Assegnare l’uscita di Anna Checchi e Lorena Roscetti a un piano eterodiretto, pupi e pupari, conviene Perché evita di giudicare quante scelte ‘strategiche’ della giunta abbiano obbedito a richieste «altre» Le dimissioni del sindaco Michel Barbet e la legge che gli concede venti giorni di tempo per ripensarci

Sgualcita a Guidonia Montecelio la bandiera del moVimento 5stelle

di TOMMASO VERGA
MICHEL BARBET HA POCO DA FESTEGGIARE. «Andare sotto» in Consiglio comunale a causa della mancanza del numero legale sullo «schema di convenzione» per le cave di travertino; trovarsi ridotto il gruppo consiliare del moVimento 5stelle di altre due unità (con una terza che ormai da un mese è alla ricerca di un rifugio), fa del compleanno del sindaco di Guidonia Montecelio – eletto al ballottaggio il 25 giugno del 2017 – una scadenza quaresimale, dai paramenti viola. Niente champagne, ma aranciata (amara).
Dopo l’uscita di Anna Checchi e Lorena Roscetti, insieme con il primo cittadino ricevono una «brutta botta» il «partito delle chat» e le «ristrette», sedi entrambe nelle quali si «decide-va». Inizialmente predominante il primo, nei tempi recenti si è transitato in esclusiva sulle seconde. Per prassi consolidata, negli ultimi mesi, il «club dei sapienti» decideva su un determinato argomento, un particolare, una tranche del problema – poniamo: le cave di travertino –. Cosicché, cassando le procedure democratiche, il gruppo 5stelle trasferiva l’indicazione, si votava per «io sto con…», anziché su «ritengo che…». Nessuna riserva benché fosse risaputo il ricorso e l’apporto di soggetti di parte, estranei alla politica e all’istituzione. Persino l’interesse diretto non ha scandalizzato.
Così, un giorno (oggi), dopo aver fatto lo gnorri a seguito delle dimissioni di una decina di assessori, aver replicato le spallucce per Claudio Zarro e Loredana Terzulli, i due consiglieri passati con l’opposizione, e per Laura Alessandrini e Laura Spinella, sostituite dai primi non eletti, Michel Barbet s’è trovato a dover fare i conti con la misura colma, a prendere atto dell’uscita di Anna Checchi e Lorena Roscetti dal gruppo consiliare 5stelle. Tra gli uni e gli altri, si raggiunge in numero di sedici. Un record probabilmente.
Sotto l’aspetto politico, la decisione dell’uscita sicuramente accenturà la crisi del gruppo pentastellato e dell’amministrazione comunale, sindaco in testa. A suo favore, l’impegno delle ultime due dimesse di sostenerlo. Il che significa, principalmente, che ogni decisione traumatica che si dovesse adottare non dipenderà né da Anna Checchi né da Lorena Roscetti. Ma esclusivamente dal sindaco.

Lorena Roscetti

Per il quale, pur se non imiteranno Zarro e Terzulli, si riduce ulteriormente il numero di componenti del gruppo consiliare, sempre in attesa che un altro, Claudio Caruso, approdi, come ha dichiarato da tempo ormai, in un partito diverso da quello fissato dalle elezioni di tre anni fa.
Suggerisce il quadro, offre lo spaccato dei due anni ultimi, la rappresentazione di un comportamento con esplicito ricorso a un «doppio binario», con tanto di retropensiero. Si parla della rateizzazione dei debiti dei locatari morosi delle case popolari. Per i quali si approva una delibera ad hoc e si fa divieto di offrire a garanzia della dilazione… le cave di travertino.
Però il meglio di quanto combinato nel Palazzo viene dall’attualità, dallo «schema di convenzione» non approvato dal Consiglio comunale nel pomeriggio di ieri, il massimo del «modello Barbet-Strani». Come detto, andato a vuoto per mancanza del numero legale. Un flop che cozza violentemente contro tutti i presupposti della «convocazione urgente», che avrebbe dovuto offrire, proprio per come è stata gestita, la dimostrazione dell’intangibilità dei due. Una sfida al Consiglio comunale, alle istituzioni rappresentative.

Anna Checchi

«Convocazione urgente». Talmente tale da impedire che ci si confrontasse su argomenti controversi per natura. Mutismo che comprende anche Alessandro Cocchiarella, presidente della Commissione ambiente, nonostante la discussione del testo fosse stata impedita, andare avanti, fino all’approvazione.
«Urgente». Tutto conduce alla deduzione che Michel Barbet ed Elisa Strani, l’assessora alle Cave, fossero impegnati al punto da aver garantito il superamento di ogni eventuale ostacolo, consapevoli che i numeri del Consiglio comunale avrebbero dato loro ragione. Una posizione che ha persino fatto «scomodare» – due anni dopo i moti dell’estate del ’18 –  Cgil-Cisl-Uil, in un comunicato plaudenti sul «finalmente si vara la convenzione».
Come giustificheranno sindaco e assessora la figuraccia, un «non dire gatto se non ce l’hai nel sacco»? Quale affidamento in futuro verrà dai contraenti in attesa della «convenzione» ma rimasti a bocca asciutta?
Cosa succederà adesso? E’ nella mente di Michel Barbet e del suo «cerchio magico». Secondo la legge, la decisione di dimettersi sospende ogni cosa per venti giorni. Al termine dei quali può mantenere la carica oppure andarsene. Si vedrà.