di TOMMASO VERGA
COSTRUIRE GLI ALBERGHI? MA DOVE? «Calma. Gli alberghi vengono poi. Se mancasse l’acqua sulfurea te li sogni… altro che alberghi, non si potrebbero alimentare le piscine, la spa, l’aerosol, i massaggi e quant’altro». «Allora il Parco termale non si potrà realizzare?». «Dipende. Sarebbe innanzitutto necessario risanare il sistema territoriale sotto il profilo idrogeologico, verificare che le “buche” delle cave di travertino siano dentro la profondità prevista, che venga recuperata l’acqua minerale che le molte decine di pompe aspiranti disperdono nell’Aniene. Hai presenti le condizioni da esaurimento dei laghi “Regina” e “Colonnelle”? Necessita poi che Tivoli metta fine al monopolio di utilizzo dell’“acqua solfa”, alla subconcessione esclusiva alla “spa Acque Albule”. L’acqua è un bene pubblico, non può essere soggetta a restrizioni politico-burocratiche. L’utilizzo va consentito a chiunque ne faccia richiesta, voglia usarla. In sostanza, la gestione dev’essere liberalizzata». «E Guidonia Montecelio?» «Non c’entra, è fuori, gioca in un altro girone, sui terreni in origine destinati al Parco termale, al Bivio, dalle parti del “Volta” e del “Maiorana”, si stanno concludendo i lavori per i palazzi del “Consorzio F6” (Terranova, Romanelli, Ludovici). La solita gestione dell’urbanistica in quella città: una “variante” di Prg e l’affare è fatto».
Liberalizzare l’acqua, ricondurla a carattere di bene pubblico. Volendo disegnare un piano di sviluppo si indica la risorsa più importante dell’intero territorio. Della quale nessuno cura lo stato, la condizione.
Il «Parco termale metropolitano», argomento tornato d’attualità grazie all’«invito» della Città metropolitana di Roma capitale. Che, indicando l’adozione del «Piano d’area», ne sollecita la realizzazione. Un proposito che riporta alla redazione del Prusst dell’Asse tiburtino “Fata viam invenient”, il Programma di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio, approvato dai Consigli comunali di Tivoli, Guidonia Montecelio, Castel Madama e (l’allora) V municipio capitolino a inizio degli anni Duemila.

Il «Programma interventi per Roma Capitale» e la «Relazione sullo stato di attuazione degli interventi al 30/06/2019» della Città metropolitana

Cronologia, sollecitazioni ad agire, assegnazione di incarichi, studi, modifiche e quant’altro, sono contenuti nell’omnicomprensivo dossier di 37 pagine, risalente a un anno fa; responsabile della direzione, l’architetto Massimo Piacenza. Al «Programma interventi per Roma Capitale» pubblicato appunto dalla Città metropolitana, comprensivo della «Relazione sullo stato di attuazione degli interventi al 30/06/2019» i due Comuni nemmeno hanno risposto. Evidentemente non ne hanno sentito la necessità. D’altronde, loro, «il Parco TERranova l’hanno già realizzato». Costruire alberghi? l’acqua sulfurea? i servizi? la crescita? Pura fantasia. Il raffronto conduce verso una sola direzione. Negativa. Almeno fino al momento in cui la popolazione non chiederà ai protagonisti le ragione di simile disastro.

Eligio Rubeis su una copertina di «Dentro»

Sommariamente, nella documentazione, si sintetizza lo stato di attuazione di una serie di programmi che la Città metropolitana ha ereditato dalla Provincia di Roma. Tra i quali, appunto, il «Parco termale metropolitano», a distanza di 17 anni dalla ideazione (il 2002). Sul quale, Provincia di Roma e Città metropolitana hanno speso la somma di 516.456,90 euro.
Un investimento per il quale Tivoli e Guidonia Montecelio si sarebbero già dovute «ri-mettere in movimento». Adottando, come si legge nel dossier, il «piano d’area», redatto dall’urbanista Maurizio Marcelloni, consegnato nella versione definitiva al committente Città metropolitana il 30 gennaio 2007. Ultimo step, risalente a quasi 14 anni fa. Poi? Più nulla. E dire che, secondo il Prusst, dal «Parco termale metropolitano», Tivoli e Guidonia Montecelio trarrebbero enormi benefici in termini di investimenti, tributi, lavoro, crescita, occupazione, servizi e infrastrutture. Hanno preferito rispondere «assente».
Motivo? E’ del tutto evidente che l’adozione del «piano Marcelloni» avrebbe scompigliato i disegni delle due amministrazioni comunali. Perché, per la realizzazione del «Parco termale metropolitano», Giuseppe Proietti avrebbe dovuto decidere di «liberalizzare» la distribuzione dell’acqua sulfurea, un assunto fondamentale e imprescindibile, necessità esattamente opposta alla privatizzazione del servizio, riservato in esclusiva alla «spa Acque Albule» fino al 25 gennaio 2031, allorché scadranno, contemporaneamente, la «concessione» regionale e la «subconcessione» locale.

Guidonia s’è messa fuori gioco: sui terreni del Parco termale costruiti i palazzi di Terranova & C. Invece se Tivoli sommasse «Stacchini» all’area del demanio militare avrebbe 100 ettari per la «città termale»

Bartolomeo Terranova

Considerando tutte le condizioni, qualora si volesse realizzare, il Parco termale anziché metropolitano al più potrebbe essere cittadino. Della sola Tivoli. A portata di delibera. Quello che non si capisce è perché il sindaco Giuseppe Proietti si stia occupando full-time del cosiddetto interporto, un’opera inutile, persino contraria rispetto alle premesse (artatamente richiamate) formulate nel certificato di nascita del 1° agosto 2000 del «Consorzio interporto Roma est». Mentre la gestione della risorsa termale risponderebbe non solo alla domanda di crescita della città, ma prima ancora alla sua qualità. Cosa fare? Utilizzare i 60 ettari  dell’area «Stacchini» aumentati della quarantina dei contermini del demanio militare: la città termale in sostituzione del parco.
Si dirà che rimarrebbe irrisolto il problema della liberalizzazione dell’acqua. Gli «alfieri del libero mercato» al vertice della «spa Terme Acque Albule», si tengono ben stretta l’esclusiva della «subconcessione». Al punto di denunciare (e vincere la causa, ma non è finita) i gestori dei «laghetti del Barco», accusati di aver messo a rischio il titolo di monopolisti della risorsa. Occorrerebbe quindi una decisione del sindaco. Un «atto politico», rispettoso della normativa europea sulle acque non-minerali. Come appunto le Albule.
Con tali scelte, Tivoli darebbe risposta anche ai problemi d’«identità» riaffermando una delle principali vocazioni naturali. Diversamente da Guidonia Montecelio. La quale, applicando il consueto modello di governo che ha contraddistinto l’urbanistica cittadina nel settennato del sindaco Eligio Rubeis – tra i principali collaboratori professionali di Bartolomeo Terranova annovera  –, è ricorsa alle varianti di Prg. Cosicché sulle superfici destinate dal Prg alla città termale, al Bivio, tra il “Majorana”, il “Volta” e l’area delle «Sorgenti», sono stati sottratti 12 ettari e mezzo, su parte dei quali il «Consorzio F6» sta terminando di costruire palazzi (foto in alto). Titolari dei «lavori in corso», la «D’Este Immobiliare» e la «Vici srl», ossia un’unica faccia della medaglia, il partner degli enti locali in entrambi i casi, il ragionier Bartolomeo Terranova, patron del Grand hotel Duca d’Este e della Fincres spa, accompagnato dal «vice» Tullio Ludovici.
Alle varianti ha provveduto l’ex sindaco democristiano di Guidonia Montecelio Umberto Ferrucci, l’intoccabile dirigente dell’Urbanistica assunto in Comune nel 2008 decisa dal sindaco di centrosinistra Filippo Lippiello, poi rimasto nel ruolo e nell’incarico con il successore, il forzista Eligio Rubeis.