pagherete caro1SARA’ STATO un lavoraccio per Angelo De Paolis procedere con il riaccertamento puntuale dei residui attivi e passivi del suo settore, i lavori pubblici. Si tratta dei crediti vantati e dei debiti maturati che fino a tutto il bilancio di spesa del 2016 hanno contribuito ad appesantire i conti. Non solo quelli dei lavori pubblici, ma di tutti i comparti, o aree amministrative, ai quali il commissario straordinario ha chiesto attraverso i relativi dirigenti, di usare calcolatrici al solo scopo di ottenere, tra sottrazioni e sommatorie, un dato contabile certo di quanto l’ente debba riscuotere da privati e società e quanto, d’altro canto, debba pagare a quei soggetti giuridici che ne abbiano pretesa.

chiuso per fallimentoUn passaggio obbligato (per legge) al fine di condurre in porto la procedura decennale controllata di risanamento dei conti con l’uso di soldi del governo. L’obiettivo, ha fatto sapere Alessandra Nigro all’indomani del suo insediamento a commissario prefettizio, è da perseguire anche attraverso l’alienazione (la vendita) dei gioielli di famiglia, di quei beni collettivi appartenenti quindi a tutti i cittadini residenti. Si tratta di decine di alloggi popolari, contati tra il centro cittadino e le frazioni (Villanova, Colle Fiorito, Albuccione), di terreni agricoli anche da trasformare in edificabili per massimizzare i guadagni e (ancora) di capannoni artigianali, beni per un valore di quasi 60 milioni di euro.

Per il momento l’efficacia dell’atto commissariale si concentra sull’elenco delle proprietà, stimate nel loro valore di mercato con apposita delibera di consiglio comunale nel 2013 ma che potrebbero finire all’asta già nel 2017, ossia subito. Tanto che la domanda se sia giusto che a prendere tale, definitiva decisione (svendere l’argenteria) sia un funzionario del governo inviato nei piani di comando del Palazzo giusto per i mesi necessari a dare alla città un sindaco democraticamente eletto resta attuale quanto inevasa.

23 milioni di debito, più 5 fuori bilancio più 14 milioni del Pip2

La scelta sarebbe radicale, indotta, nonostante il riaccertamento dei residui conclusa in questi giorni abbia cristallizzato una condizione debitoria per l’ente da vertigine: 23 milioni di euro. Ai quali si devono aggiungere i circa 20 milioni cash (soldi sonanti) che il municipio deve accantonare di cassa a garanzia del pagamento di crediti vantati da terzi, e dovuti per sentenza (dei giudici) non più riformabile. È il caso dei terreni dell’area artigianale Pip 2, iniziato con un esproprio azzardato e finito peggio. Era il 2009 quando la giunta del sindaco democrat Filippo Lippiello decise di pagare meno del loro valore di mercato alcune aree private sulle quali l’amministrazione intendeva favorire insediamenti industriali a vantaggio della occupazione. Solo che i proprietari (tutt’altro che portatori di anello al naso) si rivolgevano alla giustizia civile e dopo una trafila durata anni presso i tribunali di ogni ordine e grado ottenevano la ragione e le differenze economiche: 14 milioni di euro comprensivi di interessi legali e moratori da pagare sull’unghia. Per arrivare ai 20milioni di disavanzo di cassa ci sono poi i 5 milioni di debiti fuori bilancio dell’amministrazione di centrodestra a guida Andrea Di Palma (il sindaco Eligio Rubeis era ai domiciliari dal 18 luglio 2015).

debiti gorgoSpese per acquisti fantasma, disposte con procedure sconosciute agli iter amministrativi per l’acquisizione di materiali in parte mai arrivati negli uffici (ci sono indagini della magistratura), a fronte di centinaia di fatture presentate da associazioni, cittadini e aziende. Si è deciso di pagare, dopo avere svolto i riscontri che erano possibili, per un totale di 5 milioni di euro, più interessi legali e moratori (anche qui). Una condizione debitoria che ha portato le aliquote e le tariffe di imposte e servizi comunali alle stelle in questo 2017. Sparite le detrazioni, le esenzioni ad personam, per la prima volta a Guidonia Montecelio si paga come nel resto del Paese. La città dove fino al 2008 non si era istituita l’addizionale Irpef comunale (laddove negli altri centri di medie e grandi dimensioni si versava da almeno 10 anni), dove per volontà del consiglio comunale continuavano a non pagarla i redditi fino a 10 mila euro (praticamente i due terzi della popolazione residenza) si adegua alla modernità fiscale?

Il ripiano del debito: “stangata” (durata, dieci anni) sulle tariffe

L’unica certezza è che sarà materia di campagna elettorale. Per far quadrare i conti e consegnare al prossimo sindaco una amministrazione controllata (e sotto tutela) della spesa pubblica per i prossimi dieci anni, prima Giuseppe Marani (il commissario promosso a prefetto di Sassari) e Alessandra Nigro poi, hanno  prodotto una serie di procedure pubbliche che a Guidonia non si vedevano da vent’anni, da quando cioè esiste la elezione diretta dei rappresentanti del popolo. Adeguamenti delle aliquote e delle tariffe pubbliche secondo il principio della progressione reddituale, non solo per mensa, scuolabus, Tari, ma anche Imu e Tasi che compongono l’imposta unica comunale. Le scadenze sono fissate al 16 giugno per l’acconto o nel caso di rata unica, il 16 dicembre per il saldo. I tributi locali vanno al massimo, è la legge a imporlo quando un Comune adotta il piano di riequilibrio in dieci anni.

debiti & tasche vuoteMa fino ad oggi come era andata? Da almeno 30 anni i conti sono rimasti “appesantiti” dai riaccertamenti (seri) dei residui attivi e passivi. Nel 2011, stando ai dati trasmessi dai settori e pubblicati sul portale istituzionale in una apposita relazione, il Comune andava chiuso per default, per imposte mai incassate (perché mai richieste in termini di legge) a cittadini e imprese, su tutte il contributo ambientale dovuto dalle attività estrattive come denunciato tre giorni fa dalla Cgil; un riaccertamento che se fosse stato svolto correttamente avrebbe decretato (anche) una “manodopera” costante della burocrazia sotto l’indirizzo della politica, per alterare i bilanci con conseguenti responsabilità (anche di carattere penale oltre che contabile) dei sindaci, delle giunte, dei consigli comunali, della dirigenza dell’ente, nonché dei nuclei revisionali che di volta in volta hanno certificato ahimé la (ir)regolarità degli strumenti di spesa pubblica. Inefficienze, a pensare bene.