L’esibizione al Palazzetto dello sport delle Società sportive locali; sopra, l’interno del Palasport

di TOMMASO VERGA
E’ IN FUNZIONE IL PALASPORT di Guidonia Montecelio. Una notizia di per sé. Conoscendo la pluriennale storia travagliata della costruzione, si tratta di un evento straordinario. In scadenza ieri mattina. Con tanto di taglio del nastro proprio delle cerimonie di inaugurazione. Si giudichi l’evento come si vuole, ma accanto alla narrazione delle traversie che hanno preceduto l’apertura – la seconda novembrina, l’altra riguardò il casello autostradale dell’Inviolata a metà mese –, la cronaca risulterebbe monca se omettesse di osannare innanzitutto l’alta qualità dell’opera, la sua ammirevole bellezza.
Solo aspetto negativo, la rivendicata, anche nella circostanza, paesanità cittadina (trad.: “stile da paese”, lo scalino sotto il provincialismo), sintetizzata da una politica che continua a fondarsi sulle consumazioni da bar (o da fraschetta). Inoltre reiterate a iosa espressioni fatte passare per singolar-originali; si prenda ad esempio «la peggiore giunta di sempre», maledizione attraverso la quale, dopo la decimilionesima divulgazione su Facebook, l’autore spera d’esser riuscito a far dimenticare le personali virtù: renziano in Regione Lazio, fino all’esalazione dell’ultimo respiro incollato alla cadrega – in slang salviniano: lo conoscono, a via Bellerio sono in attesa – in quanto sodale de «la giunta dei migliori di sempre» guidata da Eligio Rubeis, quella che arrestò il buon governo a Rebibbia.
Altro ieri non si imponeva che consegnare alla città – indispensabile abbinamento: “finalmente!” – un’opera che futuri sindaci e partiti estranei alle beghe di stagione esalteranno come rappresentazione di Guidonia Montecelio nello sport, nella cultura, nelle esibizioni sceniche. Immaginarsi l’effetto marketing in occasione di un impegno conseguente a una tappa del “Cantagiro” (esiste ancora?) e simili.
Ecco, ieri mattina all’appuntamento celebrativo dell’evento, mancava l’intera opposizione al governo cittadino, e con essa, alla pari, i sindaci che hanno osservato il Palazzetto dello sport mentre de-cresceva – c’era il solo Ezio Cerqua, l’ultimo sindaco comunista, ideatore  del Palasport, in simbiosi con Sabatino Leonetti, il suo assessore alle Finanze –. Più lungo ovviamente l’elenco degli assenti: non c’erano Filippo Lippiello, Stefano Sassano, Eligio Rubeis (centrosinistra e centrodestra, i sindaci più recenti), al punto di rinunciare all’uso, evitare ogni pur timida verifica. Quindi, ieri, a cogliere il risultato ha provveduto Michel Barbet, il primo cittadino 5stelle, che si vuole in sintonia problematica con il Partito democratico. Così, provvisto di tricolore d’ordinanza, il sindaco in carica ha inaugurato il bellissimo edificio opera dello «Studio Valle» – gli stessi progettisti del CAR, il Centro agroalimentare –, mai utilizzato. Chiuso sin dalla nascita, a una trentina d’anni quasi dall’ideazione.

Ora la soluzione. A conclusione di una procedura nata all’insegna «andiamo per le spicce», con l’Atlante Eurobasket di Roma, pallacanestro maschile, seconda lega nazionale, avanzare al Comune di Guidonia Montecelio la proposta di poter utilizzare il Palazzetto sia per le fasi di preparazione che per le gare di campionato. Immaginarsi gli entusiasmi della politica. In realtà un inciampo: può un ente pubblico affidare un proprio bene in forma diretta, senza ricorrere alle modalità previste dalla legge? Ovviamente no. Ragion per cui tutto l’affidamento è rientrato nei canoni: manifestazione d’interesse per la sola stagione in corso, scadenza per avanzare richieste, nomina di una commissione d’“esame”. Della quale non c’è stata praticamente necessità.
Perché la sollecitazione dell’Eurobasket ha “stuzzicato” la Federazione italiana pallavolo, che ha così preferito accordarsi con la squadra di pallacanestro, un salomonico savoir-faire che ha soddisfatto entrambi i contendenti (il ricorso al linguaggio parasportivo non guasta) e lo stesso Comune di Guidonia Montecelio. Un esito che rende obbligatoria una domanda: perché, in precedenza, per più decenni, il Palazzetto del Bivio mai è stato messo sul “mercato”?
Risponda Eligio Rubeis, il più longevo tra i sindaci dei tempi correnti: perché in sette anni di permanenza al vertice di Guidonia Montecelio non risultano sue iniziative utili ad affidare a terzi la gestione del Palasport? Non sarà abbia prevalso il timore d’un ipotetico confronto con l’ideatore? che, alfine, Ezio Cerqua ne potesse ricavare qualche attestazione di consenso (personale non politico) superiore al suo?

La conferenza stampa del sindaco Michel Barbet al Palasport; a destra, Antonio Correnti, assessore ai Lavori pubblici; a sinistra, Elisa Strani, assessora alle Cave

LE CRONACHE sul Palazzetto dello sport al Bivio di Guidonia Montecelio riportano la costruzione sarebbe dovuta terminare a settembre 2008. L’idea iniziale di progettare una “città dello sport” al Bivio di Guidonia risale a Ezio Cerqua, il sindaco in carica dal 9 giugno 1996.
Altri interventi di “risanamento” e “solidificazione” dell’edificio non sono comunque mancati negli anni seguenti, principalmente per rimettere in sesto gli impianti oggetto delle molteplici razzie di diversa natura. Comunque, con l’elezione di Eligio Rubeis sindaco (di Forza Italia) al Palazzetto venne assegnata una data conclusiva per l’agibilità: l’anno 2008.

Il Palazzetto dello sport in via Antonio De Curtis, al Bivio di Guidonia Montecelio; a metà pagina, la lettera dell’accordo tra le due richiedenti

Capodanno 2012, Marco Bertucci, ex Movimento sociale, capogruppo Pdl nel Consiglio comunale di Guidonia Montecelio (sindaco Eligio Rubeis): «E’ finalmente iniziato il conto alla rovescia per la fine dei lavori al Palazzetto dello Sport di Guidonia Montecelio prevista per luglio (la data è transitata al 2012, ndr). Un appuntamento importante di grande soddisfazione per l’amministrazione comunale e che segna un considerevole elemento di crescita e sviluppo per il nostro territorio».
Stando alle previsioni, il Palazzetto dello sport avrebbe fatto parte degli impianti prenotati per le Olimpiadi del 2020, se Roma fosse stata scelta come città ospitante. Eretto su un’area di 5.000 mq, divisa per plurime discipline sportive e due piscine, una olimpionica e una seconda più piccola, l’edificio può essere utilizzato per altre attività, anche non sportive. Perché nel Palazzetto – dello «Studio Valle», lo stesso che ha progettato il Car (il Centro agroalimentare) di Setteville – possono svolgersi anche iniziative «non canoniche», come concerti ed eventi teatrali e di altre espressioni di spettacolo. Esternamente all’edificio, un altro mezzo ettaro è destinato a parcheggi, mentre la dotazione di verde è di 2 mila mq.
Il Palazzetto dello Sport dispone di circa 2.900 posti per il pubblico. Nell’area sportiva sarà possibile praticare il volley, il basket e la palla a mano. Inoltre, all’interno della struttura, troveranno sede quattro spogliatoi e tutti i servizi previsti per l’attività sportiva. Ultima voce in uscita del bilancio cittadino, stanziati 180mila euro per le opere di protezione acustica sulla struttura.

Mentre Elisa Strani, la vicesindaca (alle Cave) vola verso il vertice dell’amministrazione

SULL’INCONTRO PUBBLICO DI IERI non poteva mancare l’esame sul piano prettamente politico. La manifestazione, per come ha dominato gli interventi e il relativo contenuto, ha rappresentato altresì la conferma di un’ipotesi strettamente elettorale: Elisa Strani vuol fare il sindaco di Guidonia Montecelio. Magari recuperando i “civici del Faro” (anche loro presenti al Palasport).
Lo stato dell’arte oggi. Alessia Molinari (pd) regge l’assessorato alle Attività produttive, Elisa Strani (5stelle), è alle Attività estrattive (e al Rischio Idrogeologico: no comment). In sostanza, le cave di travertino hanno un “assessore di categoria”: manco il sindacato, un’autentica amenità.
Che però costituisce un indiscutibile centro di potere, che aiuterà Elisa Strani a spiccare il volo verso il vertice prima che il suo partito decida, incarico indispensabile per impadronirsi, al momento dato, dell’amministrazione comunale – anche se Tiburno non l’ha minimamente valorizzata –. D’altronde (come dimostrò con l’affidamento al proprio collega d’ufficio legale – incarico poi revocato – dello studio dell’immondizia da riportare in house) le ambizioni non le mancano e nemmeno l’aplomb, messo in mostra nel lungo excursus di ieri al Palasport.
Seppure declamato in quanto vicesindaca. Attribuzione risalente a metà ottobre, che creò un terremoto nella maggioranza al punto di mandare in subbuglio la giunta e condurre Michel Barbet a ventilare le dimissioni. Tornando alla relazione tra azione amministrativa e settore del travertino, si pensi che il governo cittadino (totalmente d’accordo con la destra d’opposizione e i cosiddetti “civici”) ha perennemente garantito la lobby delle cave.
La dimostrazione l’ha offerta a chi scrive, personalmente lo stesso sindaco, al termine dell’incontro al Car sulla nuova coalizione 5S-Pd, il 9 ottobre scorso. Domanda: «Ma adesso farete versare ai padroni delle cave i 40 milioni di imposte al Comune?»; risposta di Michel Barbet: «Intanto non sono 40 milioni… Il fatto è che hanno eretto un muro…». Quindi? «Eh, vedremo… arrivederci».
In coda resta l’interrogativo sulla ragione per cui a doverci “rimettere” è stata Chiara Amati, l’assessora all’Urbanistica che ha consegnato all’altra l’incarico di vicesindaco che ricopriva da inizio febbraio 2020. In termini di «lettura del profilo di Guidonia Montecelio» non è peregrina la domanda: chi tra le due ha accumulato maggiori meriti nel governo cittadino?