di TOMMASO VERGA

LO SPUNTO: UN’inchiesta di tre anni fa di Micaela del Monte su www.intelligonews.it. Titolo: “Ecco la mappa delle bande che governano Roma, cosa nostra, ‘ndrangheta e Casamonica”. Le tracce: di Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto, e di Otello Lupacchini, magistrato, storiografo e analista dei fenomeni criminali nella capitale – dall’omicidio del giudice Vittorio Amato alla banda della Magliana –. A loro dire, Roma è al primo posto per infiltrazioni mafiose (seguita da Milano e Bologna), e il territorio laziale appare ideale per il reinvestimento dei capitali illeciti, un punto di raccordo tra nord e sud, laboratorio economico e politico delle cosche, con insediamenti della ‘ndrangheta, di cosa nostra e della camorra.

Diceva Lupacchini, «la situazione è semplicemente esplosivaormai il territorio di Roma e del Lazio è diventato sede di ’ndrine calabresi, famiglie mafiose siciliane, clan camorristici, consorterie mafiose russe, cinesi, slave, nigeriane, brasiliane, e di tutto un variopinto mondo di bande gangsteristiche aggregatesi attorno a personaggi già operativi, magari con mansioni all’epoca ancillari, in vecchi sodalizi, che prosperano e fanno affari di ogni tipo e di ogni genere, anche con uso di violenza esemplare».

Salvatore Calleri, a sinistra, consegna il premio “Scomodo 2017” della Fondazione Caponnetto, a Cesare Sirignano, sostituto procuratore nazionale antimafia

Condivide Calleri: «Sì, in città ma anche nella provincia, la situazione non è buona. Roma può essere definita come “capitale delle mafie”, per la presenza di organizzazioni italiane e straniere. A volte convivono e a volte no. A Roma sono presenti tutti i più importanti clan italiani, gruppi stranieri e come se non bastasse, anche ciò che rimane della banda della Magliana».

Calleri, la Fondazione Caponnetto ha promosso l’«Omcom» (“Osservatorio mediterraneo criminalità organizzata e mafia”). Da quanto leggo, la stessa iniziativa intendete ora estenderla a Ostia e a Guidonia Montecelio.

Appurata la presenza stabile nel comprensorio delle famiglie Casamonica-Di Silvio

– risponde il presidente della Fondazione –. Dopo i recenti fatti di cronaca che hanno portato le due località alla ribalta nazionale, all’insegna della parola d’ordine ‘Combattere le mafie a Guidonia e a Ostia’ la Fondazione ha deciso di lanciare una nuova raccolta fondi. Chiusa positivamente la precedente (“Tutte le mafie del Mediterraneo”), il crowdfunding è necessario per dare vita anche qui a un osservatorio per lo studio e l’analisi della presenza delle mafie”.

Il medesimo riconoscimento assegnato a Catello Maresca, sostituto procuratore di Napoli; a destra, Francesco Casini, sindaco di Bagno a Ripoli (foto di Paolo Lamuraglia)

Nei due anni passati, nel comprensorio Tivoli-Guidonia Montecelio sono stati molti i tentativi di insediamento della criminalità organizzata. Sono stati arrestati – alcuni già processati e condannati – appartenenti alle famiglie degli Strangio, dei Moccia, dei Giorgi, dei Molè, molteplici le retate promosse dalla Dda – operazione “Fiore calabro”, la “Druso-Extra Fitness” con addentellati in Renania-Westfalia, la “Tivoli silentes”, “Babylonia”. Secondo Francesco Menditto, il capo della Procura, in quest’area c’è una radicata presenza di camorra, ‘ndrangheta e cosa nostra (anche con il sussidio di depositi di armi). Inoltre, tra Guidonia Montecelio e Ostia, le relazioni pericolose risultano dal collegamento di nuclei delle famiglie sinti imparentate tra loro, dai Casamonica ai Di Silvio agli Spada.

Il territorio di Guidonia va seguito con la massima attenzione – puntualizza Calleri –. Guidonia Montecelio è un comune molto importante vicino Roma e con poche forze dell’ordine presenti rispetto al numero di abitanti, quasi 90.000. Negli ultimi tempi si è assistito a diverse operazioni che Omcom ha deciso di analizzare. I cittadini devono affrontare in modo serio la questione della criminalità organizzata e/o mafiosa senza paura, con coraggio. Non parlare aiuta il crimine. Al contrario, affrontare le problematiche in modo istituzionale e serio, difende un territorio vaccinandolo dalle infiltrazioni mafiose e non“.

Un capitolo tuttora inesplorato della storia di Guidonia Montecelio si potrebbe intitolare “soggiorno obbligato” di mafiosi inviati in questa città da Canicattì durante il fascismo. E’ argomento che interesserà la ricerca?

“Il soggiorno obbligato spesso ha contribuito all’espansione dei fenomeni mafiosi in tutta Italia. Ancora non sappiamo comunque se la ricerca tratterà il tema”.

Come si articola l’analisi? Chi parteciperà?

“Della ricerca si occuperà il gruppo interno alla Fondazione Caponnetto che da anni redige i rapporti. Gruppo guidato dal sottoscritto. La ricerca si baserà su fonti aperte alla quale si aggiungerà l’analisi. Dopo questo si lavorerà anche alla sensibilizzazione del territorio”.

Com’è organizzata la raccolta-fondi?

“Tramite la piattaforma di crowdfunding di eppela con la quale ci troviamo molto bene – conclude Calleri –. Chi vuole, può contribuire tramite questo link: https://www.eppela.com/it/projects/17863-combattere-le-mafie-a-guidonia-ed-ostia”.