di TOMMASO VERGA
«FRAZIONE ORGANICA DEL RIFIUTO SOLIDO URBANO»: «Forsu» l’acronimo. Stavolta la “fortuna” ha scartato Guidonia Montecelio decidendo di baciare i piedi di Tivoli, in via della Bullica, una stradina del «Barco», dalle parti dei «laghetti»: quelli considerati abusivi per intendere. Tutto possibile invece per la «Forsu»? Obiezioni, riserve, contrarietà sul trattamento dell’immondizia? Si vedrà. Al momento, c’è da prendere nota dei dettagli illustrati in letteratura e della pubblicazione dell’«Atto di organizzazione» della Regione Lazio, 12 novembre 2021, numero G13877, nel quale si stabilisce lo svolgimento della «procedura di Via (valutazione di impatto ambientale) – Provvedimento autorizzatorio unico sul progetto di “impianto di digestione anaerobica della Forsu con produzione di biometano”».

La letteratura sui biodigestore
«I biodigestore sono stazioni di riciclaggio per lo smaltimento dei rifiuti organici, che trasformano in energia. Si tratta di una tecnologia in Italia presente soprattutto al Nord con 43 impianti. Ma l’Osservatorio ambientale mette in guardia dai rischi per la salute.
«L’impianto trasforma i rifiuti organici e li miscela con dei batteri. Si ottiene quindi una miscela detta biogas. Questi impianti sono stati presentati come fonti rinnovabili, in quanto ridurrebbero le emissioni di gas serra. Quello che si ottiene da questa elaborazione è gas metano, che unito all’anidride carbonica produce energia elettrica termica.
Da alcune statistiche risulta che i rifiuti organici crescono, per cui si sono cercate alternative allo smaltimento. Le centrali biodigestore, producono una fermentazione, che produce gas, immesso successivamente in vasche dove avviene la combustione. Quello che viene ottenuto in queste centrali, può essere utilizzato per produrre energia oppure in agricoltura, come concime per i terreni.
«Secondo l’Osservatorio Ambientale, il biodigestore non sarebbe innocuo. L’accostamento bio a questi impianti è un tentativo di attribuire il sistema alla green economy. Poiché le imprese che realizzano tali opere, godono di generosi incentivi statali, molte sono le critiche mosse da più parti contro questo sistema di riciclaggio. Il processo prevede la produzione di batteri sporigeni anaerobi. Il concime ottenuto sparso sui campi potrebbe avere ripercussioni serie sugli animali. Inoltre il biogas ottenuto inquina, in quanto gas.
«La combustione può dare origine a spore. Nel 2011 la Germania fu interessata da una epidemia da escherichia coli. Alcuni ricercatori tedeschi attribuirono l’epidemia alla presenza di centrali biogas.

Impianti di biodigestore, stazioni di riciclaggio per lo smaltimento dei rifiuti organici, che trasformano in energia

Dunque, nuovamente immondizia. Proveniente dalla raccolta del cosiddetto «umido». Se la «conferenza di servizi decisoria» si concluderà nella direzione auspicata dalla «Fratelli Pacifici Ing. Cesare e Lorenzo S.p.A» – a investire è la famiglia storica del travertino – l’«impianto di digestione anaerobica con produzione di biometano» verrà installato in pianura, sull’altro lato della Tiburtina opposto a Villalba, Guidonia Montecelio.
Così, all’esame del presente e del futuro (prossimo), nel raggio di qualche chilometro, agli sgranocchiatori ormai stanziali di mondezza se ne aggiungerà un altro. Con gli adoranti preoccupati che possano soffrire di solitudine le attrezzature dell’AVR (divise da un marciapiedi dal Centro commerciale tiburtino, distanti meno di 50 metri dagli ambulatori del Distretto della Asl RM5); le voragini della discarica dell’Inviolata, in permanente produzione di percolato: benché siano state chiuse il 12 febbraio 2014 fino a questo momento risultano ostili a ogni bonifica. Da quelle parti, a sostenere i fautori della mondezza-a-gogò risultano non soltanto i seguaci di Manlio Cerroni, il nume della monnezza, ma, cambiati d’abito, i cantori delle geremiadi coincidenti con i fedeli dell’ex sindaco Eligio Rubeis: una setta di berlusconiani che, se vincerà le elezioni, ha giurato di cancellare dalla toponomastica di Guidonia Montecelio il Parco naturalistico-archeologico e di ripristinare le attività della logistica nei pressi del casello autostradale), per concludere, infine, con l’impianto di TMB (ma, se riesce, anche con un termovalorizzatore), tutto nel raggio di pochi chilometri.

Una singolarità (se si vuole). Nell’«Atto di organizzazione» della Regione Lazio, del 12 novembre 2021, nel quale si stabilisce la «procedura della Valutazione di impatto ambientale», non si fa alcun cenno alle quantità di organico da trattare, un problema che tutti i giorni si paga a caro prezzo, specie in quel tratto della via Tiburtina. Per esprimere.