di TOMMASO VERGA

L'ingegnare Antonio Ferri

L’ingegnere Antonio Ferri

“ANTONIO FERRI chi?”. Il ricorso a una delle più abusate frasi fatte della pubblicistica corrente questa volta s’attaglia perfettamente al tema. Nessuna traccia, una piazza, una via, un qualche indizio, un segno distintivo che ricordi l’ingegnere specializzato “nel campo dell’ipersonico e del transonico” come lo qualifica Wikipedia. Nonostante fosse a capo della Dsse (Direzione superiore studi ed esperienze), il centro di sperimentazione aeronautica trasferito da Roma all’aeroporto “Alfredo Barbieri” nel 1935. Un research centres di livello mondiale.

Eppure qualcuno che non ignora la persona né gli studi a Guidonia Montecelio ci dovrebbe pur essere (correzione: veramente c’è, ma il condizionale è funzionale al ragionamento). Tra i “non so” sono inclusi – tutti, già dal dopoguerra – i reggitori della cosa pubblica troppo affaccendati in materie che non facciano perdere il tempo come crogiolarsi in “cose” attinenti la storia della città. Figurarsi le scienze e la cultura planetaria. Dimostrazione: i risultati per “Antonio Ferri Guidonia” su Google, non forniscono segnalazione alcuna risalente al Comune, contro decine di migliaia di link multilingue dedicati. Nel sito “Arca” direttamente discendente dall’assessorato alla Cultura cittadino, sotto la voce “A. Barbieri”, allo scienziato che rese “moderno” l’aeroporto non è dedicata una sola riga di un lungo saggio didattico-illustrativo. Al contrario, se ci si sofferma su quello dell’Aeronautica militare, una pagina si intitola “Antonio Ferri, un genio italiano”. A memoria, qualcosa si disse nella goffa e sbrindellata vicenda del “gemellaggio Guidonia-Cape Canaveral” (“pensa che qui ci fu uno scienziato che si trasferì alla Nasa e partecipò alla preparazione dei viaggi nello spazio”; nei bar). Non ci si preoccupò nemmeno di fare bella figura con gli ospiti degli States. Per non dimenticarsene subito dopo.

nasa_archive_ferri2Ancora su Wikipedia, si legge: Ferri “si laureò all’università di Roma in ingegneria elettrica nel 1934 ed aeronautica nel 1936. Nel completare il corso di studi di quest’ultima, lavorò come sottotenente presso la Direzione Superiore Studi ed Esperienze (Dsse) di Guidonia, l’allora nascente centro di sperimentazioni avanzate nel campo aeronautico, dove contribuì alla costruzione della prima galleria del vento supersonica. Nel 1938 fu insignito del premio dell’Accademia d’Italia per le Scienze mentre nel 1940 assunse la direzione del Dsse. Nel 1942 nominato professore associato all’Università di Roma dove teneva una libera docenza in Aerodinamica.

“All’indomani dell’8 settembre, Ferri abbandonò

l’Aeronautica per unirsi alla Brigata Spartaco sui monti dell’Appennino umbro-marchigiano

I due documenti declassificati dalla Nasa il 18 luglio 2014

I due documenti declassificati dalla Nasa il 18 luglio 2014

(al comando, la medaglia d’oro Pietro Capuzi, amico di Sandro Pertini e Carla Voltolina,

fucilato dai nazisti il 9 maggio 1944, ndr). Rintracciato dal celebre agente segreto statunitense Morris Berg, che avrebbe preso parte successivamente in Germania all’Operazione Paperclip, nel 1944 fu trasferito negli Stati Uniti dallo Office of Strategic Services (OSS) dove, nel 1946 ricevette il visto permanente. Dal 1949 diresse la divisione Gasdinamica del Langley Research Center di Hampton, il migliore centro di ricerca aeronautica statunitense nel campo degli studi dell’ipersonica e transonica” (c’è molto altro; chi fosse interessato può approfondire la conoscenza direttamente sul web).

Su internet oltre a quanto indicato, è ora possibile conoscere nel dettaglio parte degli studi di Antonio Ferri sulla “galleria del vento” di Guidonia (risalenti al 1° luglio 1939), e i risultati dei “test ad alta velocità” (esattamente dell’anno seguente). Documenti resi disponibili al vasto pubblico perché “declassificati” dalla Nasa il 18 luglio 2014. Dallo stesso ambito non si ricava altro, ma si intuisce che certamente ulteriori ricerche, in corso, non siano state portate a compimento, “derived from Interrupted Work at Guidonia, Italy” si precisa sul sito dell’ente spaziale Usa.

Quindi, si è in presenza di un tratto significativo, costitutivo, della storia della “Città del volo”. Ignorato.

Che però potrebbe essere recuperato alla fine di quest’anno quando ne saranno passati esattamente 40, il 28 dicembre, dalla morte dell’antesignano dei voli spaziali. Collegando le celebrazioni – soprattutto con appuntamenti nelle scuole – ad una serie di eventi che potrebbero concludersi con l’impegno a intitolare il futuro museo (da realizzarsi davvero) con sede nella parte dismessa del “Barbieri” che l’Aeronautica militare ha riconsegnato alla città di Guidonia Montecelio un paio di decenni fa e rimasta totalmente abbandonata. Forse in attesa di decidere tra l’uno o l’altro progetto edilizio (di villette perché i palazzi ostacolerebbero il “cono di volo”).

info@hinterlandweb.it

http://ntrs.nasa.gov/search.jsp?R=19930094516

http://ntrs.nasa.gov/search.jsp?R=19930094471

http://ntrs.nasa.gov/archive/nasa/casi.ntrs.nasa.gov/19930094524.pdf

http://ufdc.ufl.edu/AA00009362/00001