di TOMMASO VERGA
Domani il Consiglio regionale del Lazio licenzierà la «legge 55 sulla semplificazione» (altrimenti detta «collegato al bilancio 2019»). All’ordine del giorno dell’assemblea della Pisana, la lettura del verbale della seduta precedente, comprendente, appunto, gli odg sulla «55» approvati nell’ultima seduta del 10 ottobre.
Per la fine del mese la legge 55 apparirà sul Bur (la gazzetta ufficiale della Regione). A quel momento, insieme con l’intero, lunghissimo elenco delle nuove norme, diventerà esecutivo anche l’«emendamento Manzella-Cartaginese» sul travertino.
C’è chi ha rimproverato «qualcuni», di aver ostacolato la pubblicazione sul Bur del precetto sulle cave. Esclusivamente quello, in totale solitudine. Non solo, ma di averne addirittura impedito lo stralcio dalla legge 55 contro altri favorevoli, che sollecitavano. E giù alchimie politico-partitiche, «magheggi», «traffici» e chissà cos’altro. Bah!
Un giorno – non lontanissimo data l’aria che corre – si leggeranno cronache di notizie al punto corrispondenti da far immaginare che l’autore potrebbe per primo crederci: i pesci, l’isola di plastica ed il mare nel quale galleggiano espressione del medesimo habitat. Nemmeno i seguaci di Trump…

Tra «provvedimenti» (Cartaginese) e «procedimenti» (Manzella)

Allora, il travertino. Vertenza che, nella ricerca della soluzione, ha evidenziato fondamentalmente due episodi: la discussione «emendamento Manzella+sub Cartaginese»; il pronunciamento del Tar del Lazio.
Restiamo al primo. Ci sarà modo e tempo per l’altro. Lo spunto è stato offerto da quelli messi in ginocchio dietro la lavagna, il movimento 5stelle (fortuna vuole che sia passato di moda il rogo; si intenda: fiammeggiante). Meritato?
A osservare, giornalisti, commentatori all’impronta, facebocchisti (ops: facebocconi: su un post di una consigliera comunale di Guidonia Montecelio s’è letto che il Tar ha riaperto le cave, al plurale), tuttologi da sol levante, hanno preso di petto i grillini per non aver favorito l’aggiunta della parolina «provvedimenti» (autrice: Cartaginese) alla frase «in procedimenti di competenza» (autore: Manzella), che – dopo il voto del Consiglio regionale – è così diventata «in procedimenti e provvedimenti di competenza».
Una modifica che l’assessore Manzella non ha assolutamente accettato, al punto di esimersi dall’esprimere il parere durante il dibattimento. Alla pari di quel paio di piddini (è un sospetto) che hanno scelto di votare contro le indicazioni del capogruppo Bruschini. Come i 5stelle. Tutti per lo stesso identico motivo.
Perché le cose, in aula, sono andate esattamente così: chi non ha votato a favore della norma compresa nella legge 55 s’è accodato al parere degli uffici regionali, dell’Avvocatura in primis, che hanno osteggiato in modo manifesto il subemendamento di Laura Cartaginese.
Causa: perché retroattivo – la cava di Filippo Lippiello era già chiusa – e quindi passibile di procedimenti giudiziari (non «provvedimenti», la parolina dà tutt’altro senso al periodo). E non si osservi, da azzeccagarbugli, che Gian Paolo Manzella non vota. Per quasi un mese (dal 4 settembre se non si va errati) l’assessore ha esplicitamente negato a Laura Cartaginese l’assenso alla modifica del suo emendamento talché quel «mi rimetto al parere dell’aula» finale è decisamente più significativo d’un voto.
Così disposti i fatti, a rigore di cronaca, dietro la lavagna dovevano essere in tre: i 5stelle, l’assessore Manzella e qualcuno del Pd. Completezza dell’informazione. Sarà che ai tempi di Luigi Di Maio…?