La conferenza stampa di questa mattina. Da sinistra, Fabrizio Pirro, Tommaso Verga, Massimo di Vincenzo

La conferenza stampa di questa mattina. Da sinistra, Fabrizio Pirro, Tommaso Verga, Massimo Di Vincenzo

(eli. an.) QUALSIASI COSA accada in termini di fusioni (rigorosamente a freddo) tra liste civiche, partiti (o quel che ne resta) e movimenti di disparata estrazione politica e culturale una certezza ce l’hanno: balleranno da soli. I cinque della Stella rossa di Sinistra popolare che raccoglie le esperienze dei “compagni” storici di Guidonia Montecelio (Fabrizio Pirro, Massimo Leonio, Filippo Silvi, tutti ex Rifondazione comunista; Tommaso Verga e Massimo Di Vincenzo, di Sinistra italiana) non guardano ad alcuna alleanza con chi ha ridotto la città ad un aggregato di palazzi e interessi. Smettendo negli ultimi vent’anni almeno di dare una vocazione sociale a Guidonia.

Il programma, fatto di pochi punti, è stato presentato questa mattina nel corso di una conferenza stampa (già annunciata) nella sede ritagliata all’interno di pochi metri quadri (spogli ma dignitosi) al civico 1 di via Umberto Maddalena, adiacenza tenenza dei carabinieri, pieno centro cittadino. Ambiente, valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico, perché “Guidonia è ancora bella”, lavoro e centri di aggregazione e attenzione per le fasce deboli della popolazione, e ancora: attenzione per giovani e anziani, sensibilità verso le tossicodipendenze, più scuole e asili pubblici, maggiori aiuti per i cittadini, ne ha parlato Pirro in una originale introduzione; per il professore di Montecelio “abbiamo smesso da anni di conoscere questa città già nel suo territorio”, perfino nella sua conformazione geografica, se si guarda ad esempio al tema ambientale – sono state le sue parole – non si può non sapere che esistono i boschi demaniali e che ci opporremo a qualsiasi dismissione sia stata decisa per far quadrare i conti.

Superare l’ambientalismo di facciata che in questi decenni l’ha fatta da padrone, riappropriarsi degli spazi comuni con la conoscenza dei luoghi e attraverso un reimpiego collettivo della terra che si tramuti in posti di lavoro. Uno dei punti forti del programma è proprio il rilancio dell’agricoltura sul modello degli orti sociali, da perseguire attraverso “un nuovo uso dei terreni comunali e demaniali” con un sistema di assegnazione delle aree a “soggetti singoli e associati” che possa garantire la produzione di “colture di qualità, valorizzando le produzioni locali e biologiche, inserendo percorsi sociali e cooperativi per incentivare un’attività agricola di prossimità”.

Insomma, basta consumo del suolo che ha fatto di Guidonia Montecelio la regina della speculazione nei decenni trascorsi, laddove c’erano parchi e giardini ora ci sono quartieri, che almeno il terreno rimasto sia di tutti e per il bene di tutti e no di pochi è il ragionamento. E siccome non si cambia una città se non se ne cambia la cultura, è necessario per i cinque della Stella rossa tornare ad interagire con le comunità di quartiere orfane delle circoscrizioni, quelle istituzioni di prossimità che avevano il pregio di mediare tra le istanze dei cittadini e l’indirizzo di governo, una mancanza da colmare con nuove forme di partecipazione e con il sostegno delle tecnologia, una migliore interazione si ottiene con la interazione digitale, internet e la Rete possono e devono creare condivisione come però le più tradizionali assemblee di quartiere.

Traffico e mobilità, un’altra buona idea dal programma di Sinistra popolare è la nuova centralità della stazione metro di Collefiorito. Con una rete cittadina di collegamento dai principali quartieri (Guidonia centro, Villalba, Villanova) fatta di strade e piste ciclabili i tempi di percorrenza per raggiungere il metrò di superficie che collegherà la città con la stazione Tiburtina sono di massimo otto minuti, anche in bicicletta.

La lista nasce a sinistra del Pd che potrebbe correre senza simbolo, questa è almeno la voce che circola con insistenza in queste ore. Elettoralmente è quindi pronta a coagulare un voto d’opinione orfano del simbolo dem, certamente a frammentare ulteriormente il panorama politico con conseguenze non proprio imprevedibili: altra acqua al mulino dei 5stelle?