IL COSIDDETTO «RIMPASTO» sul quale il sindaco Mauro Lombardo a più riprese ha insistito, intendendo poggiarvi le future ambizioni – un mandato, due mandati, tre mandati se vince Salvini, il balzo nelle funzioni extracittadine –, a tutti gli effetti ha provocato il responso contrario, opposto. Conclusa la fuitina sperimentata con il Pd (un accordo prematrimoniale) il sindaco ha deciso di ricollocarsi nei ranghi d’origine, la rappresentazione aggiornata del MSI, il Movimento sociale italiano. Esulta il rappresentante di Fratelli d’Italia, finalmente riconosciuti adepti organici del Lombardo bis. Adesione che però ha provocato ulteriori sconquassi: la Lega non ha nemmeno preso in esame la proposta di “rimpasto”, Forza Italia ha escluso ogni rapporto duraturo.
Invece, per Fratelli d’Italia l’assessorato è arrivato, Adalberto Bertucci non aspettava altro. L’interessato smentisce. Fino al punto che negare l’evidenza sull’appartenenza della professionista di Ciampino si traduce con la semplice constatazione che a suo giudizio, a Guidonia, Tivoli, Sant’Angelo, Fonte Nuova e via elencando, non ci sono figure professionali in grado di sostenere i conti di un Comune (problema sconosciuto al Lombardo one). Comunque, pedina su pedone, a giudicarne tutti gli effetti, il «rimpasto» di Lombardo conduce a invocare «si torni al voto, la politica non fa per te».
La presentazione della giunta Lombardo bis, il 15 febbraio, ha dato immediatamente “corpo” alle voci che l’hanno preceduta. Al voto, prima d’ogni altro obbligo, la nomina del vicepresidente dell’Assemblea, il sostituto in caso di assenza del titolare Erick D’Alisa, coordinatore lista civica “L’Onda”. Le proposte sui vice: Mario Lomuscio, Pd; Augusto Cacciamani, Fratelli d’Italia. I voti: 4 a Lomuscio (notizia: tutta la rappresentanza del Pd potrebbe aver votato per il proprio candidato, che avrebbe così raccolto il personale consenso e quello di tutti e 3 gli altri consiglieri comunali: un evento, da sottolineare. Solo 3, uno in meno, i voti di Cacciamani. Per il quale è mancato ogni commento, tra i numerosi, di Adalberto Bertucci. Risultato: Mario Lomuscio è vicepresidente del Consiglio comunale.

La funzione di controllo del dirigente Aldo Cerroni che accompagna le “mosse” non del tutto condivise del sindaco Lombardo («mo ce mancavano pure Adalberto Bertucci e i Fratelli d’Italia»)

La destra divisa. A bendare le ferite causate dal sindaco con l’uscita del Pd dalla coalizione con le liste civiche, la prima riunione della nuova maggioranza di ieri, ha consacrato la rinverdita alleanza di Lombardo con la “destra”. Formula che i residenti a Guidonia Montecelio conoscono a menadito e che continuano a pagare a causa degli sfracelli arrecati alla Città.
Come dimenticare infatti le mene dei governi della  destra, sufficiente la rievocazione di quella recente, ultima in ordine di tempo, presieduta da Eligio Rubeis e Andrea Di Palma, mestamente finita nelle aule di Rebibbia. Sostenuta da “urlatori” che non si sono mai accorti di niente.
E il Pd si dirà? Il Movimento 5 Stelle? Puniti un anno e mezzo fa dagli elettori. Per non aver fatto ricorso al coraggio necessario a realizzare politiche capaci di cambiare la Città, rovesciare radicalmente proprio le impostazioni e i “modelli” perseguiti dai predecessori. Colpa aumentata dopo aver realizzato tra loro la coalizione giusta al momento giusto (forse con qualche ritardo).
L’effetto odierno è quindi la giunta Lombardo bis. A sentire il sindaco, se ne coglie la soddisfazione per aver dato sostanza al personale slogan «qui non si fa politica» (programma elettorale, mai dimenticare), un claim ormai.
Cosicché, accanto alla copia mal riuscita di quella laziale, un cittadino altro non può che giudicare – salvo rare eccezioni – come una giunta che più sui generis non si può. Un omaggio soltanto a parti della destra che, nemmeno «caciarando», per volontà degli elettori al governo di Guidonia Montecelio sarebbe mai tornata.

IL SEGRETARIO GENERALE APPLAUDE
Alla fine della lunga arringa con la quale Lombardo si auto-assolveva dalle accuse di polimorfismo politico, dalla sua destra (non a caso…) sono partiti i classici applausi postdiscorso, anticipati solo da una piccola pausa interlocutoria da parte dei consiglieri comunali. A non avere dubbi a spellarsi ben bene le mani, invece, è stata il massimo dirigente del Comune, la dipendente del ministero degli Interni Gloria di Rini, nella sua candida veste di segretario generale dell’ente, un ruolo che deve rimanere super partes alle vicende politiche in quanto garante del buon andamento in termini di correttezza ed imparzialità. Non proprio una bella figura. Purtroppo.

Ecco ai cittadini di Guidonia Montecelio la giunta Lombardo bis. Con assessori espressione del Partito Civico. Al limite del paradosso. Il «morelliano» Paolo Ruggeri, già consigliere comunale di sinistra anche se poi stava per essere nominato assessore da Di Palma poco prima che lo arrestassero e con Rubeis già ospite delle patrie galere, oggi assessore all’Urbanistica. Una scelta che conduce la memoria a interrogarsi sugli scopi della rinascita del «trio» Lombardo-Aldo Cerroni-Paolo Morelli, ex segretario quest’ultimo della Margherita di Guidonia Montecelio, colui che il 30 giugno 2005, davanti alla notaia Anedda, perfezionò la vendita dei 39 ettari dell’Inviolata a Manlio Cerroni. Dando così sostanza al piano-impianto TMB che costui aveva in mente. Che il sindaco Eligio Rubeis realizzò nonostante l’opinione contraria di Mauro Lombardo, il suo vice (così si dice, ma le carte?).
Quali le appartenenze partitiche di questa giunta? Nessuna, sono quasi tutti civici (così prescrive la ricetta).
Anche l’assessora a Bilancio, Finanza e Tributi: Valentina Rinaldi, ciampinese, civica con l’aggiunta “espressa da Fratelli d’Italia”. Sostituirà Alberto Cuccuru, altro motivo della crisi della coalizione Pd-liste civiche. Il «mio migliore assessore» la password della ghigliottina involontariamente azionata (ma anche no) sulla testa dell’avvocato Cuccuru; inimmaginabile la gioia dei 4 consiglieri comunali-capicorrente del Pd. Un altro po’ di tempo, appena qualche mese, e la dote di personali preferenze dei 4 sarebbe stata messa in pericolo, avrebbe preso direzioni diverse. Non sia mai.
A seguire, argomentando, l’attenzione si sofferma sugli assessori comunali uscenti. Che, nel comunicato stampa del sindaco, sono tutti rifondati in “nuovi”. Doppio titolo dunque per la nuova Cristina Rossi, confermata a Politiche sociali e Sport con delega anche alle Pari opportunità; per il nuovo Mario Proietti, confermato ai Lavori Pubblici, e per la nuova Paola De Dominicis, confermata vicesindaco, con deleghe al Personale e al Commercio.
Nell’esecutivo, va segnalato l’ingresso di Mazza. Quale? Il socialista Adriano, ex Selenia? La figlia Silvia, ex lista civica di Rubeis sindaco, consorte di Emanuele Di Silvio capogruppo Pd? Il capostipite ultraottuagenario comunista? il di lui figlio Salvatore? il nipote Andrea? Quello in passato eletto con Forza Italia passato ora alla civica «Città Nuova»?

Candidati di Fratelli d’Italia alla Regione e alla Camera con Claudio Zarro a destra

Una sottolineatura: Lombardo non ha provveduto all’assegnazione del cimitero. Che andrà ad Andrea Mazza per diritto di famiglia? Una delega da sommare a quella per il travertino? Da parte degli interessati c’è da giurare non mancherà chi ricorrerà agli scongiuri. Anche perché, dopo l’uscita di Egidio Santamaria, alla pietra nobile del territorio il sindaco non ha assegnato nessun dirigente. Che non è un vantaggio, nemmeno per i padroni delle cave.
A trovare finalmente una sistemazione dopo tanto girovagare da un partito a un altro, più di chiunque adeguato e consono alla giunta Lombardo bis ora c’è: è l’ex democristiano di fede buttiglioniana Claudio Zarro, tra i primi a confluire nel neonato movimento 5Stelle, poi abbandonato a quanto dicono alcuni, per il mancato appoggio dei grillini locali all’elezione della consorte nelle ultime elezioni al Parlamento europeo.
Prima di essere sedotto dal verbo Lombardo sulle liste civiche (appartenenza che però consente di avere la doppia tessera), il penultimo approdo di Claudio Zarro è stato il partito Fratelli d’Italia.
Collocazione che si direbbe non gradita da Adalberto Bertucci, sommo esponente della Fiamma locale. In una fluente elencazione buoni-cattivi, tutte le lodi sono andate solo alla assessora ai Conti Valentina Rinaldi –; né a Guidonia, né a Tivoli a quanto pare risiedono commercialisti in grado di competere con la ciampinese –. Sulla quale, «se ci sono dubbi sulle sue capacità, sono qui per toglierli» il rassicurante augurio di Bertucci senior alla neoinsediata).
Se invece i dubbi dovessero investire la posizione recente ma non ultima di Claudio Zarro, si può chiedere ausilio ai FdI Micol Grasselli e Alessandro Palombi, testimoni della conversione.
Con l’ingresso di Zarro in maggioranza e in giunta, i candidati-sindaco schierati sui versanti contrari a Mauro Lombardo al momento delle elezioni, uno dopo l’altro si sono tutti apparentati con il sindaco eletto interpretando anche a loro vantaggio il risultato di un anno e mezzo fa.
Ha sollevato il tappo Alfonso Masini, candidato sindaco della destra passato a presiedere la Commissione Cultura; seguito da Alberto Cuccuru, candidato sindaco della coalizione 5Stelle-Pd, fallita la corsa è divenuto assessore al Bilancio e Finanze della giunta Lombardo 1 (per il solo Pd); per finire (ultimo transito: qui non ci sono dubbi) con Zarro nella giunta Lombardo bis. Una domanda: ma se i partiti sconfitti – ed anche i vincenti –, poi decidono a tal modo, i cittadini cosa hanno votato a fare? © RIPRODUZIONE RISERVATA info@hinterlandweb