La "diffida" della Regione Lazio

La “diffida” della Regione Lazio: la replica dei sindaci domattina ad Arsoli

di TOMMASO VERGA

Ieri sera l’assemblea capitolina ha approvato la delibera che mette in vendita le quote di 27 società partecipate. La stampa applaude, il sindaco Ignazio Marino parla di “taglio al poltronificio” e via osannando. Un coro pressoché unanime. D’altronde, che il Comune debba avere la proprietà delle farmacie amministrate da una apposita società (la “Farmacap”) è argomento dibattuto ma non privo di spessore.
Però poi, se lo stesso ente mette in vendita le sue quote azionarie di Acea Ato2 ad Acea holding (nessuno sottolinea), tutto diventa confuso, calderone indistinto, “copertura” di una condotta che nasconde l’intenzione di cogliere obiettivi completamenti diversi tra loro. Perché, in questo caso, non solo torna d’attualità il referendum sull’acqua pubblica – il cui esito, in alto, tutti hanno bellamente e dichiaratamente ignorato – ma anche l’interrogativo sulla liceità della cessione di un bene che non appartiene al Comune di Roma ma ai cittadini della provincia. “Acea Ato2 spa” è il gestore unico del servizio idrico integrato dell’intera Città metropolitana di Roma (e di alcuni comuni delle province di Frosinone, Rieti e Latina). Sul cui divenire si sarebbe dovuto esprimere il parlamentino eletto sette mesi fa.
Ma in ballo non c’è solo la delibera capitolina. Infatti, al contempo, alla quarantina di Comuni di Ato2 Roma, Ato1 Viterbo e Ato5 Frosinone, f01che ancora mantengono una gestione in proprio dell’acqua, il 13 marzo la Regione Lazio ha inviato una diffida a cedere immediatamente il servizio idrico pena il commissariamento e il pagamento del danno erariale, dimenticando che tra questi quasi la metà hanno la facoltà di scegliere se gestire in proprio il servizio idrico o affidarlo al gestore unico. “Venti di guerra” al punto che, domattina, ad Arsoli, si terrà un’assemblea dei sindaci “riluttanti”, cui parteciperanno anche i comitati del Forum Acqua, con all’ordine del giorno azioni tese “ad attivare un percorso comune a difesa della prerogative e delle legittime posizioni”.
Fuffa, si obietterà, il Campidoglio vende solo le sue azioni. Replica: si faccia il confronto, e si dica se c’è analogia tra privatizzazione di “AltaRoma” e dell’Acqua. Salvo far cassa. Ma anche il contrario. Perché, rimanendo in una logica puramente finanziaria, la vendita delle quote romane risulterà in perdita dopo 6 anni, poiché in cambio dei 12.800.000 euro che la vendita frutterà, il Comune non incasserà più i dividendi di Acea Ato2, che ammontano in media a circa 2.100.000 € annui.
Un’operazione-premessa che ha per obiettivo la fusione delle gestioni del Centro Italia in Acea spa iniziando proprio dall’acquisizione delle quote dei singoli comuni. Con il striscionerimando al “è tutto legale”. Infatti, l’ancoraggio di riferimento è lo “Sblocca Italia”. Un decreto che, di proposito, modifica radicalmente la disciplina riguardante la gestione dell’acqua, mirando appunto alla privatizzazione del servizio:
1) si passa dalla “unitarietà della gestione” alla “unicità della gestione”;
2) si impone progressivamente il gestore unico per ogni Ato (Ambito territoriale ottimale) che sarà scelto tra chi già gestisce il servizio per almeno il 25% della popolazione che insiste su quel territorio.
A compimento del disegno, si avrebbe un’azienda di servizi che risponderebbe unicamente ai propri azionisti, Caltagirone in testa, i cui dividendi sarebbero assicurati dal pagamento delle tariffe idriche, senza alcun controllo. In fin dei conti, l’esito del referendum “acqua bene comune” sarebbe capovolto. Per il bene dei privati.

SCHEDA
Attualmente “Acea Ato2 spa” è composta per il 96,46% da “Acea spa” (quotata in Borsa), per il 3,53% da Roma Capitale, dagli altri 110 comuni dell’Ato 2 del Lazio e la Provincia di Roma con una partecipazione totale dello 0,0003%.
La conseguenza della cessione delle quote di Roma Capitale porterà, quindi, a far sì che “Acea Ato2 spa” sarà interamente posseduta da Acea. A “convincere” i Comuni minori (0,0003%) sta provvedendo la Regione Lazio. L’intera approfondita analisi in:

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