di TOMMASO VERGA
SI POTRANNO UTILIZZARE TERRA E ROCCE DA SCAVO di provenienza esterna al sito è scritto nella determina numero 27 del 2 febbraio. Perché? a cosa servono? Al “ritombamento” delle cave esaurite, a “tappare” le voragini. Ma finora come si è risolto? Quali le differenze, le diversità? Finora al “ritombamento” si è provveduto con il travertino di scarto, con le qualità non commercializzabili. Che ormai non bastano, non sono più sufficienti. E’ quanto dicono gli addetti. Quindi sta aumentando l’escavazione della pietra di pregio. Benissimo. Ma chi ha controllato le quantità divise per la qualità? E gli scarti, anche se in volumi ridotti, adesso che fine stanno facendo?  Mmm… E il Comune, i dirigenti del settore, hanno verificato? Sì o non? E poi, siccome con la qualità si vende di più e meglio salgono i profitti, perché i padroni delle cave non versano al Comune le imposte addietrate?

Il «tributo ambientale» viene calcolato per metro cubo estratto sia sulla pietra ornamentale che sugli inerti. Il computo affidato a una perizia giurata di professionisti abilitati

IL TRIBUTO AMBIENTALE da sempre costituisce materia controversa, non sotto il profilo delle opinioni quanto dell’imposta prevista dalla legge 17 del 2004 su cave e torbiere. In base alla normativa, «le attività estrattive del territorio dovrebbero versare 2 euro per ogni metro cubo di pietra ornamentale estratta, e 30 centesimi a metro cubo per gli inerti venduti». L’esercente, nel mese di giugno d’ogni anno, deve presentare al Comune una perizia giurata sottoscritta da un professionista abilitato, nella quale vengono descritti «lo stato di avanzamento del piano di coltivazione e l’esatto quantitativo di materiale estratto, in relazione alle diverse tipologie». In sostanza, i materiali venduti – tutti –, necessari a calcolare il tributo ambientale da corrispondere. Tale perizia deve essere controllata dal Comune, ed entro il 30 giugno il padrone della cava deve versare l’importo maturato nell’anno precedente. Da una verifica effettuata dal Comune di Guidonia Montecelio pubblicata nel 2013, risultava che soltanto alcune cave presentavano le perizie, mentre in molte altre venivano contabilizzate solamente le pietre ornamentali commercializzate, escludendo completamente il computo dei materiali inerti irregolarmente venduti. Una condizione, è emerso con chiarezza, che si protraeva sin dall’anno 2000.

Se solo il 30 per cento è pietra ornamentale che fine fa il restante 70 di travertino estratto? perché non utilizzarlo nel “ritombamento”?

(Post apparso su Facebook; 23 luglio 2018) «SE, COME DICONO I CAVATORI il 70 percento del cavato non è buono, potrebbero utilizzare quello e il restante percento con terreni di scavo dei cantieri… ma così non è, quindi il 39 per cento (refuso o la percentuale difetta per eccesso, ndr) lo vendono o lo lavorano pagando anche la tariffa comunale e regionale… l’altro 70 percento come nelle fiabe scompare e non si sa dove… forse vendono anche quello… forse lo regalano in cambio della pulizia della cava, chi lo sa, oppure lo sanno tutti, cavatori, Regione, Comune, tecnici controllori, non sarebbe forse giusto accantonare quel 70 percento per il “ritombamento”, oppure facciamone parchi acquatici ma smettiamola di dire cose per non fare mai nulla in questo Paese». 

Prioritaria l’ordinanza del 2 febbraio sui vuoti di cava e non le autorizzazioni regionali sull’escavazione in «area a elevato rischio sinkhole»?

RIEPILOGO DELL’ORDINANZA 27 DEL TANDEM Santamaria-Sperandio del 2 febbraio scorso. Scendendo dal contesto – la vexata quaestio delle cave del travertino –, si puntualizza l’oggetto, il “ritombamento”, il «Riempimento dei vuoti di cava con Terre e Rocce da scavo provenienti dall’esterno del sito di cava (recupero ambientale)». Una priorità, antica oltre una decina d’anni (genitrice, a Guidonia Montecelio, la determinazione dirigenziale Area III n. 126 del 29 ottobre 2013). Una scelta che mostra l’interesse, l’ordine delle priorità, del sindaco Michel Barbet e degli amministratori del Comune. Indifferenti al recente rilascio di alcune autorizzazioni regionali per l’escavazione in un’area della città «a elevato rischio sinkhole» (testuale negli stessi documenti). La firma è di Flaminia Tosini, dirigente supremo delle Politiche ambientali e ciclo dei rifiuti della Regione Lazio. Nessuna reazione (nemmeno dell’assessora alle Cave), benché contemplato dalla normativa ogni ricorso avverso la decisione regionale. Fino al capo dello Stato nessun difetto, nemmeno in termini di scadenza.
In proposito, si deve evitare il malizioso equivoco che una presa di posizione (del genere) oltre al rischio di far annullare le autorizzazioni-Tosini possa rovinare le relazioni con i padroni delle cave, il pietroso gian-pierettiano neo-partito categoriale partner della giunta Strani-Barbet in origine monocolore 5 stelle. D’altronde, cosa dire? Per sindaco & co. le recenti voragini nel pieno centro cittadino – due sinkhole –, altro non sono che «fenomeni naturali».

Tra sinkhole e subsidenza i 450 ettari di un «unico enorme cratere» nella pianura tiburtina

UNA CINQUANTINA le cave di travertino distribuite su circa 450 ettari di territorio, una significativa porzione di Guidonia Montecelio. Tutte insieme fanno pensare a un «unico enorme cratere (così in un documento del Comune di fine 2012, ndr), la cui quota di fondo cava in alcuni casi supera già i 30 metri di profondità – a cielo aperto – dal piano di campagna, e l’autorizzazione spesso consentiva di scavare anche fino a 48 metri dal p.d.c.
In questa zona, inizialmente, la quota originaria della falda acquifera era a livelli molto superficiali (entro i 12 metri) mentre adesso per effetto del pompaggio continuo (si può supporre circa 5/7 metri cubi al secondo) il fondo delle cave viene mantenuto sempre asciutto, riversando l’acqua pompata nel limitrofo fosso delle Prata e nel fiume Aniene). In questa realtà, tutt’altro che statica, non è difficile immaginare che l’ulteriore alterazione dei parametri territoriali deve essere estremamente ponderata per evitare altre compromissioni.

LA SUBSIDENZA NELLA PIANURA TIBURTINA _ Non va ignorata né dimenticata la perizia del 16 luglio 2010, firmata da Francesco Nolasco, direttore per trent’anni del settore Ambiente e difesa del suolo della Regione Lazio, che mise termine alla procedura sullo stato d’emergenza causato dalla subsidenza – iniziata nel 2003 – che aveva coinvolto la pianura tiburtina. Quello studio sosteneva che le presunte cause del sommovimento del terreno erano dovute alle cave di travertino e alle Acque Albule Spa. Le cave proprio per le dinamiche di pompaggio; le terme per l’aspirazione dell’acqua sulfurea a rifornimento delle piscine.

Per le cave da “ritombare” gli automezzi attraverseranno il centro cittadino, dal «casello» dell’autostrada alla Longarina (viene in mente la protesta “preventiva” di Michel Barbet contro i camion dell’Ama che, usciti all’Inviolata, si sarebbero diretti al Tmb dell’Inviolata)

MICHEL BARBET, 15 SETTEMBRE 2018: “le gravi inadempienze compiute dalle imprese rispetto al piano di sfruttamento della cava”. Nell’«ordinanza» Sperandio Santamaria datata 2 febbraio, sparite le “gravi inadempienze compiute dalle imprese rispetto al piano di sfruttamento della cava” si passa al “relativo ripristino”. Che – repetita iuvant – va tradotto con: «Riempimento dei vuoti di cava con Terre e Rocce da scavo provenienti dall’esterno del sito di cava (recupero ambientale)». Nessuna novità, quanto la riesumazione dello studio geochimico-mineralogico-petrografico, a firma della professoressa Paola Tuccimei, dell’Università degli Studi Roma Tre. 39 pagine consegnate al Comune di Guidonia a fine ottobre 2014 dietro esborso di 21 mila euro più Iva.

Paola Tuccimei

Si ignora se, come e quanto lo studio sia stato aggiornato. Per dire: quanto peserà l’aumento del traffico pesante non soltanto sulla mobilità ma sulla viabilità cittadina e sulla qualità dell’aria di Guidonia Montecelio?
Però, quasi a scusarsi, il “ritombamento” è obbligatorio, è previsto dalla legge – sostengono a difesa dell’ordinanza 27 gli amministratori del Comune di Guidonia –. Sarà vero, anche se nell’applicazione si direbbe che la legge stessa ne riconosca la impraticabilità. A favore di alternative di tutt’altro genere. Nella piana delle Acque Albule la sola significativa, capace di utilizzare le due materie prime disponibili – acqua minerale e travertino –, è sicuramente il Parco termale metropolitano. Anche in termini di crescita sostenibile. Non il “ritombamento”.
Nel 2011 – dieci anni a novembre – si celebrò l’inaugurazione del casello dell’Inviolata sull’Autostrada del Sole. E non mancò la raccomandazione sul problema del traffico pesante. Con la determinazione-2 febbraio si è praticamente deciso che i mezzi adibiti al “ritombamento”, con il loro carico, attraverseranno l’intero centro cittadino, dalla stazione dell’autostrada a via della Longarina, sul confine tra Guidonia Montecelio e Tivoli.
Lì verseranno il contenuto nelle voragini esaurite. Indifferenti agli effetti sul bacino idrografico del fiume Aniene e sulle sorgenti delle Acque Albule. Gli scavi, a causa della compromissione operata dall’estrazione del travertino, sono divenuti laghi (gli effetti più evidenti si misurano a Villanova). Terminata la pietra, resta il liquido.

Macchie bianche sulla superficie del fiume Aniene a Ponte Lucano

Inevitabile la sequenza di interrogativi.
* Chi si occuperà di svolgere una puntuale analisi chimica delle terre al fine di verificare ed attestare che la concentrazione di inquinanti rientra nei limiti?
* Le terre da scavo potrebbero contenere amianto?
* Sarà il vecchio fiume che scende dai Simbruini ad ospitare la melma (cfr: «terra molle e attaccaticcia»), formata dalle terre e dall’acqua non più aspirata dalle pompe delle cave attualmente in attività?
* Si è già accertato qual è il terreno idoneo ad evitare totalmente i fenomeni di dissesto?
* Un terreno che garantisca un efficace drenaggio delle acque rispettando le direzioni di flusso precedenti alle attività di scavo?
* Come ripristinare gli acquiferi eventualmente venuti a giorno e restituirne la protezione?
* Come rispettare le caratteristiche ecologiche e agronomiche del paesaggio?
In particolare, rispetto alle acque termali
* Quali procedure saranno adottate al fine di salvaguardare le acque sotterranee ed assicurare un elevato grado di tutela ambientale?
* Infine: chi certificherà l’impatto ambientale di un’operazione che potrebbe persino minare la salute pubblica? (si ringrazia dei suggerimenti dis-interessati forniti in proposito).