di TOMMASO VERGA
VINCENZI E ALESSANDRI SONO FUORI DALLA PISANA. Chi provvederà a sostituirli affinché si riesca a portare a compimento le opere pubbliche promesse? E a sostenere – novelli «angeli custodi» – il permanente bisogno di Guidonia Montecelio e del vertice cittadino (da Mauro Lombardo ad Aldo Cerroni) di poter contare su puntelli che prescindano dall’appartenenza politica? Tutto diventa utile e ben accolto per sorreggere quanto (tanto) necessita per governare la città. E’ il senso dell’accordo e della pratica conseguente fin qui sperimentata con il PD, alleato in una coalizione dal DNA indubitabilmente di destra? Dati anche i sommovimenti nazionali, la coalizione Mauro Lombardo-Marco Vincenzi autorizza a immaginare una sviluppo futuro?

Un manifesto elettorale per le “amministrative” di Guidonia Montecelio destinato all’archivio. Caratteristica: non appare il simbolo di partito (il PD). Non necessitava, un inutile orpello

A rispondere, voci e gesti che plasmano una opposta impressione. Dopo quella con il Partito democratico, Mauro Lombardo potrebbe invece imbarcarsi in una «seconda crociata», proponendo l’ingresso nella maggioranza a Fratelli d’Italia con Adalberto Bertucci (con lui le cave). Orientamento che si fonda sui presunti vantaggi che verrebbero dal familiare trait d’union (e non trade union, come scrisse un avvocato sodale di Bertucci in altra epoca) del quale andrebbe a godere l’amministrazione del Comune assimilata politicamente a quella di Francesco Rocca (FdI) nonché “mediata” dalla presenza di Marco Bertucci (FdI), lo junior (insomma…) eletto in Consiglio regionale.
Quella che è ben più di un’ipotesi, oltre ad avere l’effetto di ristrutturare il governo locale, volgendo la barra nettamente a destra (è quanto chiede Adalberto Bertucci, fanno fede i suoi interventi in Consiglio comunale), comporterebbe fenomeni sussultori del quadro politico-amministrativo cittadino.
Sarebbe in errore chi immaginasse che l’eventualità potrebbe creare proibizioni «di principio» al Partito democratico. Il quale neanche si porrà il quesito se rimanere o meno in una coalizione neronero, socio entusiasta di un rapporto contronatura, in continuazione celebrato dai suoi maggiori rappresentanti che non tralasciano occasione (anche qui: fa fede il Consiglio comunale) per dichiararsi fedelissimi di Mauro Lombardo.
Insomma, l’ingresso di Fratelli d’Italia nella maggioranza, formazione esclusa nonostante le radici dei partner d’origine, con moltissima probabilità non causerebbe una meccanica uscita del Pd dalla maggioranza.
Certezza invece, sul meccanismo cui ricorrere prima di adottare una qualsiasi decisione, il Pd si appellerà non tanto a quel che le “primarie” tradurranno in proposito – stando alla campagna elettorale, non v’è alcun dubbio sul fatto che entrambi i contendenti si diranno contrari a legittimare coalizioni «modello Guidonia Montecelio» – ma a quanto decideranno i «signori delle tessere», che (non soltanto) a Guidonia Montecelio sono molto, ma molto, più influenti di Elly Schlein e Stefano Bonaccini, a prescindere da chi prevarrà nelle “primarie”. Chissà quando, in quanto tempo, la storia di “correnti” e “preferenze personali” finirà. Agganciando a sé le domande rivolte all’ente previdenziale di riconoscimento della pensione per le qualifiche di «addetti al Consiglio comunale».
Consola vedere che nessuno dei due contendenti alla carica di segretario del Partito democratico appare infatuato dalla prosecuzione di una politica «quale che sia». Forse riuscirà a prevalere, si vedrà strada facendo, la cancellazione, in radice, dei termini «gestione» e «governo», unici e autentici interessi del quadro dirigente. Sui quali i militanti hanno mostrato soltanto disprezzo.

Marco Bertucci, FdI, in Consiglio regionale dopo il settennato sabbatico

Il modello di simpatie variamente orientate sin qui descritto necessita però d’una illustrazione.
CHI RINGIOVANIRA’ LA VIA TIBURTINA? Perché, stando alle promesse, il designato ai Lavori pubblici nella giunta di Francesco Rocca, colui o colei che siederà sulla poltrona che fu di Mauro Alessandri, dovrà occuparsi di costruire le 16 corsie promesse da Marco Vincenzi nelle tre scadenze elettorali: «amministrative» di Guidonia Montecelio; «politiche»; infine, Regione Lazio. Ogni volta è stato promesso il raddoppio della ex-statale, si è partiti con 2 e ovviamente si è giunti a 16 corsie. L’aritmetica non è una opinione (stesso dicasi per i 3 ospedali di Cesurni-Tivoli Terme, e per il raddoppio dei binari del treno metropolitano: anche in quel caso ne serviranno sedici (si è partiti da 2).
Allora: a chi tocca? Non proprio semplice la risposta. Le cose non viaggiano secondo le aspettative di chi ha vinto le «regionali» nel Lazio. Il Tempo (quotidiano di riferimento della coalizione, perlomeno su Roma), titolava il 24 febbraio, ieri: «Salta il vertice» visto che la Lega minaccia di far cadere il castello di carte colorate messo su dal presidente Francesco Rocca. Il quale, dopo aver incontrato Giorgia Meloni a palazzo Chigi, ha dichiarato: «Da Meloni ho avuto carta bianca – nel suo pensiero alberga l’opinione che sarà la premier a dettargli-assegnarli i compiti da fare a casa da largo Chigi? Per ciò non è stato candidato il “politico” Fabio Rampelli?  –. C’è grande fiducia da parte sua nei miei confronti, una cosa che mi fa stare sereno e che mi gratifica» la conclusione di Rocca al culmine della devozione.
Invece, in proprio, Il Tempo informa pure che Annalisa Savino, la preside del liceo Leonardo da Vinci di Firenze, ha preso parte alle primarie del PD. Ne consegue quindi che il ministro sovranista Valditara ha fatto bene a rampognarla? Sulle sanzioni da erogare ferve dibattito. © RIPRODUZIONE RISERVATA – info@hinterlandweb.it