Risanare gli effetti degli accordi trasversali sulle cave di questi anni? Compito di chi vincerà le elezioni regionali 

 DECISO: SI VOTA NEL 2023  NECESSARIE 1374 PAGINE DEL BURL PER SISTEMARE GLI ARRETRATI. ED ANCHE UNA DELIBERA PER DIRE CHE L’ANNO PROSSIMO SI DEVE FARE UNA LEGGE  (SULLE «NOSTRE CAVE» SECONDO IL PD)
SI E’ DOVUTI GIUNGERE AL “COLLEGATO” per apprendere di qualche interesse della Pisana per il distretto delle cave di travertino. Come sempre in questi anni passati. Durante i quali le attese per le audizioni programmate interessanti i soggetti del settore e andate a vuoto si sono sprecate. Anche in tempi nei quali gli impegni sul rinnovo della legge per cave e torbiere sembravano aver varcato la soglia delle aziende. Tempo sprecato. Non come stavolta che si è detto «si fa sul serio». Nel mese di novembre, si diceva che il rinnovo della legge regionale numero 17 risalente al 6 dicembre 2004 fosse ormai pronto. Come si può constatare,  sul maxiemendamento della giunta deliberato nel “collegato” con l’approvazione il 9 novembre dal Consiglio regionale e pubblicato il 24 dello stesso mese su alcune paginette – da 55 a 66 – dedicate a cave e torbiere sulle 1374 pagine del Burl.
Oltre ad alcune modifiche sulla durata delle autorizzazioni (ci si tornerà su), è stata approvata la norma che segue: «Entro il 31 dicembre 2023 il Consiglio regionale approva una legge di riforma organica della l.r.17/2004»: il presidente Marco Vincenzi l’ha proposta all’Asseblea e i consiglieri l’hanno votata davvero.

di TOMMASO VERGA
IPOTESI DI REATO, “DISASTRO AMBIENTALE” (II). No, non si parla di Ischia, ma di 24 cave di travertino prese in esame dalla procura di Tivoli. Scorrendo l’articolo non si leggeranno nomi e figure degli indagati, «da ritenersi presunti innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento – indagini preliminari. Tutto ciò nel rispetto dei loro diritti fino a un definitivo accertamento di colpevolezza».
Ischia-cave di travertino. Coniugate comunque dalla necessità di una politica maggiormente sensibile alla difesa del territorio, alternativa a quanto invece mostrato dalla relativa gestione nel nostro Paese.
L’ennesimo tragico episodio, nuovamente richiama tutti (dovrebbe richiamare…) a innalzare al massimo il livello di responsabilità di tutela delle condizioni dell’ambiente. Chiunque abbia un ruolo che investe il vivere insieme dovrebbe risponderne. Appresso, si indicano esempi di gestione di aree classificate dall’Ispra ad elevato rischio sismico:

Tutti i colori dell’Aniene a Pontelucano
QUAL E’ L’ESITO dai «lavori straordinari di manutenzione dell’alveo del fiume Aniene da Ponte Lucano alla Foce del Tevere» assegnati il 26 gennaio 2021? Il tempo utile per ultimare tutte le opere era fissato in giorni 180 (centottanta) naturali e consecutivi decorrenti dalla data del verbale di consegna dei lavori». Quasi un milione l’importo del contratto (IVA esclusa), suddiviso in € 571.707,34, di cui € 567.974,98 per lavori al netto del ribasso ed € 3.732,36 per oneri della sicurezza non soggetti a ribasso. Burl (la «Gazzetta ufficiale») della Pisana del 26 gennaio 2021.
Con la certezza che interventi sugli “affluenti” nel fiume non ci siano stati, qualunque fosse la provenienza, sarebbe utile conoscere se:
* i lavori descritti nell’appalto sono terminati?
* si è svolta, a cura di chi, una puntuale analisi chimica delle affluenze al fine di verificare ed attestare che la concentrazione di inquinanti rientri nei limiti?
* e se le terre da scavo utilizzate nel ritombamento delle cave di travertino contenessero amianto?
* come rispettare le caratteristiche ecologiche e agronomiche del paesaggio?
* quali procedure saranno adottate al fine di salvaguardare le acque sotterranee ed assicurare un elevato grado di tutela ambientale?
* è compatibile con la salute delle acque l’attività del biodigestore che si vuole installare al Barco?
* infine: chi certificherà l’impatto ambientale di un’operazione che potrebbe persino minare la salute pubblica? 

1) Tivoli si è arricchita di un nuovo quartiere – nei fatti nessuno ne è a conoscenza, il padrone dei terreni prima d’altri –, provvisto di apposita strada di accesso e di abitanti con tanto di certificato di residenza. Come detto, delle autorità del governo locale – e della agguerritissima opposizione – nessuno sembra essersene accorto. Che vuoi? sono voti.
2) «Riempimento dei vuoti di cava con terre e rocce da scavo provenienti dall’esterno del sito di cava (recupero ambientale)» si leggeva all’oggetto della deliberazione. A Guidonia Montecelio il 2 febbraio 2021 il Comune ha pubblicato – compiacente la Regione Lazio – la determinazione numero 27. Secondo la quale è divenuto possibile utilizzare terre e rocce da scavo provenienti da “altrove”, per il ritombamento degli invasi provocati dall’escavazione del travertino. Per il proposito, il municipio  della Città dell’aria ha persino rivangato lo studio geochimico-mineralogico-petrografico costato 21 mila euro più Iva della professoressa Paola Tuccimei, dell’Università di Roma Tre, assegnato dalla determinazione dirigenziale del 29 ottobre 2013 (Area III n. 126). Studio mai utilizzato in precedenza (uno dei non pochi misteri guidoniani).
3) «Coperto» da un atto ufficiale come il suddetto, da oltre un anno c’è chi briga per far attraversare Villalba – la località di Guidonia Montecelio che pagò il prezzo più alto alla subsidenza (l’abbassamento della falda sotterranea causato dal minore livello dell’acqua) d’una ventina d’anni fa – di autoveicoli da trasporto carichi di terre e rocce da scavo provenienti dai “lavori in corso” dell’Alta velocità Roma-Pescara. Oltre alla valutazione del peso degli automezzi su un fondo stradale delicatissimo come quello della borgata – sottostante l’acqua, si intende utilizzare tali materiali per il ritombamento delle cave dismesse, escludendo ogni esame e controllo. Mentre la VIA (Valutazione di impatto ambientale) dovrebbe essere obbligatoriamente inclusa.

Perché, nonostante le norme, terre e rocce da scavo adagiate nella cava fino a colmare il vuoto causato dall’escavazione, quale primo e sostanziale effetto inquineranno l’acqua (di falda, piovana, “minerale”) raccolta nella “voragine”, come avviene tuttora. Successivamente, il collegato «Fosso delle Prata» provvederà al riversamento nel fiume Aniene, a Pontelucano; da qui, il liquido i residui di pietra «navigheranno» fino al Tevere, con lo stop finale nel Tirreno.
Comunque, il layout non può né deve interessare Villalba, assolutamente. Nonostante lo sbrigativo richiamo a suo tempo del Comune di Guidonia Montecelio alle aziende del travertino di mostrarsi a favore della «manifestazione di interesse» di Italferr, l’azienda di FFSS.
I 24 avvisi di garanzia inviati a tutti i titolari (e/o ai prestanome) delle cave di travertino dovrebbero trovare corrispondenza con gli studi risalenti a tre lustri fa di Francesco Nolasco, all’epoca dirigente del dipartimento difesa del suolo della Regione Lazio. Il geologo non ebbe remora alcuna a dichiarare le cave di travertino unitamente alla «spa Acque Albule» responsabili della subsidenza. Termini che si possono rivelare utili per valutare di quali contenuti si può definire l’odierno «disastro ambientale».
Francesco Nolasco – tra le proteste accese dei padroni delle cave – certificò che «almeno 140 edifici (soprattutto abitazioni, ndr) risultano seriamente danneggiati e attualmente non esiste alcuna certezza sulle strategie da adottare per arginare il fenomeno né è possibile prevedere quanto ancora durerà lo stato attuale di solidità apparente» (principale effetto, come ripetutamente ribadì il geologo, la lesione di almeno 140 edifici (alcuni rimasti inagibili), tra Villalba di Guidonia Montecelio e Tivoli Terme, allora Bagni di Tivoli (incontro del 26 aprile 2006 alla Pisana).
Conclusioni che provocarono il 29 settembre 2006 la «Dichiarazione dello stato di emergenza» dell’area da parte del presidente del Consiglio Romano Prodi.
A quel tempo, il problema venne «risolto» (parzialmente) con lo stanziamento di 60mila € a favore dei danneggiati da parte di Renata Polverini, presidente della Regione Lazio. Rimane un mistero il fatto che fondi-pubblici abbiano risolto problemi causati da aziende private.

Cava abbandonata e non ritombata; in alto, il fiume d’acqua che le centinaia di pompe delle cave di travertino scaricano nel Fosso delle Prata; che lo deporrà nell’Aniene a Pontelucano, e quindi nel Tevere; finché, step by step, non incontrerà il Tirreno; altro aspetto del «disastro ambientale»

A convergere – per evitare che dei 24 avvisi di garanzia si dica di un fulmine a ciel sereno –, il 2 marzo 2016, i giudici del TAR esaminato il ricorso della “Saitrav srl” contro il Comune di Guidonia Montecelio, condannarono entrambi, società e municipio. In questa circostanza vennero presi in esame i danni causati dalle pompe addette al recupero via via maggiore dell’acqua in ragione della profondità raggiunta per l’estrazione: “La Regione Lazio – si legge nella sentenza – ha adottato linee direttrici volte a limitare l’attività di pompaggio da parte delle cave, prescrivendo che la profondità massima di scavo non possa superare 12 metri dal piano di campagna, recependo così un indirizzo fornito dalla Direzione regionale attività produttive, organo competente in materia di concessioni minerarie”.
Nonostante ciò, “il Comune (di Guidonia Montecelio, ndr) invece ha ritenuto – irragionevolmente – le direttive regionali per le garanzie dai fenomeni di subsidenza solo per le nuove autorizzazioni e non per le proroghe”.
Una sentenza che metteva in discussione il “sistema” delle cave, visto che tutti i riferimenti presi in esame dai giudici amministrativi erano espressione della generalità delle componenti del bacino estrattivo.
Detto dei 24 avvisi di garanzia. Che dovranno essere solidificati negli altri sei mesi richiesti dal pm per formulare gli eventuali rinvii a giudizio. Aldilà degli esiti regolamentati dalla procedura fissata dal codice penale, è comunque la prima volta che i padroni delle cave vengono organicamente interpellati da un magistrato e chiamati a discolparsi di un «disastro ambientale».

Si ignora, a questo momento, se ad essere indagati sono solo i padroni delle cave, sindacalisti, rappresentanti del Comune di Guidonia Montecelio e della Regione Lazio

«E’ SICURO IL TERRITORIO NEL QUALE VIVIAMO?». Quello «ad elevato rischio sinkhole» come la Regione Lazio certifica in bella evidenza quando assegna una autorizzazione per avviare una cava di travertino o proseguirne l’attività (procedura modificata dal «collegato» alla legge di stabilità regionale approvata il 9 novembre del 2022; il cosiddetto “collegato”). Risultanza, chiamiamola così, che nessuno ha mai preso in esame, dalla stessa Regione Lazio ai sindacati, ai partiti, ai sindaci, ai padroni delle cave. Anche su questo aspetto provvederà Giuseppe Mimmo, il sostituto procuratore competente per la repressione dei reati ambientali, urbanistici, per la tutela della salute e della sicurezza del lavoro?
E’ quanto si spera. Visto che si conoscerà tra sei mesi – è la proroga chiesta dal sostituto procuratore a far data da una settimana –, dalle conclusioni sull’aspetto “penale” dell’inchiesta, all’elemento che maggiormente preoccupa: visto che, come risulta dalle carte, l’ipotesi di reato è “disastro ambientale”, sarà necessario fornire alla popolazione risposta alla domanda sulla sicurezza dei luoghi.
La domanda sullo scavo e sulla qualità del territorio mette in stretta relazione la rivoluzione promossa sei anni fa unitariamente da sindacati e padroni «a difesa del settore» (la parola d’ordine) che, si disse, l’amministrazione comunale voleva liquidare. In effetti, raggiunta da provvedimenti – contro i quali poteva ricorrere – fu unicamente la “STR spa” di Filippo Lippiello. Serviva però, anche per ottenere una vendetta elettorale, cambiare la parola d’ordine in «difesa del settore». Tanto che uno del Pd propagandava la difesa dei 3.000 lavoratori delle cave di travertino. Così, tanto per tenere alto il livello dello scontro come se la vertenza si svolgesse ancora quando lui correva appresso all’avvocato del Molise.
A quel punto, soltanto non contestarne l’esistenza si tradusse nello scatenare l’ira di Dio. Manifestazioni (foto in alto) scioperi (ai quali presero parte anche i padroni delle cave d’accordo con le sociétés di categoria), aggressioni persino fisiche al sindaco Michel Barbet e ad alcuni suoi assessori – non soltanto sassi, volarono anche bottiglie di vetro –. Si era nell’estate del 2018 e quel che unanime la stampa locale descrisse come il tentativo dell’amministrazione comunale di imporre la cessazione dell’attività. Quindi non punire un’azienda (perché in effetti l’ordinanza restrittiva del Comune riguardava una sola cava di travertino) ma l’intero settore.
Quella vicenda, descritta come un viaggio all’inferno, tracimò addirittura sulla stampa nazionale. Con le corporazioni di categoria Fillea-Filca-Feneal aderenti a CGIL-CISL-UIL che fornirono ai vendicatori delle elezioni andate male  – qualche mese prima i grillini avevano vinto le elezioni e la cosa non poteva passare inosservata… «E se poi quelli scoprono i nascondigli delle carte che non si debbono ritrovare negli archivi del Comune di Guidonia Montecelio?». «La fiducia si guadagna goccia a goccia, ma si perde a litri» sentenziava Jean-Paul Sartre. Preconizzava quanto sarebbe avvenuto nel bacino del travertino.   © RIPRODUZIONE RISERVATA