Marco Alia

Marco Alia

(t. ve.) STANDO all’esecuzione del mandato imposto il 23 giugno dall’Autorità nazionale, dalle risposte che riceverà Marco Alia, a capo dei vigili urbani di Guidonia Montecelio, ma, nella circostanza, in qualità di responsabile cittadino anticorruzione, si saprà chi, nell’ente locale, potrà continuare a svolgere il compito assegnato. Politico (i consiglieri comunali) e amministrativo (i dirigenti). E chi l’ha svolto sinora con titoli mendaci. Perché, recita un comunicato del Comune, “a partire dal 2015 sono state comunque avviate tutte le procedure per verificare la veridicità delle autodichiarazioni relative alla conferibilità/compatibilità dei dirigenti dell’Ente e degli organi di indirizzo politico”. Il “caso Ferrucci” esteso all’intero Palazzo.
Quale conseguenza delle disposizioni di Raffaele Cantone, ma astenendosi rigorosamente dal parteggiare per l’una o l’altra tesi relativa alla interpretazione o legittimità di aspetti della legge Severino, Alia – secondo il quale era necessario sospendere il dirigente dell’Urbanistica: così, a suo tempo, la relazione al sindaco Eligio Rubeis – si inoltra nel dettaglio relativo ai comportamenti dell’ente locale proprio in relazione al “caso Ferrucci”. A dimostrazione che la norma offre spunti e motivi di controverse interpretazioni. Come, d’altronde, riconosce lo stesso Cantone.
Comunque, ignorando riserve, osservazioni e critiche, al momento la domanda è semplice: la legge Severino a Guidonia Montecelio è osservata o no?
IL “CASO” DOMENICO DE VINCENZI Ad esempio, Marco Alia dirà ai cittadini in quale stato è Domenico De Vincenzi, Pd, che un anno fa risultava presidente di Atral (e forse lo è tuttora), società partecipata dalla Regione Lazio. Il suo partito decide di candidarlo sindaco. Bocciato. Si “accontenta” di fare il consigliere comunale. Osservando alla lettera la specifica normativa, doveva comunque dichiarare l’occupazione della poltrona per l’altro incarico. E scegliere tra i due, visto che la Pisana fissa l’incompatibilità tra mandato elettivo per Comuni sopra i 15 mila abitanti e quello di amministratore di società partecipate. Nulla. hinterland è colto allora dal dubbio che sia sbagliata la propria interpretazione. E scrive (due volte) alla Regione Lazio per apprendere quella autentica. Nulla. Nemmeno la segreteria del presidente Zingaretti (terza email) si degna di rispondere. Quesito che verrà finalmente risolto dalla procedura avviata da Marco Alia. Nessuna persecuzione (con sì tanto potente personaggio chi ne avrebbe la forza? Nemmeno la Regione…). Solo chiarezza. Che premierà anche il Pd, il quale, con i suoi consiglieri comunali, portabandiera proprio De Vincenzi, invoca continuamente “trasparenza” e “legalità”. Appunto.
Ci sono altri dirigenti ma, ancor più grave, consiglieri comunali – di maggioranza e di opposizione – che non hanno dichiarato l’esistenza di motivi ostativi all’assunzione dell’incarico? Uno? Più d’uno? Saranno rimossi? In caso di dichiarazione mendace dovranno affrontare i giudici? La conoscenza più che l’impressione volge a una risposta positiva. Se ne dovrebbero vedere delle belle. Meglio tardi che mai.

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