«E PER LA PALESTINA?» il richiamo che introduce il post apparso ieri sulla pagina Facebook dei Giovani democratici di Tivoli. Non un generico appello, ma una presa di posizione – men che meno equidistante – su quanto sta avvenendo in Palestina. Un pensiero politico racchiuso in un (enorme) punto interrogativo. Che il testo a seguire si premura di tradurre a mo’ di “segnale” esplicito e diretto, espressione di uno stato d’animo, interpretazione di un disagio dovuto a un “credo” diverso dalle scelte del Partito e in specie del segretario Enrico Letta. Tutto conduce a pensare alla necessità di un confronto. Sarebbe utile. Purché non diplomatico.
IL POST: «Come giovani militanti della giovanile di un Partito che riteniamo essere la casa progressista di questo Paese, vedere il nostro Segretario nazionale Enrico Letta sul palco insieme ai maggiori esponenti della Destra e affini (vedi Italia Viva) non ci lascia indifferenti.
Avremmo voluto che assieme a quella bandiera d’Israele ci fosse stata anche quella della Palestina.
Perché noi crediamo nella soluzione dei due stati, noi crediamo in entrambe quelle bandiere.
E soprattutto crediamo in una fenomenologia storica, sociale e politica che non può portare unicamente alla mera difesa di Israele da parte della istituzioni, né può assegnare eguale peso e responsabilità ad entrambe le fazioni militari, liquidando così la questione nella retorica dal retrogusto un po’ qualunquista di “sbagliano entrambi” “la guerra va fermata, non importa chi e cosa” “la guerra è brutta”.
Non vogliamo ignorare le responsabilità di Hamas e le morti che possiamo contare di imputabilità palestinese nel corso della storia dal 1948 ad oggi.
Non possiamo però non affermare che da quell’anno in poi sta avvenendo, a macchia d’olio, a prova di cartina geografica, una progressiva operazione colonialista da parte di Israele nei confronti dei territori palestinesi fuori da ogni logica di diritto internazionale, in barba ad ogni trattato dei diritti umani e contro ogni risoluzione Onu.
E tutto questo con manforte finanziaria e militare degli Usa, della Nato, dell’occidente che volta la testa.
La vera libertà e l’effettiva democrazia della nostra parte di mondo si misura anche nelle posizioni prese.