Il sindaco Barbet e l’assessora Strani annunciano l’avvio dell’ennesimo tavolo. Sulle fideiussioni (mentre non servirà nemmeno a firmare le polizze). Invece al travertino occorre una strategia che affronti i problemi strutturali. Elencati nell’«accordo di programma» sottoscritto a settembre 2018 nella Regione Lazio. Perché non riprendere la trama cominciando dall’interpello di Gian Paolo Manzella, autore di quel «patto», in specie ora che è nel governo Conte II?

di TOMMASO VERGA
SE NON C’E’ LA FIDEIUSSIONE cosa succederà? «(Le cave, ndr) sono acquisite di diritto gratuitamente al patrimonio del Comune al fine di provvedere al ripristino ambientale a spese dell’inottemperante» si legge nelle ordinanze recapitate oggi. Traduzione: «se le polizze fideiussorie non sono sottoscritte la cava esaurita diventa di proprietà del Comune che provvede all’intervento di salvaguardia dei luoghi».
Infatti. Sono 25 le cave del bacino abbandonate al loro destino. Che il Comune dovrebbe risanare. Chi le ha lasciate in tali condizioni? Chi ha incassato le polizze? Dove avrà investito i proventi dell’escavazione del travertino? Possibile che nessuno si sia accorto di niente? Nemmeno della decina di cave abusive, prive di autorizzazione?
Calma però, adesso c’è un tavolo. L’ha annunciato Michel Barbet. Che li fabbrica evidentemente (sarà il decimo annuncio). Il sindaco non prende nota che il bacino del travertino è in gravi difficoltà e che non può (né deve) continuare a sostenersi con interventi privi di qualunque idea afferente la prospettiva. Dovrebbe essere lui – se sapesse di cosa si parla – a chiedere a Zingaretti che fine ha fatto l’«accordo di programma» sottoscritto a fine settembre 2018 tra Regione Lazio, Comuni di Guidonia Montecelio e di Tivoli? Perché non riprendere il ragionamento approfittando anche del fatto che Gian Paolo Manzella, il promotore di quel «patto», adesso è nel governo Conte II?
A meno che non si voglia continuare a perdere tempo in riunioni di «tavoli» con un sindaco ormai spiaggiato e fuori del contesto politico utile alla città. A cominciare dalla Regione Lazio. Ci si chiede l’utilità del mare di chiacchiere, delle mossette sfiziose, delle visioni da «ho sognato un fantasma», delle volgarità che segnalano l’esistenza di chi le pronuncia.
Un cahier che fa il paio con la domanda sul sentimento che prova verso Guidonia Montecelio, di «amore» per la sua città una che ribadisce: «È stato avviato già da diversi mesi un tavolo di lavoro con le aziende del settore estrattivo e le compagnie assicurative al fine di risolvere anche la questione delle polizze fideiussorie. Su questo caso la magistratura farà il suo corso e stabilirà le responsabilità e come ente rispetteremo ciò che verrà deciso». Signora Elisa Strani ma non ha ripetuto allo stremo, fino alla più recente uscita pubblica, che «le cave sono state truffate»? Che vuol dire «rispetteremo»? Che non farà più polemiche con la magistratura? Ma lei è al servizio di Guidonia o è l’assessore delle cave di travertino?

Contro le ordinanze di cessazione, Mario Caucci e Anna Giansanti chiedono l’intervento del «Salva Italia»: negato

Così, in mezzo a tanti pastrocchi, oggi, 7 agosto, come avevamo preannunciato, si è verificato finalmente un gesto privo di ambiguità (decisivo se sarà seguito dagli altri: tutti in ritardo ma tutti necessari). Egidio Santamaria e Paolo Sperandio, dirigente e funzionario del settore cave del Comune di Guidonia Montecelio, hanno iniziato a punire le inadempienze delle cave di travertino relativamente dalle polizze fideiussorie sul risanamento ambientale. Quattro per ora le aziende raggiunte dalle ordinanze di cessazione.
Si dovrebbe cominciare da Filippo Lippiello, che invece risulta «assolto»: però ancora temporaneamente. Entro 30 giorni (gli ennesimi 30 giorni) «se la signoria vostra – la «Str spa…» – non produrrà le polizze si procederà alla sospensione dell’attività di coltivazione di cava»: un rinvio che ha fornito a una raffinata cronista l’opportunità di fare un titolo sui 30 giorni concessi dal Comune a tutte le cave.
Nessun rimando per Mario Caucci e Anna Giansanti: «condannati». A queste due aziende è stato notificato il «preavviso di sospensione dell’Autorizzazione e della relativa attività estrattiva» e quindi la cessazione del lavoro. Anche se per il momento non ne verranno effetti visto che il bacino del travertino chiude per ferie a partire da domani. Se ne parlerà a settembre.
Le motivazioni del provvedimento sono analoghe per «Anna Giansanti srl» e «Cm Caucci Mario Itr spa». Che per ottenere la sospensione della procedura innescata dal provvedimento dirigenziale si sono appellate al «Salva Italia», le «regole» del decreto del governo Conte II. Richieste respinte perché le determinazioni erano state notificate alle società prima dell’approvazione dei provvedimenti.

«Dino Pirandola» e «Btr» debbono cessare l’attività, garantire la sicurezza del sito ed il mantenimento dell’equilibrio idrogeologico

Altre due ordinanze, definitive stavolta, interessano la «Dino Pirandola srl» e la «Btr srl». Qualora non ottemperassero, come detto, «verranno acquisite di diritto gratuitamente al patrimonio del Comune al fine di provvedere al ripristino ambientale a spese dell’inottemperante». Come avverrà il trapasso si apprende dalle ordinanze che seguono:

Alla Società “Dino Pirandola S.r.l.” e alla “B.T.R. srl” (le ordinanze sono identiche)
ORDINA
”la sospensione dei lavori di coltivazione e ripristino ambientale di cui all’Autorizzazione (…) rilasciata  ai sensi dell’art. 24 comma 1 della L.R. 17/2004 in quanto trattasi di “inosservanza degli obblighi oggetto della convenzione stipulata al rilascio dell’autorizzazione e successivi atti d’obbligo, di cui all’articolo 14, comma 1 della Legge Regionale n. 17/2004 e ss.mm.ii.”;
ASSEGNA
ai sensi dell’art. 24 comma 2 della L.R. 17/2004 un periodo di 150 giorni, naturali e consecutivi, per conformarsi alle norme di legge ed adempiere agli obblighi ai fini della ripresa dell’attività estrattiva e nello specifico alla presentazione di idonea polizza fideiussoria atta a garantire il piano di coltivazione e quello di recupero ambientale così come autorizzato
INGIUNGE, altresì
– l’immediata cessazione dell’attività estrattiva su tutto il perimetro di cava;
– la custodia dell’area e l’attuazione di ogni misura necessaria a garantire la sicurezza del sito ed il mantenimento dell’equilibrio idrogeologico;
COMUNICA CHE
– se il trasgressore non adempie a quanto sopra intimato entro i termini prescritti e/o la polizza fideiussoria non dovesse risultare idonea a garantire il piano di coltivazione e recupero ambientale della cava, il Comune provvederà alla revoca definitiva dell’Autorizzazione con rivalsa delle spese sull’obbligato così come previsto dall’art. 24 comma 3 L.R. 17/2004;
AVVERTE
– che decorso il termine concesso, in caso di mancanza di presentazione di idonea polizza fideiussoria, come sopra riportato o il mancato ripristino dello stato dei luoghi, anche parziale, con le modalità indicate nel progetto allegato all’autorizzazione, previo verbale di accertamento di inottemperanza, il bene e l’area di sedime, nonché quella necessaria, sono acquisite di diritto gratuitamente al patrimonio del Comune al fine di provvedere al ripristino ambientale a spese dell’inottemperante;
L’accertamento dell’inottemperanza, costituisce titolo per l’immissione nel possesso e per la trascrizione nei registri immobiliari; è fatta salva la quantificazione del Danno Ambientale che sarà effettuata in fase successiva, a seguito del verificarsi delle condizioni sopra esposte, tenendo conto delle valutazioni che verranno effettuate in merito al danno stesso.

In merito agli obblighi di trasmissione, la presente, oltre ad essere notificata al trasgressore, è trasmessa in copia ai sensi dell’art. 24 comma 1 L.R. 17/2004:
– alla Regione Lazio, Direzione Regionale Sviluppo Economico ed Attività Produttive / Area Attività Estrattive – Direz. Regionale Politiche Ambientali e Ciclo dei Rifiuti – Area VIA;
– alla Procura della Repubblica – Tribunale di Tivoli;
– inoltre di notificare la presente ai Carabinieri Forestali di Guidonia Montecelio.