di SALVATORE PARADISO
SAREBBE STATO VERAMENTE BELLO a 5 minuti da Marco Simone, oppure direttamente da Setteville o da Albuccione, uscire di casa e prendere una colorata e accogliente pista ciclopedonale e cominciare a camminare o pedalare fino alle pendici di Tivoli, lasciando poco di lato una trafficata via Tiburtina e attraversare quartieri, panorami e piazze accoglienti. Magari poi, in un futuro neanche troppo remoto, collegare la pista con una rete di altri percorsi simili. Purtroppo, non andrà così.

Chiara Amati, ex assessora all’Urbanistica di Guidonia Montecelio, autrice del progetto “pista ciclopedonale”

Perché, con la determina dirigenziale numero 68 firmata da Cristina Zizzari, la dirigente dell’Urbanistica del Comune di Guidonia Montecelio, uno dei primi progetti di tutto il quadrante a nord est di Roma che sfrutta appieno i fondi del PNRR, partirà concretamente: si tratta di una pista ciclopedonale che consentirà di collegare in maniera sostenibile e sicura alcuni quartieri di Guidonia Montecelio, riqualificando al contempo alcune piazze.
Peccato però, stando ai documenti ufficiali, che le uniche zone che beneficeranno dell’importante intervento saranno solo Villanova e La Botte, ossia una limitrofa all’altra, escludendo totalmente i quartieri di Setteville, Albuccione, Bivio, Tivoli Terme e Villalba, tutti invece compresi nel disegno iniziale.
Una grande delusione, considerando inoltre che nel progetto si prevedeva l’aggancio della pista con l’area archeologica annessa alla basilica di Santa Sinforosa (al km 15 della via Tiburtina) e da lì a Setteville. Collegamento che verrà realizzato in concomitanza con il nuovo assetto della via Tiburtina e della sistemazione urbanistica del CAR, compreso il “parco fluviale” a ridosso dell’Aniene.
Una volta cantierato l’intervento, poi, si sarebbe potuto proporre al sindaco metropolitano Roberto Gualtieri (tanto amico di quel PD guidoniano che governa la città nonostante la sconfitta elettorale), di non pensare alla Città dell’Aria solo per TMB e sfasciacarrozze, ma adoperarsi per innestare alla pista diramazioni verso Villa Adriana e Tivoli da una parte, e la Metro Rebibbia dall’altra, sfruttando un percorso già esistente che arriva proprio alle spalle dell’Elis, l’istituto Gerini.

Progetto corrente, via Tiburtina completamente tagliata, si parte dalla piazza di Villanova per arrivare a La Botte. Il percorso originario, parte da sinistra, zona industriale Setteville, seguita da Albuccione, Bivio, Tivoli terme, Villalba, Villanova, La Botte

IL PROGETTO ORIGINALE. Con un percorso pressoché lineare, dalle pendici di Tivoli tra Villanova e La Botte, parte una striscia di terra larga dai 6 ai 15 metri e lunga circa 17 chilometri, di proprietà di ACEA, poco sotto la quale scorrono le tubature di uno degli acquedotti che riforniscono Roma. Il sedime viene spesso inglobato in contesti urbani pubblici e privati, e a meno di non guardarlo dall’alto, alcuni tratti sono attualmente difficili da distinguere.
A Villanova, ad esempio, un segmento è rappresentato dallo spartitraffico tra i due sensi di marcia di via Mazzini, in via Gorizia a Villalba è stato quasi del tutto occupato da alcuni giardini di case private, a Tivoli Terme è compreso in un parcheggio di pertinenza dell’hotel Duca d’Este, e nella zona Bivio/ Albuccione è stato chiuso da cancelli di ferro con tanto di videosorveglianza nella limitrofa via Jeranense, proprio sotto il ponte della «bretella» che ha preso il nome di Fiano-Valmontone.
Il progetto originale presentato dal Comune nel 2021, si diceva, aveva avuto l’intuizione unica e fondamentale di sfruttare quel sedime in accordo con Acea, per realizzare una pista per soli pedoni e ciclisti che potesse costeggiare e alleggerire la via Tiburtina, con il chiaro scopo dettato dal bando ministeriale di ridurre la marginalità sociale delle piazze e dei quartieri che incontrava, partendo proprio dall’Albuccione.
Importante e suggestivo, poi, il passaggio sulla cosiddetta “via dei Fili”, che da via Kennedy a Villalba arrivava dritta a via La Marmora a Villanova, passando sopra uno strapiombo mozzafiato tra le cave e i laghi di acqua sulfurea.

La “Strada dei Fili”, strapiombo su cave e laghi che collega Villalba con Villanova, dove sarebbe dovuta passare la pista ciclopedonale

IL PROGETTO MODIFICATO. A quanto si legge dalla documentazione progettuale ispirata dal sindaco Mauro Lombardo e da Anna Mari, assessora all’Urbanistica, e redatta dall’architetta Veronica Grilli dell’Area Urbanistica della dirigente dell’assessorato Cristina Zizzari, i quasi cinque milioni di euro vinti dalla giunta Barbet su iniziativa dell’ex assessora Chiara Amati, verranno utilizzati soltanto per una versione ridotta e modificata dell’ultimissima parte del percorso, che toccherà essenzialmente i quartieri di Villanova e La Botte, escludendo totalmente il tratto Setteville-Villalba-Villanova, compromettendo in questo modo la funzione di mobilità alternativa che avrebbe fatto tanto comodo sull’asse della via Tiburtina. Una rivoluzione che si spera venga digerita dal ministero che aveva premiato il progetto con il percorso “lungo”.

Uno dei due scheletri della «Selciatella»

Nel caso contrario, Guidonia Montecelio «pagherebbe» per la seconda volta una gestione da parte dell’amministrazione comunale non del tutto aderente alle clausole del bando di concorso. Quello precedente, deliberato in sede di Parlamento europeo a Bruxelles, riguardava il “Por Fers” (più noto come “Plus”). Fondi europei stanziati per progetti di sviluppo interessanti le comunità locali. Il 10 ottobre 2011 il Comune di Guidonia Montecelio partecipa al bando regionale inviando il dossier intitolato “Guidonia da città del Novecento a città del Terzo millennio“. Nell’elenco dei lavori è previsto il «sistema viario Tor Mastorta-Selciatella». L’opera inizia e viene definanziata. Perché il sistema viario è obbligato a far posto al vincolo Selciatella-Tor Mastorta. Tutta l’amministrazione del sindaco Eligio Rubeis era a conoscenza della «delicatezza» di quella località quanto a preesistenze archeologiche (si ricorderanno le due donne con la collana d’oro al collo tornate alla luce dopo gli scavi della strada; nonché il forno, il cimitero… tutto riportato con largo anticipo dall’archeologo Zaccaria Mari nel suo Latium Vetus).
Sulle ragioni per le quali si è deciso un così drastico stravolgimento degli intenti originari è un mistero, ma facendo delle supposizioni si potrebbe pensare che si è cercata la soluzione soft per evitare problemi “politici” di non poco conto come quello di dar fastidio e passare (legittimamente) per il parcheggio del Duca D’Este di proprietà dell’imprenditore Bartolomeo Terranova, considerato molto vicino all’ex sindaco Rubeis, tra i maggiori ispiratori dell’alleanza di governo di piazza Matteotti. Oppure dover affrontare davvero e senza troppi giri di parole la questione del campo abusivo all’Albuccione, in parte poggiato proprio sopra l’acquedotto, o addirittura possibili difficoltà di suddivisione di competenze e responsabilità della pista con il Comune di Tivoli, sul quale passava un tratto dell’intervento.

Segnaletica ciclopedonale “urbana”

In ogni caso, ben venga che dopo tante fatiche fatte negli ultimi anni per far uscire dal suo pessimo passato di soldi sprecati, mazzette e tanta incompetenza, Guidonia Montecelio capitalizzi e traduca in opere pubbliche i fondi europei e nazionali. Guardando sempre l’albo pretorio, infatti, sembra ci sia tutta l’intenzione di sfruttare pienamente anche 5 milioni e mezzo per recuperare ad uso sociale e sanitario il complesso di Colle Rosa e di spendere 400 mila euro per creare un bosco alla Sorgente. Entrambi progetti del 2021.
Ma la speranza rimane comunque quella che almeno in questi casi specifici, i progetti fatti e vinti dalla precedente amministrazione, per i quali sono anche stati spesi energie e soldi pubblici, non vengano ridotti e stravolti pesantemente come pare stia accadendo oggi con la pista ciclopedonale. © RIPRODUZIONE RISERVATA