UOMO SPARA DA BALCONE: SI E' ARRESO

Assolte : il fatto non sussiste. Una donna sviene, un uomo viene portato via dai carabinieri. Questo lo scenario mercoledi mattina al tribunale di via Arnaldi. E’ stata appena pronunciata la sentenza nei confronti di Angela Bufalieri e Anna Spagnoli,  imputate per omicidio colposo, lesioni colpose e concorso in detenzione di armi: sono la  madre e la sorella di Angelo Spagnoli,meglio noto come “Il cecchino”, il cecchino di via Gualandi. Quello che la sera del 3 novembre 2007  tirò una scarrellata di colpi all’impazzata, divenendo per alcune ore il protagonista di un folle gioco di morte nel quale persero la vita Giuseppe Di Gianfelice, 48 anni di Villalba, professione, tatuatore e Luigi Antonio Nicola Zippo, 50 anni di San Cesareo. Il collegio riunitosi ieri mattina composto da Claudio Patruno, Marzia Minutillo Turtur e Claudio Patruno per pronunciare la sentenza di assoluzione non ha smontato di fatto la richiesta del pm Filippo Guerra fatta nell’udienza di mercoledì 12 febbraio: assoluzione delle due donne perché i fatti non sussistono. Inaccettabile per le famiglie delle due persone uccise che alle parole del pubblico ministero reagirono con un impeto d’ira già il 12 febbraio scorso. Secondo Guerra infatti, Angelo Spagnoli è matto, di conseguenza non imputabile. Ma neanche madre e sorella possono rispondere della morte di quelle persone. < Perchè – sostiene Guerra – seppur tremendo bisogna prendere atto che l’ordinamento giuridico non prevede l’obbligo di denunciare un familiare, se non nel caso di reati contro lo Stato punibili con la pena dell’ergastolo>. Spagnoli costruì il fortino dopo aver murato la porta del terrazzo dove era possibile accedere esclusivamente attraverso una botola dal suo appartamento. Ma non furono nè i lanciafiamme, nè le varie diavolerie architettate a mestiere da Spagnoli ad uccidere Giuseppe Di Gianfelice, noto tatuatore di Villalba e Luigi Zippo, ma un’arma da fuoco regolarmente denunciata. requisitoria il pm Guerra ha affrontato il dubbio sull’eventuale colpa omissiva addebitabile alle due donne in questo caso cosa avrebbero dovuto fare? L’articolo 20 della legge 110/75 stabilisce l’obbligo di consegnare all’autorità di pubblica sicurezza un’arma rinvenuta se non sia di nessuno, ma in questo caso parliamo di una persona munita di licenza. Una tesi che ha convinto i giudici ieri mattina ma mandato su tutte le furie i familiari delle vittime e le altre persone coinvolte nella strage: Stefania Piazza, 50 anni di Guidonia, infermiera e compagna di Di Gianfelice; Massimo Maletta, 48 anni, autista di Guidonia, e la compagna Paola Muraca, 41; Francesco Marasco, 38 anni di Campolimpido; Adolfo Stella, 46, di Colle Fiorito, perito tecnico della Polizia di Stato; Bruno Staffieri, 37 anni, operaio di Guidonia; Claudio Cisano, 27 anni di Setteville.Tra i feriti anche rappresentanti delle forze dell’ordine: Antonio Iodice, all’epoca comandante della stazione dei carabinieri di Tivoli Terme, colpito alla spalla sinistra; Pierluigi Trisolino, brigadiere della Tenenza di Guidonia, salvato grazie al giubbotto antiproiettile da una pallottola al torace, e Pasquale Bufaletti, ispettore della Squadra Volanti di Roma. “La vera e più dura condanna la stiamo scontando noi”, hanno commentato le vittime della strage di via Gualandi. Nel frattempo Angelo Spagnoli sta aspettando l’arrivo del 2017. Per lui si apriranno le porte del carcere di Aversa e potrà tornare libero. Con due morti sulla coscienza, sempre se se li ricorderà.