Laura Di Giuseppe, vicesindaca di Tivoli; in alto, l’abbattimento della tangenziale est

di TOMMASO VERGA
LAURAE NON C’E’, sono andate via (e tutti a bussare sul portone della casa suae). La Laura che precede, e non solo in omaggio all’attualità, è Laura Cartaginese. Invece, se si volesse rispettare la cronologia, prima di lei il salto (triplo) ha interessato l’altra Laura, la Di Giuseppe. Triplo perché da consigliera comunale di Tivoli, dopo aver dato il bye bye al Partito democratico, e a seguire, in successione, scelto di essere rieletta alle recenti amministrative attraverso una lista civica, è approdata (infine?) nell’Italia Viva di Matteo Renzi.
Il che scompagina tutto. A cominciare dalla finzione che ha consentito sinora al sindaco Giuseppe Proietti di raffigurarsi quale sintesi d’una coalizione di liste civiche. Teoria difficile da sostenere visto che Laura Di Giuseppe (vice del primo cittadino: con l’ambizione di prenderne il posto; sarebbe la prima volta a Tivoli) si richiama a un partito a tutto titolo. In questo senso pari-grado con la neoleghista Laura Cartaginese (anch’essa sostenitrice di Proietti). La finta ulteriore, non secondaria però – anzi: una beffa per gli elettori –, è che le amministrative del 27 maggio hanno registrato la conferma dell’uscente coalizione civica antipartiti. Nella quale ora spuntano insieme i simboli di Italia Viva e Lega per Salvini, l’alleanza dei contrari (così almeno si spacciano). Davvero una commedia. Con il conio del titolo, «proiettismo». Più centrata di così…
E dire che nelle amministrative del 27 maggio, Cartaginese rifiutò l’alleanza con la Lega, distinzione ancor più netta il 9 giugno, al ballottaggio tra il «civico» uscente Giuseppe Proietti e il leghista Vincenzo Tropiano. Vinse il primo, dopodiché la formazione della Cartaginese fornì un’assessora, tuttora in carica, Eleonora Cordoni all’Ambiente; oltre a eleggere un consigliere comunale, Domenico Cecchetti. E’ bene prendere nota che la Lega «ufficiale», quella che (per ora) risponde a Tropiano e a Napoleoni siede all’opposizione.

Laura Cartaginese con Silvio Berlusconi; alle spalle, Antonio Tajani

Oltre che nella sua città di elezione, con la scelta Lega per Salvini Laura Cartaginese ha provocato altri terremoti: sono rimasti sotto le macerie i berlusconiani nel Consiglio regionale del Lazio. Meglio, se ne è salvato uno soltanto, Giuseppe Simeone, adesso con l’incarico di capogruppo di se stesso, solitario scampato appartenente a Forza Italia (secondo lo Statuto, alla Pisana i partiti possono mantenere il gruppo consiliare a prescindere dal numero dei componenti purché si siano presentati alle elezioni; per i transfughi invece sono necessari almeno tre consiglieri; è la condizione di Italia Viva, rappresentata soltanto da Marietta Tidei ed Enrico Cavallari).
In un anno e mezzo sono usciti dal partito di Berlusconi Antonello Aurigemma, dopo un passaggio nel gruppo misto è confluito in Fratelli d’Italia; il presidente della Commissione cultura Pasquale Ciacciarelli e Adriano Palozzi arruolati con Cambiamo! di Giovanni Toti. Degli eletti il 4 marzo 2018 rimane ancora Giuseppe Cangemi: si sa che ha lasciato anche lui il gruppo misto ma le cronache non riferiscono altro, missing si direbbe.
Una conclusione completamente favorevole all’esodo dal barchino azzurro. A cosa serve più Forza Italia? si sarà interrogata Laura Cartaginese. Alla pari di altri, persino ai massimi livelli del partito di Arcore – chiarimenti da Mara Carfagna, vicepresidente della Camera –. Di qui l’opzione della Lega, incomprensibile per chi conosce il curriculum della donna politica tiburtina (maggiori chiarimenti dovrebbero venire in mattinata dalla conferenza stampa fissata alle 10.30 in via Uffici del Vicario). Quel che è certo, la consigliera regionale ha preceduto altri nell’affollamento dell’area territoriale e di partito di riferimento, la neofita è salita sul barcone di Matteo Salvini, spiazzando con un balzo tutti gli osservatori (ed esegeti) dei movimenti recenti.
Tant’è che, aldilà delle dichiarazioni di facciata, la presenza di un peso massimo (metaforico naturalmente), scompiglia i progetti di tutti i pretendenti un posto al «Sole del Carroccio». A cominciare da quelli che hanno fatto carte false per accreditarsi le simpatie di Capitan Nutella. A Tivoli e a Guidonia Montecelio. In un’area di 150mila residenti (che il censimento farà crescere almeno di altri 5mila) c’è da scommettere che se ne vedranno delle belle.

Il manifesto dell’iniziativa del Pd di domani, giovedì 19 dicembre

Neanche prove di dialogo in periferia

tra Partito democratico e 5stelle

…E dopo un tempo impossibile da rammentare si segnala una manifestazione del Partito democratico. Giovedì pomeriggio, a Monterotondo. Le motivazioni non appaiono esplicite quanto si vorrebbe ma alcuni “caratteri” sono chiari. A cominciare dai nomi dei partecipanti, chi c’è e chi non. In un manifesto che annuncia la nascita di un’«Officina delle idee della Sinistra Nuova». Ambizioso (e molto complicato). Dalla novità delle Sardine alla scissione di Matteo Renzi, il Pd mostra di voler fare i conti con se stesso. Sugli argomenti che in questi anni sono apparsi trascurati o/e subordinati al tramestio tra le correnti, alle divisioni nel gruppo dirigente: «sull’ambiente e sul territorio, sul lavoro e sulla salute, sulla sicurezza e sull’accoglienza, sulla crescita e sulla fiscalità, sull’Europa e sull’integrazione sulla globalizzazione e sui diritti . Giustizia sociale. Forse è questo il concetto che li riassume tutti, quello dal quale dobbiamo ripartire, sforzandoci di costruire quel pensiero collettivo che rappresenti non solo il nostro popolo ma anche quel popolo che ci ha abbandonato perché non ci ha sentito più parte di sé».
In un’analisi dettagliata però rivolta tutta «aldifuori» del territorio di pertinenza, fino al governo nazionale. Quel che manca è, appunto, l’ambito proprio di ogni organizzazione locale. Vecchio problema mai affrontato né tantomeno risolto. Si vedrà se Monterotondo partorirà qualche novità.
In particolare, giocoforza occorrerà cnfrontarsi sul tema delle alleanze e sulla necessità di costruirle, in forme nuove, non sperimentate in passato. E’ questione all’ordine del giorno che non appare nel «manifesto». In particolare, proprio parlando del governo di coalizione giallorosso, si ignorano i rapporti con il movimento 5stelle nelle periferie, mentre sarebbe necessario (e opportuno) si avviasse il confronto per giungere all’indicazione di una prospettiva comune. Al bando ogni velleità: è un percorso tutto da costruire.

Sulla sorte di Sebastiano Cubeddu, Giachetti deciderà a gennaio

La giunta per le elezioni presieduta da Roberto Giachetti ha rinviato a gennaio la decisione sulla eleggibilità di Sebastiano Cubeddu. Pur avendo comunque già acquisito un proprio orientamento: il parlamentare eletto all’uninominale nel collegio Tivoli-Guidonia Montecelio, in assenza di contributi avversi, dovrà lasciare la Camera dei deputati. Non a favore di Barbara Saltamartini – che secondo la giunta avrebbe comunque vinto le elezioni nel collegio indicato – ma di Fabio Forte, ex consigliere provinciale di Frosinone ed ex sindaco di Arpino. Un seggio in più alla Lega, uno in meno ai 5stelle.
Problema: mancano le schede bianche e nulle di quattro sezioni del collegio, non si sa che fine abbiano fatto. Il che non permette alla giunta per le elezioni di chiudere il verbale dei lavori. Si tratta delle schede delle sezioni 38 e 60 di Guidonia Montecelio, della 5 di Marcellina e della 51 di Tivoli.