Paolo Orneli, assessore regionale allo Sviluppo economico

di TOMMASO VERGA
DAL 2 FEBBRAIO, PER RITOMBARE le cave esaurite si deve ricorrere a terre e rocce da scavo esterne alla cava. E’ quanto si scrive sulla determinazione «terra-terra», la numero 27 del 2021 firmata da Egidio Santamaria, al vertice del settore-cave del Comune di Guidonia Montecelio: i «materiali di scarto dichiarati dai titolari di attività estrattive, che dovrebbero servire per i recuperi ambientali, di fatto nella maggior parte dei casi non sono più presenti in cava» a quanto si legge. E dove sono? (domanda retorica, anche la casalinga di Villalba conosce compravendita, destinazione e utilizzo degli scarti di cava; infatti nessuno ha chiesto spiegazioni o altro, insomma alcunché, alla politica o/e all’amministrazione comunale, tutto il meccanismo è ben digerito da molto tempo; senonché…).
RISALIVA A UN MESE PRIMA
della determinazione comunale la delibera numero 933 della giunta di Nicola Zingaretti. Identico argomento. Infatti, il 1° dicembre 2020 la Regione Lazio aveva stanziato 500.000 €, fondo-spese necessario a finanziare le attività di monitoraggio delle attività estrattive; in particolare delle aree Tivoli-Guidonia Montecelio e Coreno Ausonio. In concreto, l’Arpa affidava ai droni e all’apposito software la verifica delle modalità e dei risultati dell’escavazione nel bacino del lapis tiburtinus e del marmo del Frusinate.

Valerio Novelli, 5Stelle, presidente della Commissione Ambiente della Regione Lazio

Non si sta parlando di esplorazioni a fini statistici o di generici controlli. Perché oltre a tutte le verifiche di rispetto dell’ambiente, del territorio, del sistema idrogeologico – ad altissimo rischio con la formula «terre e rocce da scavo esterne al sito di cava» –, dalle quantità prodotte il Comune ricava una imposta pari a 2€/mc per il travertino, e di 30 cent/mc per i materiali di scarto. E’ il cosiddetto «onere ambientale».
L’ente lo incassa effettivamente? Un quesito che ha superato i confini del bar della piazza del paese, costringendo i protagonisti a fare i conti con scelte reali. Delle due l’una: o quanto dichiarano i «titolari di attività estrattive» è verbo, indiscutibile, oppure, più plausibile vista la disposizione delle cose, la Pisana non crede a quel che dicono preferendo così il ricorso a una strategia che scava in profondità nelle azioni (e nelle intenzioni…) dei padroni delle cave.

Dei delitti e delle pene: Paolo Orneli, Valerio Novelli, Michela Califano

Tanto che sono già tre, con certezza, gli oppositori del metodo-tiburtino. Sul monitoraggio dell’escavazione che l’assessore Paolo Orneli ha delegato ai droni dell’Arpa s’è scritto. Si direbbe conseguente l’emendamento depositato nel “Collegato regionale” a firma di Valerio Novelli, il 5stelle presidente della Commissione ambiente regionale, con il quale si chiede che le imposte relative all’attività estrattiva vengano incassate dalla Regione e poi ripartite ai Comuni di competenza.
Quasi a comporre un convoglio, altri sub-emendamenti sull’identica materia sono stati avanzati da Michela Califano, consigliera  regionale del Pd (in prima linea nella vertenza-travertino nell’estate di due anni fa); la sintesi: l’evasione dall’obbligo fiscale può comportare la chiusura della cava fino alla revoca dell’autorizzazione regionale.
Un “orientamento di contesto”, rafforzato nell’obbligo di presentare immediatamente dopo l’approvazione dell’emendamento «la comunicazione obbligatoria, per i titolari dell’autorizzazione, del versamento relativo al contributo per il recupero ambientale previsto dall’articolo 15 della legge regionale 17/04 degli ultimi 5 anni».
IN QUESTO CASO SI CONFA’ L’ADAGIO «mettere le mani avanti per non casca’ indietro». In una logica nella quale l’escavazione a questa maniera non solo provoca conseguenze sulla staticità degli edifici – troppo facilmente e rapidamente si è messo un coperchio sopra l’affaire subsidenza –, ma si intende considerarla del tutto avulsa dal territorio che ospita le cave. A cominciare dall’indifferenza per gli effetti che subisce la «risorsa acqua», a cominciare dalle albule e finire con il fiume Aniene. Secondo gli inorriditi soggetti interessati, si deve qualificare un fardello burocratico l’intervento della Regione sul fisco anziché considerarlo a mo’ di rimborso dei danni procurati a cose e persone. Soltanto una delle critiche nel compitino mandato a scarsa e cattiva memoria, che intenderebbe non far passare al voto del “Collegato regionale” nessun emendamento e sub, nemmeno uno, “noi stiamo tanto bene così”! I padroni delle cave? i migliori e più agguerriti alleati di coloro che predicano la cessazione dell’estrazione del travertino.

Michela Califano, consigliera regionale Pd, a Guidonia Montecelio

Niente “Collegato”; in autunno, dalla Regione, la nuova legge sulle cave

Il “Collegato regionale” s’è detto: si tratta del riesame di singole norme e dei conti regionali assunto a legge a partire dall’anno 2016. «Disposizioni collegate alla legge di stabilità regionale 2021 e modificazioni di leggi regionali» la formula doc del provvedimento all’esame delle Commissioni consiliari. Presso le quali dovrebbe terminare a fine del mese; poi toccherà all’aula.
Con l’esclusione delle attività estrattive. Perché, nella realtà, sulle cave, il “Collegato regionale” non interverrà affatto. Tutto rinviato all’autunno. Una decisione che vede d’accordo i partiti politici della Pisana. D’altronde, la Commissione ambiente già da quasi un mese aveva deciso di revocare emendamenti e sub, preferendo il confronto in Consiglio regionale, interessante la formulazione di una nuova regolamentazione su cave e torbiere (era ora…), destinata a sostituire l’“antica” e superata numero 17 del 2004. A firmare la proposta di legge, di nuovo Paolo Orneli, assessore allo Sviluppo economico, commercio e artigianato.
Morale: comunque, comincia a farsi largo una “musica che cambia” (anche nel settore dei lapidei).