LE INTENZIONI? ASSOLUTAMENTE condivisibili. Semmai qualche remora suscita l’affidamento dell’esito “senza rete” alla politica. Quantomeno perché già tra qualche mese il quadro potrebbe cambiare. Cosicché tutto rischia di ingarbugliarsi, di risultare diametralmente opposto alle conclamate premesse. Nel “linguaggio dei fumetti”, per adesso le fiches sono puntate sul pow! Dopo si vedrà.

Il “distretto” del turismo fra Tivoli, Subiaco e Palestrina” è sorto lunedì 11 dicembre. Nella Sala del trono di Villa d’Este. Con la mattinata dedicata a illustrare i contenuti dell’iniziativa, e il pomeriggio (nel municipio di Tivoli) al workshop indirizzato ad approfondire “come e cosa si deve fare per…”.

Organizzativamente, la fase di avvio è affidata alla partecipazione di più soggetti istituzionali, alcuni dei quali associano già parti del territorio interessato. Si va dai Comuni di Tivoli, Subiaco e Palestrina – i cui primi cittadini (Giuseppe Proietti, Francesco Pelliccia e Adolfo De Angelis rispettivamente) hanno firmato l’atto fondativo –, al “VaVe” (l’istituto autonomo Villa Adriana-Villa d’Este), dalle tre comunità montane – la nona (Sabini-Cornicolani), la decima (Valle dell’Aniene), la XI (Castelli romani-Prenestini) –, ai due parchi regionali (Lucretili e Simbruini).

Stando ai promotori, comunque nessuno è escluso. Per quanto la bussola del distretto indichi adesso il sudest, si tratta dell’anno zero, chi vorrà potrà entrare a preliminari della partita in corso. L’invito è rivolto, par di capire, alla Sabina (romana) e a Guidonia Montecelio, il cui museo, il “Lanciani”, è tuttora chiuso pur custodendo la Triade capitolina.

Seppure di connotazione “industriale”, il distretto non è materia ignota nel comprensorio orientale di Roma. Ignorata semmai. Insieme, Tivoli e Guidonia Montecelio sono sedi del distretto del travertino, mentre la seconda è “capitale” non dichiarata dell’aerospazio.

Infatti, a seguito della deliberazione istitutiva regionale, l’aeroporto “Alfredo Barbieri” venne designato a ospitare una sezione distaccata della facoltà avio dell’università “La Sapienza”. Risultati? Nessuno. Anzi, il contrario: i due distretti non hanno conseguito effetti positivi sul versante della crescita, men che meno dell’occupazione.

L’esempio vale. Perché due sono le questioni preliminari-principali che sottostanno alla decisione di lunedì. La prima riguarda la corrispondenza tra analisi teorica dei settori omogenei ed effettivi esiti. Un esame che ormai vede prevalere la sintesi che definisce obsoleta, superata, la formula dei “distretti”; l’altra questione investe il potere politico, la dimostrata – come nei casi precedenti – incapacità di porre rimedio alle defaillances riscontrate dallo strumento nel tempo.

Urbano Barberini

In una dichiarazione, uno dei “motori” della convention sul turismo, Andrea Bruciati, direttore del “VaVe” (unito, senza dubbio, all’altro, Urbano Barberini), ha affidato al turismo compiti che da queste parti si rincorrono da decenni. “Dal distretto – ha detto – potrebbe nascere un modello di sviluppo attento alla natura, ai passaggi produttivi della filiera agro alimentare”, così da “ipotizzare anche un diverso modo di viaggiare, con visitatori che intendono fermarsi, capire, degustare, vivere concretamente questi luoghi”. Possibile. A determinate condizioni.

Principale delle quali è l’interlocuzione con le associazioni di categoria e degli addetti al settore (non solo gli enti locali ma i professionisti del turismo) con il comune intento di ricercare soluzioni ottimali relative allo sviluppo. Compito della politica e delle istituzioni.

D’altronde, non potevano essere né pochi né irrilevanti i problemi collegati a una proposta di portata sicuramente ambiziosa. Si pensi soltanto all’accoglienza, allo scarto che passa tra le strutture dedicate alla ricettività a Tivoli (il centro di maggiore suggestione) e tutti gli altri soggetti del distretto.

Andrea Bruciati

Ed è proprio sull’ospitalità dei turisti che possono nascere i problemi più seri. Infatti, il piano, allargando il mercato, può “infastidire” percettori di benefici economici derivanti da consolidati tran-tran con qualche tratto monopolistico, così come, specularmente, sostenere chi non ne ha necessità.

Per altro verso, l’uno per l’altro mette gli organizzatori di fronte a una condizione che reclama l’avvio prioritario di progetti di riequilibrio nel territorio – quanti gli hotel di Palestrina? e di Subiaco? – sui quali risulta indispensabile il “concerto” della Regione Lazio.

Lunedì passato, Nicola Zingaretti ha “benedetto” l’iniziativa e garantito il suo sostegno. Qualche parola in più sarebbe stata ben accolta se avesse fatto cenno, anche per sommi capi, al “come” la Pisana ha deciso/deciderà di intervenire. Sul versante progettuale e su quello economico-finanziario. Magari prima dell’esito elettorale. Perché, dopo, il cielo sopra Bruxelles potrebbe volgere all’acquazzone.