di TOMMASO VERGA

Lo screenshot dell’articolo di “Dentro Magazine” del 30 novembre 2020

C’E’ UNA CURIOSA SINGOLARITA’ nella delibera che autorizza il sindaco Michel Barbet “ad esporre querela, per i motivi espressi in narrativa, contro l’articolista, redattore e direttore di DENTRO MAGAZINE, nonché contro coloro che hanno reso le dichiarazioni riportate nell’articolo”: è quanto si legge nell’atto votato dalla giunta di Guidonia Montecelio il 28 dicembre (all’unanimità si presume, non segnalate formulazioni contrarie).
Soccorrono brevi righe di motivazioni. Che comprendono la topica di definire «blog» Dentro Magazine, il giornale on-line che da anni è invece l’unico quotidiano del comprensorio. Qualcuno dirà che si tratta di quisquilie, graffiare gli specchietti (termine in genere usato per le allodole). Neanche per sogno. Perché a risultare è piuttosto la mancanza di attenzione per l’ordine, preferire cose affastellate all’insegna del «tanto l’una vale l’altra», versione che ha sostituito per inutilità più che per disaffezione il fondante «uno vale l’altro» dei grillini.
Tutto ciò – e siamo soltanto alla premessa – risulta particolarmente grave in un caso di scuola attinente alla libertà di stampa. A chi legge il giudizio. Sul sindaco e su Gea Petrini.

Gea Petrini

Il testo delle motivazioni: «Vista la nota del Sindaco prot.n.108131 dell’ 22.12.2020 con la quale si trasmetteva all’Avvocatura l’articolo del blog www.dentromagazine.com “A GUIDONIA L’OPPOSIZIONE: AMMINISTRAZIONE SOTTO INDAGINE? IL SINDACO CHIARISCA” al fine di predisporre gli atti per sporgere querela nei confronti dell’articolista, redattore e direttore di DENTRO MAGAZINE, nonché nei confronti di coloro che hanno reso le dichiarazioni riportate nell’articolo».
Nonché? Cosa c’entra quel «nonché»? un’aggiunta si direbbe, il cui compito da quanto si legge è solo quello di completare il periodo.
Da qui il sindaco (francese? ma lo è davvero?) propone una riflessione sulla libertà di stampa. Che al movimento di Beppe Grillo è sempre stata un po’ sui zebedei (benché molta informazione metta del suo per farsi criticare. Non è questo il caso): prima dev’essere punita la giornalista; poi – ma sì, dai, e forza, anche… – la minoranza consiliare (nemmeno tutta), autrice della domanda: è vero che sono stati recapitati avvisi di garanzia per sindaco, assessori e dirigenti del Comune?
In sintesi, la notizia è indubbia, i consiglieri comunali la richiesta al sindaco l’hanno posta senza giri di parole né artifizi. Cosa c’entri la querela a Gea Petrini e a Dentro Magazine visto che la notizia c’è tutta e va quindi riportata. Perché, per un verso, non si capirebbe altrimenti quale altro scopo avrebbe l’informazione; per l’altro, preferiamo nemmeno immaginare che a qualcuno piacerebbe riesumare un Paese/paese governato da chi adisce le vie legali – unica diversità – per aver pubblicato una notizia vera ma sgradita. Per sé, per la propria persona.
Ricorrendo altresì alla traccia di una linea di demarcazione («inoltre» corporativa) a difesa dei consanguinei della politica distinti da chi dev’essere punito per il mestiere che fa, quindi meritevole della denuncia.
Tale è il piano che spiega l’utilizzo del sinonimo «inoltre».
Un’altra medaglia, l’ennesima per Michel Barbet (la precedente se l’è guadagnata in Consiglio comunale l’altro pomeriggio con l’intervento sulle cave; verrà utilizzata nell’occasione opportuna). Tra un po’ non basterà più una sola giacca per contenerle tutte.