L'auto di Luciano Apolito

L’auto di Luciano Apolito

(t. ve.) ELISABETTA Aniballi, Marco Bertucci, Luciano Apolito. Come nei telefilm di genere, alla domanda qual è la condivisione, i tratti che uniscono, la risposta è una sola: “Il Comune di Guidonia Montecelio“. Aniballi, capo dell’ufficio stampa, Bertucci, presidente dell’Assemblea e consigliere comunale di Forza Italia, dimesso – è una conseguenza? – da entrambi gli incarichi, Apolito, rappresentante dell’Usb, il sindacato di base che ha ottenuto soddisfazione dall’Anac, l’autorità anticorruzione, dopo la denuncia sulle promozioni dell’architetto Angelo De Paolis, dirigente dell’Urbanistica. Nessuna coincidenza lavorativa, politica, sindacale, nessun accostamento. Per autonomia di giudizio, i tre si collocano agli antipodi l’uno rispetto all’altro. Quindi è il Comune di Guidonia Montecelio l’elemento unificante. Ora è necessario che le indagini escludano se è anche – per eliminare qualsiasi legittimo sospetto; per tutelare la dignità dell’ente – la scena del crimine. L’ambito dal quale dipendono le ripetute gesta che li hanno visti vittime di gravi e “mirati”, quanto a modalità e tempi, atti criminosi. Il “pestaggio” di Marco Bertucci (in Forza Italia, insieme con Stefano Sassano, capofila dei favorevoli allo scioglimento anticipato del Consiglio comunale), l’attentato all’automobile di Elisabetta Aniballi, tre giorni fa di nuovo a quella di Luciano Apolito.

L'attentato all'auto di Elisabetta Aniballi

L’auto di Elisabetta Aniballi

Si direbbe l’ennesimo capitolo di una strategia tesa a tacitare chi non è d’accordo, chi esprime contrarietà sugli atti e sugli indirizzi dell’amministrazione cittadina, modalità tese ad ammonire quanti pensano ed operano perché il giudizio su quanto è accaduto a Guidonia Montecelio – l’arresto del sindaco Eligio Rubeis, l’ulteriore pronunciamento dell’Anac, lautorità anticorruzione – sia affidato ai cittadini, contro coloro che preferiscono richiudere il tutto in un ambito burocratico-amministrativo, proseguendo come nulla fosse l’attività di governo.

Difficile non presumere che, sottostanti, si agitano poteri forti, individuali e collettivi, famiglie che in “terra di mafia” non possono subire che i loro interessi possano essere messi in discussione. E che ribattono colpo su colpo, per ora con azioni “mirate”, di impatto limitato, sostanzialmente utili ad ammonire eventuali altri dissenzienti. Ma disposti, forse pronti, ad alzare il livello delle gesta in caso di mancata soddisfazione delle attese. Come dire che il poi si vedrà. Ma si può già immaginare molto preoccupante.

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