di TOMMASO VERGA

CHI RAMMENTA il Museo Lanciani di Montecelio? Nessuno. Semplicemente. Perché si sono perse le tracce degli effetti del “concorso” indetto dal Comune per aggiudicare la gestione dei servizi, è scomparso il bando per l’acquisizione di un direttore scientifico, le chiavi d’ingresso restano appese, da inizio giugno i cancelli e il portone risultano serrati. Evidentemente, per la politica e per l’amministrazione municipale di Guidonia Montecelio, aldilà delle ciacole ufficiali, la pinacoteca non appare di così significativo valore.

Eppure, è passato esattamente un mese dalla decisione della commissione esaminatrice di incaricare “provvisoriamente” la romana “Associazione Culturale Quattro Sassi” di gestire i servizi. Incarico disertato. Almeno sino ad oggi. Non si conosce perché il gestore o la gestante o entrambi ci abbiano ripensato. Né se qualcuno ha definito una data di ripresa delle attività.

Ai tre addetti alla gestione dei servizi corrisposti al lordo 1,37 euro l’ora, al direttore 4 euro l’ora

Che resta una scelta sulla quale meditare con serietà. Infatti non si comprende come qualcuno possa accettare un compito dal livello di responsabilità tanto serio in cambio dell’elemosina (nel museo sono conservate reliquie di grande importanza a cominciare dall’unica copia conosciuta in marmo della “Triade capitolina”).

Ai gestori dei servizi (tre persone, quotidianamente, per sette ore) le casse comunali corrisponderanno 1,37 euro lordi ciascuno per ogni ora di lavoro. Andrà decisamente meglio per il direttore al quale vengono elargiti 4 euro l’ora, più del doppio. Da annotare che pur non essendo lavoratore dipendente ma libero professionista gli viene richiesta la presenza di 40 ore a settimana.

Dopo la (appropriata) divagazione, si torna alla questione essenziale: perché il Museo Lanciani di Montecelio rimane chiuso? In proposito circolano più interpretazioni, però discendenti dal mutismo del municipio. In premessa, per tutte, si colloca il declassamento con relativo trasferimento di Corrado Cardoni, il dirigente che ha condotto le gare. Perché ha cambiato sedia, perché è stato retrocesso?

Escluso che possa trattarsi di una misura relativa ai sospetti suscitati dall’inchiesta “Ragnatela” condotta dalla procura della Repubblica di Tivoli. Infatti, Cardoni è soltanto indagato. Un secondo motivo potrebbe risiedere nell’assegnazione della funzione dirigenziale a seguito del nonconcorso indetto da Andrea Di Palma (tuttora a Rebibbia) nel dicembre 2015. Possibile. Però non risultano contestazioni formali né provvedimenti disciplinari, né, tantomeno, il confronto con la Rsu, la rappresentanza sindacale aziendale.

Da ultimo – e la questione assume tutt’altro risvolto – il provvedimento sarebbe stato causato proprio dai concorsi relativi al Museo Lanciani di Montecelio. Come hanno documentato hinterland e Dentro magazine un autentico pateracchio. Condito da contorni pratici e gestionali tutt’altro che trasparenti. A Guidonia, la “Quattrosassi” si fregia di una lunga e consolidata frequentazione, plurime le attività svolte da oltre un anno.

Qui e a sinistra, in alto, attività dei “Quattrosassi” negli anni scorsi

Il regno della confusione: la convocazione scambia il Museo Lanciani di Montecelio con l’appalto dell’asilo Finestroni

A seguire, ci si chiede come sia venuto in mente ai componenti della commissione esaminatrice e allo stesso Cardoni di affidare alla conservatrice Valentina Cipollari il compito di invitare i presunti pretendenti all’incarico. Nessun atto lo consente né è previsto dalla normativa in quanto non rientrante nei suoi compiti.

Tra l’altro come si giustifica il mancato invito all’associazione che aveva in carico i servizi nel biennio precedente? E la confusione nella convocazione che scambia protocollo e ordine del giorno con l’appalto dell’asilo di Finestroni? (appalto, quest’ultimo aggiudicato da un’azienda di Afragola).

Ne discende che il dirigente potrebbe aver pagato pegno e i “Quattrosassi” la revoca dell’assegnazione (si soprassiede alla verifica se l’associazione s’è “vendicata” espellendo la curatrice Valentina Cipollari e Matteo Castorino, consigliere 5stelle di Guidonia – nonché sostenitore di Nicolas Maduro, il dittatore venezuelano – dalla cerchia degli amici su Facebook). A parte il fatto che l’amministrazione rischia una sentenza a sfavore dal giudice del lavoro, il provvedimento assume le fattezze di una “giustizia sommaria”.

Il dirigente rimosso dopo il pateracchio del concorso? Può essere. Ma gli altri? Dai partecipanti all’istruttoria ai componenti della commissione esaminatrice?

Perché, anche ammesso che la ricostruzione delle vicende non risulti corrispondente alle ragioni dell’accaduto – si ribadisce la condizione di partenza: dal Comune nessun cenno di spiegazione o chiarimento -, a prescindere da Corrado Cardoni, perché nulla si contesta ai componenti della commissione relativamente al concorso?

Così come, in particolare, a Rossella Solidoro, la “posizione organizzativa” (in pratica, la vice del dirigente) che ha accompagnato la procedura firmando tutti gli atti unitamente al suo capo? Nessuna notifica formale, nessuna indagine preliminare all’avvio di provvedimenti disciplinari, il “paravento Corrado Cardoni” ha messo a posto la coscienza di tutti i buongustai, i palati più fini. Sempre attenti alla filiera della trasparenza.

Dice: “Va bene, d’accordo: ma il museo?”. Appunto, e il museo? A meno che…: il contesto “appare ancora condizionato dai procedimenti penali avviati nei confronti di gran parte dei dirigenti di codesto comune e dei vertici politici che hanno governato Guidonia Montecelio sino allo scioglimento del consiglio comunalescriveva Michel Barbet nell’intemerata diretta alla commissaria Alessandra Nigro per contestare il bando di concorso sul direttore scientifico. I procedimenti penali sono tuttora in corso. Chissà fino a quando. Se le parole – di un sindaco poi – hanno un senso, il Museo Lanciani di Montecelio rimarrà chiuso sine die.