di GIULIANO SANTOBONI
«AGRICOLA LIETA», STORICA IMPRESA IMMOBILIARE ROMANA, di proprietà dei «Gianni», famiglia con forti e salde radici a Guidonia Montecelio, dopo annose vicende finanziarie che le hanno fatto perdere quasi 15 milioni di euro nel triennio 2017-2019, non ha retto alla stretta delle banche che ne appoggiavano la sostenibilità finanziaria, e, complice anche la crisi immobiliare all’inizio del “periodo Covid”, ad ottobre 2020 entra in crisi e inizia in tribunale una procedura di concordato fallimentare: in poche parole, si vendono tutti i beni per ripagare i creditori.
Nel novero di un impero immobiliare importante con proprietà in tutto il centro Italia, ricadono anche due enormi appezzamenti di territorio guidoniano, con uno sconfinamento a Tivoli, la tenuta storica di Tor Mastorta e i grandi latifondi a La Botte. Sembrerebbe una triste vicenda finanziaria che in fondo dovrebbe riguardare solo i diretti interessati, ma invece per entrambe le situazioni ci sono preoccupazioni sul futuro prossimo di due aree sulle quali la pianificazione urbanistica, ambientale e di servizi socio sanitari andrà a toccare direttamente tutti i cittadini.
CHI HA COMPRATO LE TENUTE?
Sul sito della Yard, società specializzata nelle vendite fallimentari all’asta telematica, i nomi dei partecipanti alla procedura sono debitamente oscurati per motivi di privacy, ma nei palazzi del Comune da più parti risuona come probabile acquirente l’imprenditore Bartolomeo Terranova, con una delle sue numerose società immobiliari. Vero o meno, è prematuro dirlo in quanto non si hanno attualmente evidenze. E non è chiaro neanche se l’eventuale aggiudicazione riguarderebbe solo uno dei lotti o entrambi.
L’area dell’Inviolata
A complicare ancor di più il quadro, è ormai certo che “Lillo”, come viene chiamato Terranova dagli intimi, si sia aggiudicato con la sua «Satema Srl» la gara per la realizzazione degli interventi di pertinenza comunale a Colle Rosa, vista la determina dirigenziale numero 66/2023 firmata dal dirigente all’Urbanistica Cristina Zizzari, per un importo di 4.052.680, 13 €.
COLLE ROSA, “FORSE” SONO STATI VENDUTI PURE GLI IMMOBILI COMUNALI PER I QUALI STANNO ARRIVANDO QUASI 10 MILIONI DI PNRR
Un errore, sicuramente, ma nella vendita all’asta esperita lo scorso 15 settembre, con 3 partecipanti e 11 rilanci per un importo finale di 1.120.000 €, dalle mappe sembra esserci finita anche la particella con i famosi immobili di Colle Rosa, oggetto di un gigantesco abuso edilizio sequestrato dalla guardia di Finanza nel 2008 e dopo lunghe vicende giudiziarie, acquisito al patrimonio comunale. Sugli oltre 50 appartamenti della cosiddetta “stecca a L” e i due grandi fabbricati posti ai lati, nel 2021 e 2022 la precedente amministrazione sotto la guida urbanistica di Chiara Amati, aveva portato a casa due enormi successi riuscendo ad intercettare un finanziamento PNRR per la trasformazione dei ruderi in servizi sociosanitari di competenza comunale, e chiudendo un accordo con la ASL per utilizzare gli spazi rimanenti per uffici e servizi come l’ospedale di continuità.
Fatto sta che la particella 792, dove insistono questi fabbricati compare più volte nella perizia estimativa fatta dalla società milanese “Prelios Valuation”, effettuata senza mai mettere piede sul posto causa scoppio della pandemia. Nella perizia è scritto che gli immobili “non sono stati considerati” nella valutazione economica in quanto “confiscati a seguito di diffusi abusi edilizi”, quindi il loro valore nella determinazione del prezzo non è stato preso in considerazione, ma la vendita sembra essere stata effettuata ugualmente. E’ come dire, in soldoni, che se si vendesse una casa con un balcone abusivo, lo stesso non viene considerato per stabilire il prezzo, ma di fatto la casa e il balcone stesso sono stati venduti.
Una bella grana per l’avvocatura e l’urbanistica comunale, che dovranno necessariamente mobilitarsi per scongiurare che questa gran confusione possa interferire con l’arrivo dei fondi conquistati faticosamente dalla giunta precedente.
Agli immobili da ristrutturare provvederà la «Satema srl» di Bartolomeo Terranova
TOR MASTORTA, VENDUTE LE ZONE UMIDE DEL PARCO DELL’INVIOLATA. PREOCCUPAZIONE PER IL RITORNO DEL CEMENTO
Un rettangolone di oltre un milione e ottocentomila metri quadri delimitato da via della Selciatella, l’autostrada A1, via Aureliano e parte del fosso del Cupo, con circa 75 ettari di parco dell’Inviolata nella parte più a sinistra, a contenere la zona naturalisticamente più interessante grazie alla presenza dei 4 laghi di Tor Mastorta e delle diramazioni dei fossi naturali. Non che il resto della tenuta sia meno interessante, chiaramente, dato che 2016 ha avuto il riconoscimento da parte della Soprintendenza che ha apposto il cosiddetto vincolone, una protezione paesaggistica che in teoria lo mette al riparo da speculazioni edilizie. E infatti, all’indomani del vincolo a ricorrere contro la protezione paesaggistica furono proprio Agricola Lieta, che diversi anni prima in accordo con l’amministrazione Rubeis, voleva costruire capannoni in tutta l’area, e Guidonia Ambiente, la società proprietaria del TMB che vedeva nella misura ministeriale una minaccia al suo progetto di importare monnezza da tutta Roma.
L’area di Colle Rosa
Sempre Agricola Lieta, poi, nel 2019 e come si è scoperto adesso anche in piena crisi finanziaria, una volta digerita l’esistenza del vincolone, scese a più miti consigli e avanzò una proposta progettuale per la realizzazione di un campo da golf in tutta la tenuta. Tenendo conto, stavolta, dell’esistenza dei vincoli della soprintendenza, valorizzando le presenze archeologiche della Selciatella e dando anche una sede al Parco dell’Inviolata.
Il progetto venne benedetto dall’amministrazione Barbet, che lo vedeva come una soluzione permanente contro l’aggressione del cemento e per un corretto sviluppo sostenibile dell’area. La soprintendenza la vide però diversamente, probabilmente ascoltando opinioni ben meno lungimiranti, e non diede il suo parere positivo, causando di fatto lo stallo della situazione e il ritorno alla minaccia continua per l’area. Infatti adesso, la domanda più pertinente da farsi è la seguente: i nuovi proprietari che si sono aggiudicati il lotto a un 1.650.000 €, dopo ben 9 rilanci con 3 contendenti, che vorranno fare dell’area?
Le condizioni politiche e amministrative adesso sono ben diverse da pochi anni fa. A palazzo Matteotti sono tornati molti protagonisti della stagione palazzinara di Guidonia Montecelio, e alla soprintendenza sono cambiati gli attori principali, sia per la tutela archeologica che per quella paesaggistica. Per non parlare poi della Regione e del governo nazionale, che già hanno dato chiari segnali di aperture consistenti verso condoni e cementificazione.
Anche in aree protette.
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