(t. ve.) «I figuranti». Per illustrare. Perché chi cadeva sotto il giogo aveva ben poco da recitare. Dal 15 al 20 per cento settimanali: quindi di tutto rispetto i tassi di interesse praticati dalla banda di cravattari messa fuori gioco oggi dalla squadra mobile romana.
Dieci le persone arrestate, tra i 27 e i 65 anni, di cui 5 in carcere e 5 ai domiciliari. Altre 5 risultano indagate fra cui un uomo con legami familiari con la ‘ndrangheta. In totale gli indagati sono una ventina. Le misure cautelari sono state emesse dal gip Alessandra Boffi su richiesta del Pool reati contro il patrimonio della procura di Roma. Le accuse contro soggetti responsabili a vario titolo di associazione a delinquere, usura, estorsione, esercizio abusivo del credito. I «mercati»: Centocelle e Montesacro a Roma, Anzio e Tivoli in provincia.

Fiorello e Marco Baldini (a destra), nel 2014, ai tempi del «divorzio»

Tra le 15 vittime strozzate dai debiti, anche Marco Baldini. La spalla radiotelevisiva di Fiorello era finita nel «giro» nel 2017. Lo strozzino, S. T., uno dei cinque in carcere. Il 5 agosto di quell’anno Baldini era stato intercettato dalla polizia mentre chiedeva più tempo al cravattaro per pagare. Un dialogo che aveva portato il presentatore a un incontro con gli agenti il 5 aprile del 2018, esattamente un anno fa.
L’operazione «I Figuranti» ha preso il nome dal fatto che gli «strozzati» definivano così gli assegni da versare agli usurai a garanzia del prestito ricevuto. Un «mercato» iniziato nel 2017 e concluso nella prima metà del 2018.
Tre le associazioni criminali che operavano tra Centocelle e Montesacro, il lungomare di Anzio e la piazza di Tivoli. Ai vertici, M.G., 54enne romano, di Centocelle, di origini calabresi – si sospetta imparentato con un esponente di rilievo della ‘ndrangheta –, con precedenti per reati contro il patrimonio e in materia di stupefacenti, e P.F., 56enne romano e P. L., 51enne anche lui della capitale. Per quest’ultima associazione, M.Z., commerciante romano, era responsabile della contabilità e dei conti economici dell’«azienda».
Secondo quanto accertato dagli agenti della squadra mobile, coordinati dal procuratore aggiunto Lucia Lotti, gli interessi che «I Figuranti» imponevano alle loro vittime – in un anno di indagini ne sono state individuate quindici –, potevano lievitare sino al 20% alla settimana. In particolare, determinanti per le indagini, è stato il ruolo ricoperto da M.C. che ha svolto una minuziosa attività di mediazione tra i vertici dell’associazione ed i «clienti» da lui stesso trovati, diventando di fatto l’anello di congiunzione dei tre filoni d’indagine. L’uomo è il classico esempio della vittima di usura che si fa carnefice dopo aver subito botte, minacce e intimidazioni da parte dei componenti dei tre gruppi criminali.
Il copione era sempre lo stesso: «prestiti facili» a piccoli imprenditori, disoccupati e commercianti che nel giro di qualche settimana si ritrovavano strozzati dai debiti. Nessuna delle vittime denunciava i propri aguzzini perché terrorizzata dalle ritorsioni, anche feroci, cui erano sempre pronti gli affiliati de «I Figuranti» destinati al «recupero crediti»: «Guarda succede il putiferio, te lo ripeto io oggi ho detto che portavo l’assegno. Guarda oh, te sei messo nei guai veri. Adesso che lo sa R. succede la carneficina, m’hai rotto i co… te scanno a te e a lui».
Non solo minacce. Come si legge nell’ordinanza, un imprenditore caduto nella rete degli ‘strozzini’ a fine 2017 venne letteralmente ‘pestato’, con calci e pugni in faccia, tanto da finire ricoverato in ospedale con 30 giorni di prognosi. E mentre veniva picchiato, i responsabili del recupero crediti gli dicevano: «Devi fare quello che dico io, ora governo io, ricordati che hai una famiglia e rispetta gli impegni. Ho visto che c’hai una bella figlia e un bel nipotino…fai quello che devi fare».
Gli uomini del capo della Squadra mobile, Luigi Silipo, chiariscono che spesso le vittime non denunciano i propri aguzzini «perché terrorizzati dalle ritorsioni, anche feroci, cui erano sempre pronti gli affiliati».