di TOMMASO VERGA
LA CONCLUSIONE DELL’«OPERAZIONE PROPAGGINE» dell’8 novembreo, mentre ha confermato sospetti, ipotesi e prove raccolti sino alla metà del maggio scorso dalla DIA e dalla DDA, ha portato allo scoperto un inedito collegamento tra la Capitale, sede della «locale» ‘ndrina sinopolina (la definizione è del Gip Gaspare Sturzo, titolare del fascicolo giudiziario) con Agrigento, città nella quale la DIA della Valle dei Templi ha eseguito una misura cautelare in carcere. Secondo un comunicato, si tratta di un 26enne definito «non collegato agli ambienti mafiosi dell’Agrigentino».

LA FIGLIA DEL BOSS CON I BRACCIALETTI
E’ LEI LA VERA E UNICA EREDE del boss di ‘ndrangheta Vincenzo Alvaro. Carmela Alvaro, 32 anni, figlia primogenita del ”Papa” delle ‘ndrine è al suo primo arresto con altri 25 prestanome nel blitz della Dia che ha svelato nuove intestazioni fittizie della «Locale» di ‘ndrangheta per prendersi Roma. Sotto sequestro beni per 100milioni di euro.
Associazione mafiosa, sequestro di persona, minacce, violenza privata, le accuse dei pm della DDA, gli aggiunti Michele Prestipino, Ilaria Calò e il sostituto Giovanni Musarò, ipotesi di reato tutte da verificare nel procedimento penale. Nel frattempo, attenderà lo svolgersi del dibattimento ai «domiciliari» in quanto incensurata. 

La notizia si presta a un approfondimento. Inevitabile. Perché, allo stato, è come se si intendesse allontanare ogni sospetto di relazioni tra la ‘ndrangheta reggina, con i nervi esauriti per effetto dell’«Operazione Propaggine», decisamente disarmata oltreché impegnata nella valutazione delle descritte attività nel continente, e, contemporaneamente, non destare interesse sulla prospettiva assicurata da una «nuova mafia», quella degli «stiddari» dell’antica Akragas, non soltanto autori dei delitti dei giudici Livatino e Saetta e del maresciallo Guazzelli, ma anche, come si ipotizza, in via di organizzazione da esercito al comando di Matteo Messina Denaro.
Storicamente, decisamente controverso il rapporto tra le due organizzazioni criminali. Ma è purtuttavia una constatazione la sincronia tra i fatti contro la ‘ndrangheta a Roma, Cosenza, Catania e Agrigento, dell’8 novembre, lo stesso giorno delle perquisizioni nella Valle del Belice e Mazara del Vallo. Gli indagati, tutti di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna, sono personaggi che già ben conoscono i provvedimenti giudiziari per l’appartenenza a Cosa nostra.
In proposito fa testo l’indagine “Xydy” della Direzione investigativa antimafia al Parlamento, in riferimento al secondo semestre del 2021, relazione che ha appurato «…continui e strettissimi…» contatti tra alcuni esponenti di spicco agrigentini con sodali di altre province siciliane finalizzati alla organizzazione e alla gestione di importanti business a “rinnovata” conferma “…del ruolo fondamentale rivestito delle cosche agrigentine nelle dinamiche dell’intera cosa nostra isolana”.
Così come quella sette mesi fa, la “Propaggine” attuale ha visto operativi DIA e DDA con il coordinamento dei procuratori aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò. Sul campo, carabinieri, polizia e guardia di finanza. 26 le misure cautelari del tribunale di Roma, a iniziativa della procura della Capitale.
Già tutte individuate (più una), l’operazione ha confermato il sequestro di 25 società, per un valore di 100 milioni di euro. i procuratori aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò, dai pm Giovanni Musarò, Francesco Minisci e Stefano Luciani. Su loro richiesta, arresti e sequestri hanno colpito la cosca formata dal sodalizio tra il gruppo originario di Cosoleto, e quello di Sinopoli, fusi in un’unica ‘ndrina, che ha dato vita a un distaccamento autonomo, denominato “locale” di Roma. Con a capo, rispettivamente, Vincenzo Alvaro detto U Beccasu, e Antonio Carzo detto Ntoni Scarpacotta.

ALLA CELEBRAZIONE DEI 20 ANNI DEL CAR (il Centro agroalimentare nella Tenuta del Cavaliere) sono intervenuti esponenti del governo, della Regione, e dei Comuni di Roma e di Guidonia Montecelio: Non un fiato sugli investimenti relativi alla sicurezza aziendale. Che però non si difende soltanto con qualche apparecchiatura o tecnologia. Quello della sicurezza è tema che richiede radicale modifica dell’organizzazione del lavoro. Naturalmente non finisce qui. Da sinistra, Mauro Lombardo, sindaco di Guidonia Montecelio; Fabio Massimo Pallottini, direttore generale e presidente Italmercati – Rete d’imprese; Valter Giammaria, presidente e vicepresidente della Camera di commercio di Roma; Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare; Daniele Leodori, vicepresidente della Regione Lazio; Roberto Gualtieri, sindaco di Roma

Contro i due calabresi il tribunale della Libertà ha già convalidato la richiesta dei pm di custodia cautelare in carcere con l’aggiunta del 416 bis, ovvero l’aggravante per «associazione mafiosa» mossa oltreché dai coordinatori delle indagini.
L’azione promossa da DDA e DIA a inizio maggio si tradusse con l’arresto di 77 affiliati alla “locale” ‘ndranghetista calabro-capitolina: 43 a Roma e 34 a Reggio Calabria. Considerando quelli indicati nell’avviso di garanzia di ieri mattina, l’«Operazione Propaggine» I e II ha superato i 100 arresti.
Le accuse contro la «locale» romana della ‘ndrangheta radicata nel territorio di Roma e volta ad acquisire il controllo e la gestione di attività economiche nei più svariati settori (sale giochi, tabaccherie, vendita e noleggio di auto, settore ittico: oggetto di particolari attenzioni il CAR, Centro agroalimentare, panificazione, pasticceria, ritiro delle pelli e degli olii esausti) facendo poi sistematicamente ricorso ad intestazioni fittizie per dissimulare la reale titolarità delle attività e dei beni. Uno degli episodi fatti emergere dai magistrati riguarderebbe un forno nel quartiere romano del Tuscolano. Le accuse vanno dai reati di cessione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, all’estorsione aggravata e detenzione illegale di arma da fuoco, fittizia intestazione di beni, truffa ai danni dello Stato aggravata dalla finalità di agevolare la ‘ndrangheta, riciclaggio aggravato, favoreggiamento aggravato e concorso esterno in associazione mafiosa. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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