di GIULIANO SANTOBONI
NUOVA AUTORIZZAZIONE per il TMB, Roberto Gualtieri (sindaco di Roma) e Francesco Rocca (presidente della giunta regionale del Lazio) spingono per aprire la “guerra del pozzo” col Comune: l’acqua non si può usare.
Con una nuova AIA sul TMB (Autorizzazione integrata ambientale) da parte di Vito Consoli, direttore regionale all’Ambiente, la Regione Lazio blinda la propria ferma volontà di far entrare in funzione quanto prima possibile al servizio anche dell’immondizia della città di Roma, l’impianto TMB di Guidonia Montecelio, posizionato proprio nel mezzo del Parco archeologico e naturalistico dell’Inviolata, un parco deliberato dalla stessa Regione Lazio, si intenda.

Manlio Cerroni, 100 anni nel 2026

Dopo l’AIA sul TMB (nella foto in alto) rilasciata dall’ex dirigente Flaminia Tosini prima di essere arrestata il 16 marzo del 2020 – per la quale il pubblico ministero Rosalia Affinito, il 14 febbraio, ha chiesto la condanna a 4 anni in un procedimento per le accuse di concussione, corruzione e turbata libertà di procedimento di scelta del contraente, sempre nell’ambito della gestione dei rifiuti –, una nuova e lunghissima autorizzazione per l’impianto di Guidonia è stata pubblicata il 19 febbraio, solo due giorni prima dell’udienza al TAR che avrebbe potuto eliminare la precedente e di fatto bloccare l’arrivo dei camion AMA (l’azienda dei rifiuti della Capitale). Il tribunale ha poi deciso di rinviare tutto a dicembre prossimo, pericolosamente vicino alla data nella quale scade l’ordinanza di Gualtieri da sindaco metropolitano che di fatto avviava lo scorso anno il processo di collaudo.
Un tempismo perfetto, che evidenzia anche la grande preoccupazione da parte della Regione che il tribunale amministrativo possa evidenziare le macroscopiche sviste contenute dell’atto della Tosini impugnato dalle associazioni locali e dal Comune di Guidonia Montecelio sin dalla sua emissione quasi quattro anni or sono.
Un documento, quello di Consoli, che ricalca per la maggior parte la sostanza del precedente, cercando di correggere il tiro, dove è stato possibile, nei numerosi punti deboli evidenziati dai ricorrenti.
Non che la fresca fresca creazione sia esente da altri aspetti discutibili, si intenda. Ad esempio, una “toppa” a voler essere buoni, si trova sicuro quando si parla del gigantesco punto debole dell’impianto: il pozzo NP5 che pesca nelle falde acquifere e che il gruppo Cerroni vorrebbe utilizzare per rifornirsi di acqua ad uso industriale.
Scrive Consoli nella sua AIA sul TMB che «allo stato attuale risulta valida ed efficace la concessione di derivazione d’acqua pubblica rilasciata dal competente ufficio della Città Metropolitana di Roma Capitale».
Versione contestatissima, invece, da Annalisa Tassone e Alberto Latini, rispettivamente dirigente e funzionario del settore ambiente del Comune, che in una dura nota indirizzata al massimo dirigente ambientale del presidente Rocca scrivono invece che «l’NP5 è illegittimo, non potrà più emungere e verrà diffidata la Società, e la diffida si estenderà a tutti i pozzi in cui è presente un’interferenza per garantire la migliore situazione», ribadendo quindi quanto espresso e verbalizzato nella conferenza dei servizi di novembre 2023.
L’ennesima puntata è andata in scena proprio ieri (23 febbraio 2024), dove Vito Consoli contesta nuovamente al Comune che oltre alla dichiarazione in sede di conferenza dei servizi non siano poi seguiti altri atti formali che di fatto impediscono l’entrata in funzione del pozzo, e quindi salvo buon fine del collaudo del quale nessuno sa nulla, del TMB stesso.
Si preannuncia quindi una nuova risposta a tono da parte di Tassone & Latini, una battaglia quella sul pozzo che potrebbe rivelarsi decisiva nella trentennale guerra del TMB di Guidonia Montecelio. © RIPRODUZIONE RISERVATA – info@hinterlandweb