ALLA FINE, I “cavalieri bianchi” (nel gergo politico i “salvatori” reclutati fuori dal contesto, gli “esterni” insomma) hanno detto “non se ne parla”. Dopo la defezione di Marco Rettighieri, per mesi “inseguito” dal Partito democratico, arriva quella di Bruno Ferraro, l’ex presidente del tribunale di Tivoli, che mette così la parola fine alle attese di Forza Italia. Risultato: il movimento 5stelle e alcune liste civiche i soli portatori di una proposta-sindaco, orfani i partiti maggiori.
Come ora volgeranno le cose si direbbe affidato agli aruspici (ci sarà qualche sacrificio divinatorio: garantito). Razionalmente, gli effetti del quarantotto obbligherebbero le relative formazioni politiche cittadine a interrogarsi sul “che fare?”, da che punto ri-cominciare. Ne verrebbe fuori un “da capo”. Il Pd intanto, che ha rinviato le primarie al 23 aprile, prigioniero della voglia di non farle, di trovare una qualunque soluzione, anche spuria, che non intralci le aspettative future dei big del partito. Non escluso l’ingresso di aspiranti-consiglieri democrat in qualche lista civica, con la rinuncia al simbolo ufficiale. Un parossismo, che vedrebbe i sostenitori delle giunte Rubeis insieme agli oppositori “ufficiali”. Se vincessero, immaginarsi che qualità di governo ne verrebbe.
All’opposto (si fa per illustrare…), al contrario dell’uomo del monte, Bruno Ferraro ha detto “no”. Un no secco e deciso, motivato in una lunga email girata proprio stamane al portabandiera di Forza Italia Andrea Mazza. L’offerta, scrive il magistrato in pensione, sarebbe arrivata tardi, non mettendolo quindi nella condizione di valutarla anche ai fini della costituzione di una squadra di governo qualificata e affidabile. L’improvvisazione, insomma, sarebbe stato il vero elemento di dissuasione, sommato ovviamente alla difficile condizione in cui versa la città. Pur restando a disposizione per qualsivoglia impegno purché rispettoso del suo passato di uomo delle istituzioni, Bruno Ferraro declina e getta il centrodestra nel caos.
Come detto, in gemellaggio col Pd, Forza Italia, partito di maggioranza relativa, non è ad oggi in grado a livello locale di esprimere una candidatura unitaria, diviso per correnti l’un contro l’altra armata. Si apre di fatto una fase di resa di conti dopo avere male assimilato la fuga di pezzo importanti (la componente dei lombardiani) e quella non ancora ufficiale ma sul tavolo di Anna Maria Vallati. Cosa faranno i sassaniani è da valutare, dopo il documento che escludeva dalla candidatura a sindaco assessori e consiglieri uscenti proposto e sottoscritto da Maurizio Massini e Franco Giovannozzi, proprio i quadri di riferimento dell’avvocato guidoniano, già sindaco e presidente del consiglio.
La quasi certezza, a questo punto, è che nella corrente di riferimento dell’ex sindaco Eligio Rubeis, quella costituita da Marianna De Maio e Michele Venturiello, possa arrivare a sposare la linea di un pezzo di Fratelli d’Italia, la metà di Alessandro Messa: la candidatura del giovane figlio d’arte (figlio di Vittorio) in continuità con quanto di buono sarebbe stato fatto dalla seconda amministrazione Rubeis ed espressione di una coalizione maggiormente allargata. Comunque vada, la sensazione è che sia la vigilia di una “guerra civile”. Nel partito azzurro. Lenimento: non soffrirà di solitudine.