GIUSEPPE MARANI un mese dopo. Cosa ha ricavato dall’esperienza vissuta nelle stanze del Comune di Guidonia Montecelio? Di quella umana – pur immaginando, conoscendo i luoghi e chi li frequenta – non va detto nulla, appartiene all’intimo della persona ed è bene che lì alberghi. Invece interessante gli amministrati, i cittadini, è la funzione, lo sbrogliamento della matassa propria del titolo, un prefetto dello Stato italiano.
Il primo annuncio del commissario di governo, succeduto allo scioglimento anticipato del Consiglio comunale per la mancata approvazione del bilancio, ha riguardato proprio il bilancio stesso. Indicato da Marani come oggetto di intervento prioritario. A distanza di un mese dall’insediamento, occorre registrare il nulla di fatto. Un vuoto non dovuto a cattiva volontà. Perché sullo stato dei conti del Comune si odono a volte flebili voci di azioni perlustrative, per altre grida alte e sonore per lo più interessanti richiami all’ordine dei dirigenti e dei funzionari dell’ente. Quindi è logico domandarsi cosa effettivamente stia succedendo. Ricorrendo a un tracciato basato sulla logica.
A premessa, la sensazione che il prefetto si stia convincendo che licenziare il bilancio sia praticamente impossibile, che i numeri disponibili non corrispondano a verità, che il capitolo “uscite” sia manomesso sia sotto il profilo dell’integrità che della sostanza. Per utilizzare un linguaggio comprensibile, l’apposizione della sua firma attestante l’approvazione del documento si tradurrebbe nell’accettazione di un “falso in bilancio”. Conclusione neppure ipotizzabile per un alto rappresentante dello Stato. Di qui, la scelta, l’unica possibile, dell’alternativa: la dichiarazione di “dissesto finanziario” del Comune.
S’è scritto più volte su hinterland – ancora ieri – che proprio il bilancio ha rappresentato la chiave di volta della crisi definitiva della seconda consiliatura di Eligio Rubeis. Che, nella fase terminale, indica quale responsabile dei conti del municipio la persona di Andrea Di Palma, facente funzioni del sindaco eletto – agli arresti domiciliari da quasi un anno – ma, nel caso, autointestatosi la delega alle finanze dopo lo scontro con il dimissionario Adriano Mazza, storico “ministro del tesoro” di Rubeis. S’è scritto – ancora ieri – che il Di Palma, nella redazione del documento contabile, ha rifiutato il supporto di Anna Maria Vallati, la consigliera della sua maggioranza che aveva offerto la propria competenza professionale alla “causa”. Ne è risultata l’unanime persuasione che il bilancio dovesse risultare approvato a “scatola chiusa”, senza intervento alcuno estraneo ai compilatori. Giocando pesantemente sul traguardo temporale: se non si vota entro il 13 giugno “tutti a casa”. Quello che poi, a tutti gli effetti, è accaduto.
Come previsto e risaputo, era nei poteri del commissario approvare il “bilancio Di Palma” senza esitazioni. Così non è stato. E, a distanza di un mese, non si colgono ancora i termini di una decisione definitiva. Perché, a quanto sembra, dopo la lunga perlustrazione per la individuazione dei debiti, il peregrinare tra decreti ingiuntivi e mandati di pagamento “dimenticati” (però, ora se ne conoscerebbe l’ammontare), l’effetto sarebbe tutto racchiuso in una parolina: “troppi”. Con un’aggiunta “politica”: a prescindere dalla conclusione che riguarda unicamente Marani, ci si chiede che cosa avrebbero dovuto approvare i consiglieri comunali il 13 giugno. Se al commissario è occorso un mese per rendersi conto – e non ha ancora terminato –, quanto corrispondeva il “bilancio Di Palma” allo stato effettivo delle finanze cittadine?
L’interrogativo infine su un aspetto non adeguatamente evidenziato nella fase iniziale: il motivo per cui accanto a Giuseppe Marani, il ministero degli Interni ha nominato Carlo Foti, esperto di bilanci, curatore del dissesto finanziario di Guidonia del 1993. Ai tempi, il buco ammontava a 63 miliardi di lire. Come dire che presso la “direzione centrale della finanza locale” del ministero degli Interni c’era consapevolezza della possibile “reiterazione del reato“, che era già in evidenza lo stato dei conti del Comune e quindi il supporto di Foti al commissario starebbe a significare “operazione chirurgica”. Ovvero, la convalida della dichiarazione di “dissesto finanziario”. Che potrebbe non risultare il danno maggiore. Almeno per i cittadini.