di TOMMASO VERGA
CAMBIA LA REGOLA, “G” nella proprietà subentra a “C”. Che, nel mondo reale, per prima cosa si occupa di registrate il possesso dei beni a proprio nome. Ma il reale ordinario si distingue dall’emisfero burocratico-amministrativo e anche in questo caso gli effetti dimostrano l’assunto. Dov’è la notizia? Proprio qui, la Asl rm”G” è il proprietario ma i benefici continuano a incamerarli “C”, che sta per “Comuni”, di Tivoli e di Guidonia Montecelio.
La storia. Iniziando dal trapasso, cinque anni fa, quando la Regione Lazio decide che i Comuni trasferiscano al patrimonio delle Asl i beni divenuti di proprietà pubblica dopo lo scioglimento degli enti inutili. Nello specifico, il “Pio istituto di Santo Spirito e ospedali riuniti di Roma”. Nel territorio si indica Albuccione, 258 ettari compresi tra il confine di Tivoli e Lunghezza. Fatto.
Senonché, primo atto successivo al transito, le aziende sanitarie – la locale e la romana – avrebbero dovuto provvedere alla voltura del titolo di proprietà fino a quel momento nella cassaforte dei tre enti locali. Cosa che, stando ai fatti, almeno nella “G” (l’odierna “Rm5”), si direbbe non essere avvenuta. Quali fatti? I locatari tuttora versano gli importi dei fitti ai Comuni anziché alla Asl. Prassi inalterata nei cinque anni successivi al passaggio di proprietà (incuriosito dal “difetto”, il 23 febbraio hinterlandweb ha inviato una richiesta di chiarimenti all’azienda sanitaria. Toh! nessun cenno di risposta).
Il che equivale alla conclusione che nel lustro gli enti locali hanno incamerato proventi non spettanti, ma dei quali si era ben consapevoli della destinazione effettiva. Un problema di interesse non soltanto della Corte dei conti si direbbe. Quello che sconcerta è che nessuno abbia avuto da ridire, né allora né ora, tanto che ai nostri giorni i canoni di affitto vengono versati su conti correnti intestati al “Comune di…”. Obiezione: potrebbe trattarsi di una “partita di giro”, destinataria finale comunque la Asl. Decisamente banale la replica: e perché? La sottrazione (per il Campidoglio, Guidonia Montecelio, il municipio tiburtino) da valore negativo s’è tramutata in un vantaggio. Perché si incassano i proventi senza occuparsi – raramente in passato ma avveniva – di nulla. “E’ compito della Asl”. Infatti…
L’ABUSIVISMO. Ribadendo che si parla di un bene pubblico, i motivi per applicarsi alle cose di Albuccione non mancano. Iniziando dalle compravendite (su quell’area non è irrilevante il numero: c’è persino chi ha messo in vendita la casa abusiva – specificando: “non mutuabile” – con un annuncio su Facebook), per passare ai cantieri del week end, chi “intende portarsi avanti con il lavoro” procede con il subaffitto. Il locatore concorda il compenso per la “sua” porzione di superficie, il subentrante innalza una recinzione e la cosa è fatta (per aumentare la confusione, si esibisce il beneplacito relativo alla destinazione d’uso rilasciato da uffici comunali: altra singolarità). E’ possibile affittare terreni dei quali ci si autodichiara proprietari, rimembranza opposta all’esproprio proletario in voga decenni fa.
Un insieme di noncuranza e di omissioni dello Stato che hanno convinto il tribunale civile di Tivoli a sentenziare il diritto all’usucapione di un ricorrente. Il quale naturalmente dovrà – ammesso la Rm5 s’appelli – affrontare i successivi gradi di giudizio. Decisione che non ha comunque dissuaso numerosi occupanti dei terreni a perseguire il medesimo obiettivo, già depositati una ventina di appelli, altri – un centinaio – sono in preparazione.
La “fondazione Gari”, stando al contratto sottoscritto il 25 gennaio con la Asl, in tre anni dovrà alienare e monetizzare costruzioni e terreni. Il ricavato (sottratti 90mila euro per l’incombenza) è destinato a ridurre il deficit sanitario regionale. Come dice il Supereroe? “mmm… la vedo dura”.
I FUOCHI, I NOMADI. La stretta attualità conduce agli incendi notturni di questa settimana, due forse tre. Addebitati ai nomadi di stanza ad Albuccione, a ridosso della recinzione del parco. Insediamento degli “sfrattati” dall’ex polverificio “Stacchini” a Tivoli Terme 11 mesi fa. Che però da qualche giorno se ne sono andati, occupando (nuovamente) l’antica palazzina direzionale della fabbrica d’armi. Al loro posto nuovi venuti, anche italiani, che si disfanno dall’immondizia incendiandola, dicono gli abitanti. Una versione non unanime. Perché c’è chi sostiene che i fuochi siano opera preordinata, un piano per arrivare alla definitiva espulsione degli zingari da Albuccione. Magari inviandoli a Tivoli Terme. Un giro giro tondo senza termine. D’altronde, sono “nomadi”.