di TOMMASO VERGA
TUTTI AD occuparsi del travertino. Accompagnati dai brontolii di chi, titolo sì titolo no, quotidianamente ne annuncia l’avvenuta fine. Al contrario degli ottimisti, che ne preconizzano quella più o meno imminente. Ma è un fatto che le sembianze della pietra non risultano in condizioni disperate. Ne fanno fede le riunioni che, in sequenza, intendono certificare che al materiale si addice il cenotafio, purché riservato come sempre nei secoli al rivestimento esterno.
Si inizia dalla (congiuntamente e simultaneamente) riunione dei buoni propositi svoltasi il 19 ottobre delle due commissioni consiliari sulle attività produttive di Tivoli e di Guidonia Montecelio. Motivo? Esiti? Al momento non appaiono deducibili. Si vedrà cammin facendo.
Altrettanto proponimento si dichiara alberghi negli imprenditori del bacino (la notizia è orecchiata: ormai l’informazione marcia su direttive basate sul «purché non mi si contraddica»; ci si scusi per la violazione del segreto istruttorio che ammanta l’appuntamento di domani, lunedì 29 ottobre in Unione industriali). Quel che importa – ma che depone a favore –, la dichiarazione di amabili intenzioni all’indomani d’una vertenza che non si rammenta quanto ad asperità, definitivamente conclusa dopo la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione Lazio della legge 55 sulla semplificazione, contenente l’emendamento Manzella-Cartaginese sul travertino, che fissa la sospensione delle vertenze per 18 mesi. Una sorta di quantitative easing per la pietra tiburtina.
Da ultima, non per importanza, la convocazione a firma di Paola Piseddu, architetto dirigente dell’assessorato all’Ambiente – «Gentili colleghi, gentili tutti» – di tre dirigenti del Comune di Guidonia Montecelio, insieme a 5 funzionari e a 4 «altro personale» per l’attuazione dell’obiettivo di Peg «Piano di recupero ambientale del bacino estrattivo. Avvio attività e convocazione di un tavolo tecnico». Data, 30 ottobre, giorno successivo alla riunione degli imprenditori.

Ma perché è fuori la Regione Lazio? A chi conviene?

Tre riunioni tre con un solo denominatore. Singolare quantomeno. Tutti – promotori e partecipanti – sono così sicuri che vedersi separatamente possa condurre a qualche positivo approfondimento, oppure non sarebbe (stato) meglio riunirsi insieme e dirsi cosa si ha intenzione di fare? Magari dividendo i compiti, anche scontando, perché no?, le ruggini accumulate in due mesi di scontri al calor bianco?
Fuori dai «tavoli», non convocata, salvo recupero all’impronta, la Regione Lazio. Ignorata, senza spiegazioni, tanto da far pensare tramontato il feeling mostrato negli ultimi mesi tra le aziende e l’assessore Gian Paolo Manzella. Ed anche quello problematico tra il Comune di Guidonia Montecelio (Tivoli il problema del modello relazionale nemmeno se l’è posto).
Sì fosse, non sarebbe un buon segnale. Non soltanto perché dalla Pisana si attende la convocazione per la firma dell’accordo di programma relativo al «sistema Tiburtina», a partire dal travertino. Ma anche perché ignorare il lavoro iniziato ad agosto equivarrebbe non soltanto a formalizzare uno sgarbo, ma principalmente rinunciare a un fondamentale supporto (anche in termini di finanziamento) per ogni ambizione futura. Non si può invocare la denominazione «distretto regionale del travertino» – Tivoli-Guidonia Montecelio sono le sedi –, solo perché necessita, perché c’è (magari si crea) lo «stato di emergenza».

La destinazione dell’area è sancita nelle delibere sul Prusst

Al tavolo di lunedì, due personaggi non avranno necessità di presentazione. Sono passati dieci anni esatti da quando Filippo Lippiello e Gianni Innocenti albergavano sotto lo stesso tetto, sindaco di Guidonia Montecelio (Margherita) il primo, assessore (Verdi) con delega alle Politiche scolastiche e qualità dell’aria l’altro  (adesso consigliere comunale a Tivoli a sostegno della giunta populista di Giuseppe Proietti).
Non solo colleghi di giunta ma detentori del profilo di politici più anziani tra i partecipanti ai diversi «tavoli». Una qualità. Accresciuta misurandosi in tempi in cui la politica si esprimeva dopo aver messo in funzione la conoscenza e l’analisi. Il cui abbandono ha impedito la prosecuzione dell’elaborazione delle politiche riformiste, scelta che si deve annoverare tra le ragioni principali del decadimento dei recenti decenni. E dell’insorgenza delle formazioni populiste e sovraniste.
Ciò per dire che l’esperienza dovrebbe rendere più agevole l’analisi e il dialogo vista la comune conoscenza della storia della pianura tiburtina.

La città delle acque del «Fata Viam Invenient» è già costata 750mila euro

Le terme di Bagni di Tivoli, e, in alto, una cava di travertino della «Str spa»

Due le principali aree di intervento: quella specifica del travertino, l’altra del Parco termale metropolitano. Sapendo che la prospettiva – anche relativamente alle aree «risanate» – non può che essere il rilancio della città dell’acqua. Tra Tivoli, Guidonia Montecelio e Roma.
Grado per grado, le priorità non potranno che interessare le cave dismesse. Da rendere disponibili nel tempo necessario per il Parco termale. Il più significativo studio sulla crescita dell’area contenuto nel Prusst (Programma di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio dell’Asse Tiburtino). Deliberato dai Comuni di Roma, Tivoli, Guidonia Montecelio e Castel Madama. Per intendere: non occorre nessuno studio sul futuro della pianura tiburtina. Già c’è.
Per chiarezza: tra Provincia di Roma (ex) e Città metropolitana, sul progetto del Parco termale metropolitano al 2015 sono stati impegnati (e spesi) 750mila euro tra studi e saggi. Il rendiconto è nei bilanci dei due enti.
Leggendo qulle carte, nella premessa si annuncia che i quattro soggetti istituzionali – unici custodi del piano sul quale si erano dette d’accordo le parti sociali – intendono «condividere la soluzione dei problemi dell’area, individuati e messi a punto nel “Progetto di Parco metropolitano termale”, “geograficamente ubicato a Bagni di Tivoli in provincia di Roma, comprendente i territori comunali di Tivoli, Guidonia Montecelio e Roma». L’area «si inquadra nel contesto legislativo del Piano Territoriale Provinciale Generale, del Programma degli Interventi per Roma Capitale e del Prusst dell’Asse Tiburtino “Fata Viam Invenient”. I soggetti istituzionali interessati alla progettazione e agli interventi necessari alla creazione del parco e alla riqualificazione dell’area sono la Provincia di Roma (promotore), i Comuni di Roma, Tivoli e Guidonia, la Regione Lazio».
Difficoltà? Verosimilmente da parte delle «Acque Albule spa», gestore della concessione delle acque in regime di monopolio, non interessato a misurarsi sul terreno del libero mercato per quanto riguarda la materia prima e l’offerta competitiva del servizio termale. Non secondario l’esame sulle modalità della presenza del Comune di Tivoli nonché l’osservanza della delibera di quel Consiglio comunale sul Prusst.
La prospettiva non manca. La filiera del travertino e la città delle acque possono convivere. A meno che non si intenda lasciare campo aperto e libero ai «nuovi barbari»… In quel caso non occorre nessuna dichiarazione.