di TOMMASO VERGA
SI POTREBBE PENSARE «una cosa da niente». Mentre è esattamente il contrario. Proviamo con un quesito: quali sono  i confini del parco regionale dell’Inviolata? Interrogativo che rimane appeso. Il perimetro c’è, naturalmente. Però sulla carta, virtuale. Non una segnalazione «fisica» accompagna lo studioso, l’appassionato, il podista, lo scout, il ricercatore, una famiglia. Imperfezione che «regge» da quando venne istituito il Parco, con l’approvazione da parte del Consiglio della Regione Lazio, il 20 giugno 1996, della proposta di legge a firma di Annarosa Cavallo, l’ex sindaco (a quel tempo sindaca non era in uso, forse intesa come bestemmia) comunista di Guidonia Montecelio.

Incursione della street-art nella tenuta dell’Inviolata; sotto, il sito internet del Parco «naturale»

Da qualche tempo l’area protetta non fa più parlare di sé. A causa del sequestro, a marzo 2014 ad opera del Corpo forestale dello Stato, ordinato dal tribunale di Tivoli, dello spiazzo di proprietà di una delle aziende del re della monnezza Manlio Cerroni – seppure intestata alla figlia – e per l’apposizione del «vincolone» di 1.700 ettari da parte del Mibac, causato (principalmente) dalla trasformazione di una porzione del Parco in discarica (sei gli invasi, tutti colmati; il settimo, richiesto, non venne autorizzato).
Provvedimenti che hanno altresì bloccato la messa in opera dell’impianto per il trattamento meccanico-biologico (Tmb) dei rifiuti (anche se periodicamente se ne ripropone il refrain sull’utilizzo, specie al servizio della capitale. Opportuno e necessario ribadire: il Tmb è stato sequestrato unitamente all’area della ex discarica dell’Inviolata. Per l’eventuale messa in funzione occorre la decisione del tribunale).
Privata dell’immondizia, l’«ideologia area protetta» ha ripreso il sopravvento, anche salvaguardata dall’assegnazione al Parco  dei Lucretili. Alla cui presidenza siede (con qualche voto qua e là positivo) Barbara Vetturini.
Alla quale va assegnata la pratica definizione dei confini. Che si traduce – per il perimetro di 15 km circa –, nell’apposizione di un palo ogni 50/100 metri quindi tra i 150 e i 300. Sopra le tabelle, il logo del Parco e il riferimento alla legge istitutiva. Questa tabellazione segue il confine legale, con le modifiche apportate per il Tmb. Non formalmente definitivo perché i Lucretili hanno appena terminato la redazione del «piano d’assetto». Che sarà operativo dopo essere stato approvato dalla Regione Lazio, che sicuramente apporterà variazioni, benché minime, soprattutto sui confini delle particelle catastali, in quanto nel perimetro corrente alcune sono state divise a metà.

Tornando al profilo, tutti definiscono l’Inviolata Parco archeologico-naturalistico. Rigorosamente in quest’ordine. Nella consapevolezza che l’area – nella quale era «seppellita» la Triade capitolina – bene si presta a studi, scavi, ricerche appropriate. Contro l’oltraggio che, per lunghi decenni, ha apportato i «tombaroli», i veri padroni della tenuta di proprietà della famiglia Todini. Parco archeologico-naturalistico dunque, ma non per la Regione Lazio.
La quale, nel sito internet dedicato, si risparmia la dicitura «archeologico». Una correzione non sarebbe inopportuna.