Due sindaci, l’ex Michel Barbet, movimento 5Stelle, e Mauro Lombardo, “civico” ex Alleanza nazionale, in competizione per un’IMU gradita dai padroni delle cave

AD ASCOLTARLI, gli scavatori intendono oltremodo elevati i 54,75 € al mq, tariffa IMU risalente a una delibera consiliare del 2007. A loro dire, la tariffa giusta (meglio, “ideale”) sarebbe quella di 7,82 € al mq, che una sentenza della Corte di Cassazione del 2021 ha rifiutato di vidimare. Quello che ci si chiede è il perché, prima del 2020, il valore-tariffa (ICI_IMU) perlomeno a Guidonia Montecelio non è mai stato messo in discussione. E dire che sarebbe stata sufficiente una riunione del Consiglio comunale per modificare la tariffa 54,75 € al mq. Invece, i padroni delle cave nulla hanno eccepito. Mai. Neppure durante i 7 anni con sindaco Eligio Rubeis, beatificazione del berlusconismo favorevole al padronato. 

Marietta Tidei, renziana, consigliera regionale, con il sindaco Mauro Lombardo

Il debito per le imposte locali non versate a Guidonia Montecelio costituisce oggetto di una montagna di cause giudiziarie (si dice addirittura 700). Non è umorismo fuori luogo dire che trattasi di parte significativa dei crediti vantati dalla Città (190 milioni di € complessivamente). Stando a Elisa Strani, ex assessora grillina alle Cave, tra gli scavatori del travertino ci sono aziende che non versano l’ICI (seguita dalla tariffa IMU) da oltre tre lustri.

Comunque, una risposta alle pretese dei padroni delle cave c’è stata. Non attesa, perché del tutto indifferente rispetto a come i padroni delle cave (con il sostegno di CGIL_CISL_UIL di categoria, del Pd, eccetera eccetera) hanno trattato gli amministratori comunali grillini, il sindaco Michel Barbet in particolare. Accusati di voler chiudere le cave. A distanza di 5 anni dai moti estivi del 2018 l’accusa merita un… visto che il numero delle aziende attive è il medesimo di quell’epoca (fallimenti a parte). Nessun partecipante alla fiera di quei giorni ha condannato le violenze, il lancio di bottiglie contro le persone degli amministratori usciti da una porta secondaria di notte dopo essersi rinserrati nel palazzo comunale per proteggersi. O le rincorse alle automobili. Con tali trascorsi, chi altri avrebbe adottato il provvedimento a favore delle lamentazioni dei padroni delle cave? Lo ha fatto Michel Barbet. Con l’incarico assegnato all’architetto Roberto Marongiu il 17 dicembre 2020, affinché, per un compenso di € 25.000 provvedesse all’esame del valore venale dei terreni delle cave. Delibera del 2007 a parte (gestita dal personale interno all’amministrazione comunale), per la prima volta Guidonia faceva ricorso all’esame, terminato a settembre 2021. Tariffe comunque non approvate dal Consiglio comunale di Guidonia Montecelio e quindi «impraticabili». Cosicché (ubbie dei menestrelli cortigiani a parte) la tariffa IMU in vigore, a tutt’oggi, è quella risalente al 2007.

Barbet con i padroni delle cave riuniti attorno al «tavolo delle corporazioni» nel palazzo comunale

Ignoto il motivo che ha indotto Michel Barbet a non convalidare i risultati dello «Studio Marongiu». Battuto sul rettilineo dalla decisione di Mauro Lombardo. Il che porta a chiedere cosa ha consigliato il sindaco «nuovo», a licenziare una delibera di giunta per dotarsi di uno «studio bis» sul valore venale dei terreni. Anche se lo stanziamento in proposito tocca l’inverosimile totale di 65.000 euro, i conti non tornano. Una enormità per una Città che lamenta la permanente penuria di risorse. Il tutto gestito da Cristina Zizzari, dirigente dell’Urbanistica, che dovrà valutare i curricula dei pretendenti.

di TOMMASO VERGA
ATTO I) Cestinato lo «studio Marongiu». Conclusivo della ricerca sul valore venale dei terreni delle cave. Perché? E’ quanto si presume vorrà conoscere la Corte dei conti. Alla pari – possibilmente evitando un ritorno al futuro – degli ignari cittadini di Guidonia Montecelio che, avendo già sborsato € 25.000 sono nel diritto di sapere perché debbono scucirne altri 40.000 come prefigurato dalla delibera della giunta Lombardo, la numero 146, immediatamente esecutiva, approvata il 28 dicembre 2022 (altrimenti detta “Buon Anno nuovo”). Tramite la quale, il governo di Guidonia Montecelio, color «dite Civici+ex Pd» ha annunciato un secondo studio sul valore venale dei terreni del travertino affinché si possa ricavare una tariffa IMU diversa dall’odierna.
Per quali motivi? Perché non applicare la studio bell’e pronto, a firma Roberto Marongiu? Un autore oltretutto non esattamente «distante» da Guidonia Montecelio, poiché si tratta di un architetto di Santa Marinella, presidente di quel Consiglio comunale (lista civica), cittadina della quale è sindaco Pietro Tidei, padre di Marietta, la consigliera regionale renziana, che le immagini rimandano festante a Guidonia Montecelio insieme ai rappresentanti delle liste civiche esultanti per  la vittoria elettorale di Lombardo. Di Marietta Tidei, Aldo Cerroni, il superdirigente cittadino, è stato a capo della segreteria fino al termine della precedente consigliatura regionale.
ATTI II) e III) Mauro Lombardo, il sindaco nuovo venuto, conferma la defaillance di Barbet. Così anch’egli decide di non adottare la formulata tariffa IMU in contabilità. Nulla da fare, lasciando così intendere di non aver gradito una cifra ridotta alla metà: la vuole minore? oppure maggiore? Incuriosisce immaginare il responso che darà/daranno i prescelti impegnati nella ricerca-bis, visto che dovrà/dovranno basarsi su «parametri» integralmente identici a quelli dello studio precedente. Sul ricco profitto di € 45.000 sarebbe disponibile a misurarsi una per adesso misteriosa società formata da professori di una delle tre università di Roma.

I PARAMETRI PER STABILIRE L’IMU
– zona territoriale di ubicazione;
– indice di edificabilità;
– destinazione d’uso consentita;
– oneri per eventuali lavori di adattamento del terreno necessari per la costruzione;
– prezzi medi sul mercato dalla vendita di aree aventi analoghe caratteristiche.

Una risoluzione – quella di Mauro Lombardo – che comporterà l’erogazione di € 40.000 al fortunato (importo non formalizzato nel testo della delibera 146, ma inserito nell’avviso pubblico a cura di Cristina Zizzari, dirigente dell’Urbanistica).
Un sindaco per l’altro, ai contribuenti (quelli “veri”, che le imposte le pagano sul serio) costerà dunque 65.000 euro la riduzione dell’IMU ai padroni delle cave. I quali però, a detta di un dirigente sindacale (e non per celia), «se il Comune la diminuisse (l’IMU, ndr), la pagherebbero». Un refrain che unisce parte dell’ultima maggioranza (giunta inclusa) alla nuova, purché non si occupino tutte le caselle del tabellone.
Per la Città sarebbe l’ennesimo «atto di fede». Di un municipio al momento creditore di «tanti» milioni dagli scavatori del travertino (possibile abbiano superato i 40?). Un interrogativo che si cancella comunicando alla Città a quanto ammonta l’effettivo importo: quant’è il debito? E’ vero che risale a oltre 15 anni fa? Qualora si invocasse la “trasparenza”, si sappia che nella circostanza ci si sentirebbe rispondere «no, c’è la privacy».
Va precisato che Michel Barbet, il sindaco grillino,  comunque ci credette. Infatti, escludendo l’incomprensibile defalcazione degli esiti dello «studio Marongiu», oggi la tariffa IMU sarebbe circa 24-25 euro/mq, la metà rispetto ai 54,75 € mq in vigore, risalenti alla delibera numero 23 del 16 maggio 2007. La prima volta di regolamentazione della materia nella storia della Città. Artefice, Filippo Lippiello, sindaco dell’epoca. Che qualche mese dopo si impegnò per negarla, in favore della successiva, la delibera numero 174 del 10 settembre 2008, tariffa 7,82 € al mq, approvata però dalla sola giunta comunale (Felice Restaino, Arturo Giura, Antonello Piscitelli, Giovanni Innocenti – oggi assessore a Tivoli –, Pasqualino Rossi, Filippo Silvi, Emiliano Zoppè; assente, Susanna Pignalosa), e dallo stesso Lippiello, in palese conflitto di interessi. Provvedimento inefficace perché mai approvato dal Consiglio comunale.

«Michel Barbet deve applicare la tariffa IMU di Marongiu»: così Filippo Lippiello al Tar. Che risponde dichiarando il suo ricorso «inammissibile»

TORNANDO ALL’ATTUALITA’, il mancato varo dello “Studio Marongiu” ha provocato la reazione negativa di due schieramenti. Da un lato, le formazioni politiche oggi di sostegno a Lombardo e ieri di opposizione alla giunta Barbet. Una mozione che richiedeva l’applicazione della nuova tariffa IMU (la numero 31 del 26 aprile 2022), respinta nell’ultima riunione del Consiglio comunale ma non più proposta all’approvazione dell’Assemblea odierna. Non soltanto per l’opposta collocazione della prima firmataria Arianna Cacioni (consigliera di maggioranza oggi, così come la vicesindaca Paola De Dominicis), ma per il varo della delibera “Buon Anno nuovo” sullo studio-bis voluto da Mauro Lombardo (eclissati invece gli altri due sottoscrittori, Giovanna Ammaturo e Claudio Caruso).
Un quartetto all’epoca in sintonia con Elisa Strani, l’assessora grillina alle Cave, teorica della “transazione” del debito accumulato dalle cave per oltre tre lustri. L’assessora alle Cave non risulta abbia eccepito una sola volta sugli effetti dell’escavazione sul territorio che ospita le aziende. Non sarebbe male se i padroni delle cave ponessero lo sguardo una tantum l’anno sulle condizioni del territorio che li arricchisce. L’acqua gettata nell’Aniene ad esempio. Anche se minerale.
A proposito del procedimento respinto dal tribunale amministrativo, va segnalato che i padroni delle cave avrebbero operato contro il Comune di Guidonia Montecelio attraverso il CVTR, sigla del disusato Centro per la valorizzazione del travertino romano (del quale i due enti locali, Tivoli e Guidonia, sono stati soci fondatori).

Giuliano Giuliani, Armonia di Pietra, chiusa il 29 gennaio al Parco del Colosseo

Ente in cui si continua a mantenere «valorizzazione» nella sigla. Attributo che non riguarda «Armonie di Pietra», le sculture di Giuliano Giuliani in mostra dal 15 ottobre 2022 al 29 gennaio 2023 al Parco archeologico del Colosseo. Sculture di travertino. Delle Marche. Tornando al Tar, sodale con il CVTR, la “Li.Fi. srl”, sigla che potrebbe tradurre Lippiello Filippo, a sua volta presidente del CVTR.
Il quale, un anno fa, si rivolse al Tar. Per contestare il mancato impiego dei risultati relativi allo studio sulla «rideterminazione del valore venale delle aree estrattive ai fini delle imposte ICI e IMU». In sostanza, Lippiello chiedeva ai giudici amministrativi di obbligare il Comune ad applicare la tariffa «made in Marongiu», modificando l’IMU in vigore, da 54,75 € mq a 24-25 euro/mq. Per il TAR, ricorso giudicato «inammissibile».
«La Giunta – la motivazione – ha solo autorizzato il conferimento dell’incarico al professionista ma non si è impegnata a recepirne i risultati e, a monte, a concludere il procedimento di revisione con un provvedimento espresso dal momento che anche la mancata adozione di un atto finale costituisce legittima espressione dell’ampia discrezionalità che caratterizza la potestà normativa». Cosicché, la Tre Esse Italia continua ad applicare la tariffa IMU da 54,75 euro a metro quadro, deliberata nel 2007 dallo stesso Filippo Lippiello, sindaco della Margherita (né la concessionaria può fare diversamente, obbligata com’è a eseguire quanto stabilito dal Comune del quale è esattore.
Veniamo al capitolo contrasti. La mancata applicazione della delibera 146 del 28 dicembre d’un anno fa, da parte della «giunta migliore di sempre», quella che la stampa indipendente accolse esultando per le «competenze» (?), sarebbe dovuta a un contrasto tra le aree di applicazione della tariffa IMU. Mentre alle vecchie terre (le cave di travertino) andava bene anche l’importo risultante a Roberto Marongiu, alle terre nuove (Tavernelle) la cifra di 24-25 € al metro quadro, risulterebbe eccessiva, tanto da impedire la compravendita delle aree non ancora compromesse da interventi di varia natura. I capannoni vuoti per esempio. Tenuto inoltre presente che quelli di nascita recente, non impiegati in una qualsiasi attività, stando allo Statuto del Consorzio debbono attendere 5 anni prima di poter essere soggetti a compravendita.
Con la delibera «Buon Anno Nuovo» del 28 dicembre, la giunta Lombardo vorrebbe altresì «… deflazionare il contenzioso tra le imprese coinvolte e il Comune, storicamente determinato da provvedimenti in contrasto tra loro, indicanti valori differenziati a base della pretesa impositiva». Per chiarezza, il sindaco non è certamente il primo a teorizzare la validità della delibera “Lippiello 2008”.
Senonché, forse Mauro Lombardo, Aldo Cerroni, Alberto Cuccuru  (tutti avvocati, ci si scusi se altri ne abbiamo dimenticati), non hanno avuto modo di leggere la sentenza della Corte di Cassazione che fa decisamente «piazza pulita» dei presunti «provvedimenti in contrasto tra loro, indicanti valori differenziati a base della pretesa impositiva». Se ne hanno necessità, trovassero il testo.
L’ordinanza della Cassazione numero 16118 del 9 giugno 2021 (presidente Oronzo De Masi, Stefano Pepe relatore) giunse al termine dell’esame di un ricorso della Tre Esse Italia – la concessionaria del Comune di Guidonia Montecelio – contro un giudizio della CTR (Commissione tributaria regionale) risalente al 4 luglio 2017. Beneficiaria la «sas R.E.R. 82». Provvedimento sul quale la CTR «aveva rideterminato la base imponibile su cui calcolare l’ICI dovuta dalla contribuente per i terreni adibiti ad attività estrattiva sulla base della delibera della Giunta comunale n. 174 del 2008». Ovvero, quella che stabiliva 7,82 euro al metro quadro. Votata esclusivamente dalla giunta e dallo stesso sindaco Lippiello.
Tra le due delibere, artificiosamente messe in alternativa tra loro, deve ritenersi valida la 23/2007 approvata dal Consiglio comunale di Guidonia Montecelio. Altresì valutando adeguato l’importo della tassazione: per ICI/IMU di ogni metro quadro i padroni delle cave debbono versare € 54,27.
E quella della giunta-Lippiello del 2008? Non conta. Perché «mai entrata in vigore – precisa la Suprema Corte –, per come eccepito nel corso del giudizio dalla ricorrente (la Tre Esse Italia, ndr), in quanto non erano state approvate dal Consiglio comunale le relative tabelle».
Cosa fare? «La delibera del 2008 non ha valore». «Fa niente, applichiamola. Necessità è virtù». Necessità di chi? In fondo, per non andare a fondo, chi amministra Guidonia Montecelio deve sapere (o convincersi) che per la Città, il problema delle cave di travertino non è l’urgenza di modificare la tariffa Imu. Mentre è grave non badare o sorvolare sulla variazione della legge sulle cave, relativamente alla durata delle autorizzazioni rilasciate dalla Regione. La norma, presentata dalla Lega ed approvata anche dal Pd, rappresenta un grave pericolo per la stabilità dei territori solcati dalle cave. Evitare il riproporsi della subsidenza. © RIPRODUZIONE RISERVATA info@hinterlandweb.it