate da Luca Odevaine, l’attestatore finale del beneficio.

Il "centro immigrati" di Marcellina

Il “centro immigrati” di Marcellina

PALESTRA E CHIESA VOLTURATI AI PROFUGHI. Cosicché ora si conosce il decisore. Anche per Colle Cesarano. Ma se degli spazi e dei locali del nosocomio usufruivano i degenti, necessari al recupero in quanto funzionali alle prescrizioni dei medici e al trattamento, si presume non potessero essere volturati a favore di altri diversi utenti. Cosicché ci si chiede – da un lato – se nella domanda di adesione al “bando rifugiati”, Manfredino Genova, amministratore della “Geress srl” (adesso “Gruppo Sage”? per entrambe, sede legale via Portuense 746, Roma), proprietaria della clinica, abbia specificato le caratteristiche dell’azienda. Dall’altro, se ci sia stata un’ispezione e soprattutto avvenuta o meno una verifica delle compatibilità tra l’una e l’altra attività.

Perché, se fosse, specularmente ne discende che la “Geress srl” non avrebbe potuto ottenere l’accreditamento della Regione Lazio, poiché i richiedenti asilo erano stati alloggiati negli unici due ambiti obbligatoriamente contemplati dalla normativa, la palestra e la chiesa. Sottratti ai degenti e sostituiti da una stanza uso ufficio e un sottoscala.

RENATA POLVERINI, NICOLA ZINGARETTI E LA ASL. Quindi, c’è un soggetto, la Regione Lazio – prima Renata Polverini poi Nicola Zingaretti – che dovrebbe fornire chiarimenti sull’accaduto, in quanto responsabile di entrambi i capitoli (immigrazione e sanità). E sicuramente un secondo: come ha potuto la Asl (Rmg non ancora Rm5) dopo l’ispezione di prammatica funzionale all’accreditamento, verbalizzare che le strutture e i servizi di Colle Cesarano erano rispettosi delle direttive. A meno che i portoni della chiesa e della palestra risultassero chiusi…