di TOMMASO VERGA e GIULIANO GIRLANDO

NUVOLONI NERISSIMI SUL ‘gruppo Ini’. Da escludere quelli annunciati dai meteorologi, più appropriato il tempo connesso alla deadline. Perché, completata l’indagine affidata al Comando dei carabinieri per la tutela del lavoro, sono arrivate le conseguenze: Paolo D’Ovidio, sostituto procuratore del tribunale di Roma, accusa la famiglia Faroni, il fondatore Delfo, Jessica e il fratello Christopher, oltreché Nadia Proietti, di “associazione a delinquere finalizzata alla truffa”. In ballo, quasi 15 milioni di euro erogati dall’Inps.

Jessica Faroni con Nicola Zingaretti

Sottoscritti contratti di solidarietà e cassa integrazione. Poi si lavorava comunque

Tutto ha inizio dopo la denuncia del “Sicel”, un sindacato autonomo, sulla gestione dei contratti di solidarietà nel ‘gruppo Ini’. Nel merito, a far data dal settembre 2013, si legge nell’atto, “la pratica non corrisponde alla normativa, i lavoratori figurano presenti alle lezioni e contemporaneamente operano nei reparti. Persino in orario straordinario”.

Ma c’è anche la gestione della Cig (la cassa integrazione guadagni). Enrico Massimo Baroni, deputato 5stelle, in un’interrogazione registra che: “alcuni dipendenti hanno sollevato dubbi anche sull’applicazione della cassa integrazione guadagni on the job. I lavoratori hanno dichiarato che nel periodo di cassa integrazione firmavano al volo alcuni fogli presenza e tornavano immediatamente al lavoro nei reparti assegnati”.

La conferma dalle indagini dei carabinieri, “poiché al fine di perseguire un medesimo disegno criminoso, ed assicurarsi un ingiusto profitto, mediante artefici e raggiri consistiti nel dislocare valori materiali e finanziari in altre società collegate per poi certificare una crisi aziendale ed un inesistente esubero di personale, traevano in errore gli enti pubblici preposti, ottenendo il contributo di solidarietà di euro 3.912.864.66 relativo al periodo 1/08/2013-31/07/2014, reiterando la condotta criminosa per i successivi periodi 1/08/2014-31/07/2015; 01/12/2015-31/12/2016 in ‘contratto di solidarietà’” conviene il pm Paolo D’Ovidio.

Il ‘gruppo Ini’ (Istituto neurotraumatologico italiano), sanità privata, è un impero che nell’acronimo comprende il “Medicus hotel” di Tivoli, “Villa Dante” a Guidonia Montecelio, “Villa Alba” a Fonte Nuova e sulla romana via Casilina, “Città Bianca” a Veroli, l’”Istituto neurologico italiano” a Grottaferrata, la divisione di Canistro in provincia dell’Aquila. Tutti accreditati con le Regioni Lazio e Abruzzo. Oltre mille gli addetti.

Stipulato tra azienda con Cgil-Cisl-Uil, l’accordo sui contratti di solidarietà – in alternativa alla richiesta di 495 licenziamenti –, è stato applicato a partire dal settembre 2013 e, anno dopo anno, rinnovato per tre volte, sino a dicembre 2016. La denuncia-querela del “Sicel-gruppo Ini” – non firmatario – risale al febbraio 2016.

Precetto generale: se un’azienda attraversa una fase di difficoltà, la normativa prevede la riduzione dell’orario di lavoro in alternativa alla mobilità, il sostegno di un contributo dello Stato, l’organizzazione di corsi di formazione. Tre “regole” principali più addentellati. Ebbene, secondo il “Sicel”, la riduzione d’orario era “elastica”, commisurata alle effettive necessità dei reparti, con variazioni da soggetto a soggetto.

Cinque mesi fa il volantino (assai imbarazzo e imbarazzante) di Cgil-Cisl-Uil

Cinque mesi fa, a maggio, quando nelle aziende sono cominciate a circolare voci non esattamente positive per la proprietà, si registra la presa di posizione di Cgil-Cisl-Uil. In un volantino, è la sintesi, i confederali ribattono che “il nostro agire è sempre stato indirizzato alla difesa del posto di lavoro”. I 5stelle chiedono la revoca dell’accreditamento? “Sfugge il fatto che se una struttura privata perde l’accredito i lavoratori perdono il posto di lavoro?” è la replica. Di taglio completamente diverso la alquanto singolare enunciazione successiva: “Le innumerevoli richieste di verifica chieste ai ministeri, alla Regione, alla Asl – scrivono Cgil-Cisl-Uil –, secondo quanto detto dalle istituzioni richiamate, non hanno evidenziato violazioni”.

Molte le proteste dei lavoratori per il regolare pagamento dei salari. Qui è “Villa Dante”, una delle aziende del gruppo Ini

Il che potrebbe tradursi non soltanto in un ulteriore accertamento (se non ancora avvenuto) da parte dell’autorità giudiziaria. Perché le rassicurazioni della sanità a livello istituzionale (“è tutto a posto”) risultano clamorosamente smentite dalle indagini dei carabinieri e dalle decisioni della Procura.

La somma delle contraddizioni comprende però anche il denunciante, il “Sicel”. Del quale Andrea Paliani è segretario nonché firmatario della denuncia contro l’Ini. A fine 2012 le cronache registrano la personale soddisfazione del dirigente sindacale per la stipula di un contratto di lavoro in vigore dal gennaio successivo, alternativo a quello confederale: “E’ un accordo importante che permette al Sicel di essere presente al tavolo delle trattative per il personale del comparto sanità privata delle strutture associate all’Aiop”.

Il “bello” – se così si può dire – è che “Aiop” sta per confindustria della sanità privata, ed a presiederla è proprio Jessica Faroni, ‘gruppo Ini’. E che il contratto “separato” sia “stato fortemente voluto dalla nostra organizzazione sindacale” evoca chissà quali tensioni tra le parti. E’ il contrario, visto che, a detta dei confederali, risulta peggiorativo dell’altro unitario, una donazione di sangue alle aziende.

Il Sicel, dall’accordo “corporativo” con l’Aiop di Jessica Faroni alla denuncia-querela contro

L’accordo –prosegue Paliani – è stato fortemente voluto dalla nostra Organizzazione Sindacale, perché siamo convinti che il nostro apporto sia fondamentale per migliorare le condizioni dei lavoratori. Il nostro primo interesse è senza dubbio salvaguardare il posto di lavoro degli addetti e di migliorarne le condizioni, ma allo stesso tempo di preservare il reddito economico della struttura garantendo la continuazione delle attività lavorative” (dal sito atuttadestra.net). Torna l’epoca delle corporazioni.

Lecito domandare cos’è successo in questi anni di tanto grave da spingere il “Sicel” a passare dal clima collaborativo allo scontro duro, a “lottare” contro l’Ini. Con particolarità che non sfuggono. Se i corsi di formazioni derivanti dai contratti di solidarietà erano “fuorilegge” a partire dal 2013 perché l’esposto denuncia è stato presentato tre anni dopo?

Per questa parte, sui capitoli successivi, appuntamento a piazzale Clodio. Seguirà invece su hinterlandweb, la cronaca sull’impiego dei fondi, gli appartamenti, le varie attività fino alla ‘Società Agricola dei Colli di Santo Stefano”, residenza di Christopher ma destinata a diventare un agriturismo. A loro insaputa.