Il Car (centro agroalimentare romano)

Il Car (centro agroalimentare romano)

di TOMMASO VERGA

NEL CENTRO agroalimentare di Roma (il Car) nessuna presenza di organizzazioni criminali. Lo fissa un verbale-comunicato curato dall’ufficio stampa del Consiglio regionale del Lazio. Il dettaglio: “La Commissione speciale sulle infiltrazioni mafiose e sulla criminalità organizzata nel territorio regionale ha incontrato – il 21 ottobre 2016, ndr – il direttore generale del Centro agroalimentare di Roma, Fabio Massimo Pallottini, e il direttore operativo Mauro Ottaviano. L’audizione, richiesta dal consigliere Gianluca Perilli, era finalizzata a verificare se il grande snodo commerciale con sede a Guidonia abbia mai subìto tentativi di infiltrazioni criminali”. Tre mesi dopo quell’audizione, la commissione antimafia si ritroverà a Guidonia Montecelio, giovedì 12, per svolgere un sopralluogo nella struttura di via Tiburtina.

Il comunicato riporta l’altrettanto tranquillizzante illustrazione di Pallottini: “Non sono mai stati ravvisati episodi chiari di infiltrazioni criminali né avuto notizie in tal senso sulle attività del Car”. Diversamente che altrove, perché l’impressione del dg è che, in generale,“il settore del commercio sia molto esposto a questo rischio, soprattutto quello al dettaglio e quello della ristorazione”. Tornando al Car, il direttore generale sostiene che c’è“un problema legato alla sicurezza in senso diverso, che richiede una collaborazione costante con le forze dell’ordine per tenere sotto controllo la situazione”. Criptico, oscuro, misterioso? Cosa avrà voluto dire? “Sicurezza in senso diverso” come è traducibile-comprensibile-compatibile con l’oggetto dell’audizione e dell’indagine dell’antimafia regionale?

Non è l’unico appunto. Perché tutto si direbbe volto a tranquillizzare, a favorire un giudizio e un’impressione positivi. Mentre così non è. Infatti, ripristinando l’ordine delle tessere nel mosaico, sicuramente il Centro agroalimentare non è estraneo a problematiche influenzate dal crimine organizzato. Intanto, a parlarne direttamente fu per primo Giovanni Salvi. Nella relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario 2016 il magistrato si soffermò sul Mof (Mercato ortofrutticolo di Fondi) e sul Car, indicati come “prede” ambite dalla criminalità, attenta sia alla distribuzione dei prodotti che alla formazione del prezzo, con particolare interesse ai mercati del nord Europa. Tesi che non poteva non tenere conto della conoscenza e dell’esperienza maturate al vertice della procura della Repubblica di Catania (uno dei luoghi di provenienza degli agrumi venduti al Car), quattro anni che hanno preceduto il trasferimento di Giovanni Salvi alla presidenza della Corte d’appello di Roma nel giugno 2015.

La conferenza stampa sull'"operazione Piramide"

La conferenza stampa sull'”operazione Piramide”

Soffermandosi sulla “modesta” attualità non si può non citare l'”operazione Piramide” di un mese fa, con i sette arresti dei componenti d’una banda di egiziani dedita al controllo del commercio all’interno del Car con metodi definiti dagli inquirenti “paramafiosi”. Una conferma della necessità di migliori e maggiori controlli. Ma dentro un contesto definito e logico, che non trova nessun riscontro con quella “sicurezza in senso diverso”.

Considerazioni che trovano ulteriore sostegno nel contesto descritto da Mauro Ottaviano, il “braccio destro” di Pallottini. Dopo aver sottolineato la complessità del sistema distributivo sulla Tiburtina – al Centro transitano quotidianamente circa 1500 soggetti, tra fornitori e compratori – il direttore operativo ha sottolineato come “non è possibile controllare da dove provengano le merci e i fornitori e, soprattutto, acquisire informazioni su coloro che si recano a Guidonia per acquistare i prodotti agroalimentari e ittici”.

Stando all’esposizione di Ottaviano, il Car non è pertanto in grado di verificare la tracciabilità delle merci (neppure sotto il profilo finanziario-fiscale quindi), appurare l’autenticità dei luoghi, di produzione e di transito. Una filiera senza riscontri. Un fatto di per sé gravissimo. Che (convenzionalmente in questa sede) scende di un gradino rispetto al tema centrale: nonostante i controlli – i badge obbligatori, la sorveglianza privata che dispone di oltre cinquanta addetti, l’elenco di fornitori e compratori – chiunque può utilizzare l’agroalimentare e l’ittico a piacimento, in entrata e in uscita. A ciò si deve aggiungere il florido convenzionale mercato della “cessione di attività”.

Al Car serve molto più di un sopralluogo.