Alessandro Di Filippo, tenete colonnello della Finanza, illustra i contenuti dell'operazione

Alessandro Di Filippo, tenente colonnello della Finanza, illustra i contenuti dell’operazione

LA STORIA è iniziata dieci anni fa, con l’assegnazione di un subappalto alla “Cogedi” –la srl dei fratelli Di Virgilio, Federico e Alberto, sede in via dell’Aeronautica, tra Tivoli Terme e Borgonuovo –, da parte del general contractor  “Metro Scpa” (società consortile per azioni) titolare dei lavori per la realizzazione della terza linea metropolitana di Roma. Il lotto, la fermata “Teano” della linea C, che collega Borgata e Villa Gordiani tra loro e, insieme, con via dell’Acqua Bullicante. Lavori da completare entro il 2012. Relativamente allo stato di avanzamento, tutti sanno com’è andata, un’odissea della quale nemmeno si ipotizza più l’apposizione del cartello “fine”. Sicuramente non per responsabilità dell’impresa tiburtina. Per la quale la “fermata” è comunque operativa, a seguito del fallimento e delle conseguenti indagini svolte dal Nucleo polizia tributaria di Roma della guardia di Finanza. Effetto: agli arresti domiciliari i fratelli Di Virgilio, accusati di bancarotta fraudolenta per 24 milioni di euro.

“In questo cantiere, stiamo realizzando le opere a rustico della stazione, ossia la struttura portante in cemento armato, la successiva impermeabilizzazione e la realizzazione delle opere minori. Stiamo realizzando tali strutture con la tecnica del top-down, ossia scaviamo fino al livello del piano tra le paratie verticali già realizzate, gettiamo la soletta e quindi, una volta che questa è consolidata, passiamo a scavare al di sotto di essa. Una volta realizzati tutti i piani, risaliremo

Federico Di Virgilio

Federico Di Virgilio

realizzando le fodere, ossia le pareti che andranno a isolare la stazione, quindi procederemo alla impermeabilizzazione e infine saranno fatte le opere minori, quali scale e vie di accesso e per ultimo verranno posate le finiture. Fa eccezione a questa tecnica la realizzazione della soletta superiore che sarà costruita con travi prefabbricate e verrà realizzata per ultima. In questo modo la stazione, una volta finita, risulterà perfettamente isolata dalla terra, evitando così il problema di eventuali infiltrazioni d’acqua”, illustrava Federico Di Virgilio – socio della “Cogedi srl” ed anche direttore tecnico – a fttc.macchinecantieri.com, rivista specializzata del settore.

Come si comprende, non si parla di una impresa di minore livello, visto che l’opera richiedeva una elevata professionalità, garantita da 40 addetti tra posatori, carpentieri, lavoratori del ferro e altri specializzati e da un imponente parco-macchine, dalle betoniere ai sollevatori telescopici fino alle autogrù e agli escavatori. Tutto di proprietà della srl. Tutto andato in fumo a causa del dissesto.

Anche l’importo del crac è di adeguato rilievo, 24 milioni di euro. Le attività investigative hanno interessato altresì i movimenti bancari delle società “schermo” riconducibili ai due imprenditori ma intestate ad altri soggetti, inclusi lavoratori dipendenti. Ciò ha permesso l’emersione di un quadro indiziario che il gip ha definito ”granitico”, formato da una rilevante distrazione di utilità e beni societari. Le somme sono state utilizzate dai fratelli Di Virgilio per l’acquisto di beni di lusso tra cui orologi, vini pregiati, viaggi alle Maldive, cene e rinfreschi in noti ristoranti capitolini, ma anche per gite a Gardaland, abiti, giocattoli, scarpe da ballo, elettrodomestici e abbonamenti pay-tv.

I lavori di costruzione della fermata Teano della metro

I lavori di costruzione della fermata Teano della metro

Non solo: dopo aver dissipato il patrimonio aziendale a danno dei creditori, i fratelli Di Virgilio avrebbero falsificato i libri e le scritture contabili, sottostimando nei bilanci le perdite – ed esponendo, in un esercizio, addirittura utili inesistenti – al fine di ritardare il manifestarsi della crisi aziendale. Tra le accuse, quella di aver accettato di transare con la “Metro C spa” un credito a proprio favore: 8,5 milioni si sono ridotti appena 700 mila euro, omettendo inoltre di indicarli in bilancio. La “Cogedi srl” ha effettuato numerosi e illeciti ”aggiustamenti” contabili di rilevantissimo importo; predisposto note illustrative assolutamente insufficienti per consentire una corretta lettura dei bilanci. Di qui l’accusa di bancarotta fraudolenta. E i domiciliari.