Il sindaco adotta, quale ufficiale del Governo, con atto motivato, provvedimenti anche contingibili e urgenti nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento, al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana

SE NE FOSSE STATO PROPRIETARIO un privato cittadino, meglio ancora: un «palazzinaro» poniamo, quel paio d’ettari di verde al Bivio di Guidonia sarebbe stato già assegnato al da oltre un decennio richiedente Comitato di quartiere. Perché secondo il Piano regolatore del Comune di Guidonia Montecelio, non un solo metroquadrato dell’area può venire volturato a fini speculativi. Frutto sicuramente della lungimiranza che albergava nel sentimento dei professionisti che nel 1969 proposero la bozza di Prg al Consiglio comunale della città, che, a sua volta, la sottopose alla Regione Lazio che decise di approvarla. Il Parco del Bivio? verde pubblico: delibera di giunta regionale n. 430 del 10.02.1976.

Bimbo in bici nel Parco del Bivio di Guidonia (foto di Eros Merola). Il percorso è delimitato da pareti di arbusti spontanei. Le altre foto mostrano l’edificio, una decina d’anni fa dichiarato pericolante dai vigili del fuoco, ex sede del Comitato di quartiere

Sopra e sotto, gli interni dell’edificio, sede (a turno) di una meretrice e di una banda di spacciatori (foto di Andrea Parrella)

Cosa c’entra la lungimiranza? Semplice. Quei due ettari di prato incolto, abbandonato dalle istituzioni e dalla proprietà, al Bivio di Guidonia, costituiscono l’ultimo e solo polmone di verde tra la via Tiburtina e il centro città (e dire che quegli utopisti dei sessantottini, per contribuire a migliorare la città-dormitorio che si andava profilando, immaginavano in quell’area la costruzione del campus studentesco). Poesia.
Così contrastando – non sono davvero mancati – i tentativi di ricorrere al cemento  – “Che saranno mai due ettari’” – per curare questo figlio deforme, sconnesso dai principi informatori della «Città dell’Aria», per sette anni dell’ultimo decennio governata dal principale collaboratore del costruttore magno. In attesa dell’imminente arrivo di 2.265 nuovi residenti a gonfiare il Bivio di Guidonia.
La quale, nonostante i richiami sull’eccesso al limite dell’incompatibilità, dei pesi in particolare urbanistici, su quella frazione della città, dalla Tenuta di Sant’Antonio alla multisala, prosegue imperterrita ad aumentarli poggiando su un fondo a rischio subsidenza . La giunta del sindaco Mauro Lombardo (ex assessore cittadino all’Urbanistica) a quanto si mormora promuoverà a giorni gli atti del Consiglio comunale per ospitare altri 10.000 residenti.
Rispetto al Parco del Bivio, l’odierno primo cittadino ha dichiarato al Comitato di quartiere di essere disposto ad acquistarlo. Se i conti (nessuna metafora) con la Asl Roma5 con sede a Tivoli, rispetteranno le indispensabili economie. Il 23 marzo l’azienda sanitaria è stata guarnita dalla Regione Lazio di una “commissaria”, Silvia Cavalli. Il predecessore, Giorgio Santonocito, direttore generale emigrato a Messina dopo l’inconcepibile incendio dell’Immacolata del nosocomio tiburtino, secondo i rappresentanti del Comune non ha mai dato seguito agli impegni generici assunti in particolare con il predecessore di Lombardo, il sindaco grillino Michel Barbet.

L’ingresso ufficiale nel Parco del Bivio

Tutto al passato. Al presente, va ricordato che la nuova «commissaria» della Rm5, si trova a dover definire le sorti dei 258 ettari divisi tra Tivoli e Guidonia Montecelio dell’ex patrimonio del Pio istituto Santo Spirito lungo la Tiburtina.
Patrimonio sul quale è in corso una trattativa regionale tesa ad assegnare l’abitazione e il terreno circostante agli aventi diritto. Ovvero ai reduci della II Guerra Mondiale (a tutti gli effetti, gli eredi) che fondarono le cooperative – le “vecchie”: “Unitaria” e “Menghi”, e “nuove”: “Jeranense” e “Duemila” –. Decisamente diverse (non soltanto per età).
Tutto in conseguenza dei due decreti dell’estate del ’44 e primavera del ’45, a firma di Fausto Gullo, il comunista ministro dell’Agricoltura – anche noto come il ministro dei contadini – con il primo governo postbellico del maresciallo Badoglio e successivamente di Alcide De Gasperi. Decreti che sostanzialmente legittimarono in tutto il Paese le occupazioni delle terre, facendone un capitolo della Storia d’Italia quale risposta alle condizioni di miseria di gran parte della popolazione, reduce da una guerra voluta dal fascismo che la Storia ha condannato senza riserve.
Della partita, per motivi esclusivamente elettorali, si accingono a far parte gli abusivi con piscina che con i canoni informatori della negoziazione non hanno nulla a che vedere. Da sottolineare che sul confine-ovest della città di Tivoli negli anni è sorto un altro quartiere, indifferente alle regole del buon vicinato, come rispettare gli orari di silenzio, attenzione ai rumori, indifferente alla direzione del fumo prodotto dall’incendio delle stoppie e degli sfalci dell’oliveto, fumo che, a prescindere dagli orari, invade le abitazioni di fronte, nella totale indifferenza, nonostante le proteste, delle autorità cittadine e territoriali.
In un contesto del genere, ci si domanda perché non può entrare nella trattativa regionale il Parco del Bivio, i due ettari che hanno formato oggetto di trattative locali che durano ormai da 7 anni. Iniziate con l’insediamento di Michel Barbet, il sindaco grillino, controparte della Asl governata da Giuseppe Quintavalle in part-time con Civitavecchia e, successivamente, da Giorgio Santonocito (direttore generale trasferito da Agrigento a Tivoli il 9 novembre 2019 fino all’8 febbraio 2024).
La fase delle trattative non è oltremodo ammessa. Nel Parco del Bivio avvengono fatti che richiedono la presenza dello Stato, per cui necessita reprimerne la gravità, scadenza che non può dipendere da rinvii sine die. L’edificio ex sede del Comitato di quartiere intanto. Da risanare o da abbattere. Si consideri che venne dichiarato «inagibile» dai vigili del fuoco una decina di anni fa.
All’interno, la notte (e non soltanto) agiscono bande di trafficanti di droga, che ne hanno fatto loro sede. Alla pari di una meretrice che utilizza i locali per la sua attività.
Il Parco del Bivio in passato era il luogo prediletto dai ragazzi del quartiere e non soltanto, anche in virtù degli spazi attrezzati per il basket e/o il calcio. Tutto distrutto, compresi i giochi per i piccini.
A prescindere dalla inverosimile disputa sulla natalità, al Bivio di Guidonia sono decisamente numerose le coppie giovani che elevano quindi il numero dei nuovi nati. Coppie che non possono non misurare l’apporto che forniscono alla loro condizione le istituzioni statali, regionali, comunali, esaminando le condizioni del Parco del Bivio, il grande produttore di ossigeno a beneficio innanzitutto dei neonati e dei bambini.
A Mauro Lombardo, il sindaco (che non risponde più nemmeno alle Pec), considerato il quadro rappresentato, si chiede di adottare un provvedimento straordinario come la «requisizione» del Parco del Bivio. Azione consentita dalla legge, nelle sue possibilità e competenze. Da giurista, converrà che quanto accade nel perimetro lo mette nella condizione di agire: nel rispetto della legge. A meno che non si attenda l’evolversi della stagione, la formazione del mucchio di rovi e il conseguente incendio a ridosso dei palazzi di via dei Platani. © RIPRODUZIONE RISERVATA – info@hinterlandweb.pdf